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Roma – Elezioni per il Consigliere aggiunto: è già ora di andare oltre….

A cura di Gianluca Peciola, Assessore alle Politiche Abitative, all’Intercultura e alle Politiche Giovanili dell'XI Municipio di Roma

Come a Genova!

Nel mese di marzo gli immigrati non appartenenti all’Unione Europea, residenti a Roma, o comunque a Roma per lavorare o studiare, saranno chiamati a esprimere le loro preferenze in merito alle elezioni del Consigliere Aggiunto. Quattro cittadini “stranieri” saranno eletti nel Consiglio Comunale, mentre uno soltanto sarà eletto per ogni Municipio.

Le elezioni rappresentano da una parte una risposta parziale alle mobilitazioni delle comunità migranti e dell’associazionismo solidale in merito ai diritti civili, politici e sociali in favore di quanti per motivi economici, politici, per discriminazioni personali sono costretti a giungere nel nostro paese; dall’altra una straordinaria occasione per portare al centro dell’attenzione politica le condizioni di esistenza di quanti arrivano in città con una richiesta di accoglienza.

Una risposta parziale innanzitutto perché il consigliere è, appunto, “aggiunto”; sarà, quindi, una figura , priva dei poteri decisionali dei consiglieri eletti con ordinaria prassi elettorale. Non potranno votare Delibere, avranno diritto di parola, ma non di voto. Incompleta perché porta con sé un’ evidente scissione tra il paese reale e il paese formale, laddove a persone che provengono da paesi extraeuropei, e che studiano, lavorano, vivono in Italia da diversi anni, si conferisce una rappresentanza debole. Parziale, ancora, perché, contrariamente a come è avvenuto a Genova , non imprime alla legislazione corrente uno scatto democratico, superando l’ingessatura costituzionale del rapporto tra pieni diritti civili e politici e cittadinanza formale. Tramite la relazione con l’associazionismo che opera in favore dell’integrazione sociale dei migranti, con il movimento “no global”, con il mondo cattolico, tramite le vertenze sul diritto al soggiorno, al lavoro, alla casa, le comunità migranti hanno costituito una vasta rete di sostegno alle battaglie di civiltà condotte in questi anni.
Muovendo spesso da eventi drammatici, dalle “tragedie del mare”, da episodi di razzismo, dai frutti materiali delle legislazioni “escludenti” in materia di immigrazione e asilo, le comunità migranti hanno saputo parlare il linguaggio universale dei diritti comuni all’umanità; hanno saputo coniugare il parziale con il globale, il proprio particolare stato di cittadini dimezzati o di invisibili, con le tematiche dell’erosione dello stato sociale, dell’attacco ai diritti dei lavoratori, della torsione autoritaria delle Istituzioni nell’era Berlusconi.
Integrati politicamente, quindi, esclusi socialmente e costituzionalmente. Attivi nella vita associativa, culturale, politica del Paese, ma soggetti appesi, con la corrente legge Bossi-Fini che lega il soggiorno al contratto di lavoro, agli umori del mercato o di un datore di lavoro.

E allora, quella del consigliere aggiunto, costituisce anche una occasione di visibilità, di presa di parola, di iniziativa democratica da parte dei migranti, di condizionamento delle scelte politiche e di politica sociale delle Istituzioni. Nel nostro Municipio stiamo, in tal senso, sollecitando occasioni di incontro tra le comunità, al fine di amplificare al massimo il richiamo ad utilizzare compiutamente questo appuntamento elettorale.
Attraverso il “Tavolo Intercultura”, a cui partecipano diverse comunità, stiamo cercando di raggiungere alcuni obiettivi: quello della partecipazione dei migranti alle elezioni, sicuramente, ma anche quello più ambizioso di sviluppare un dibattito in merito all’urgenza di arrivare al diritto di voto e di elettorato attivo e passivo per gli “stranieri” alle elezioni amministrative, attraverso una modifica dello Statuto del Comune di Roma, così come è avvenuto a Genova.
Il Tavolo Intercultura, inoltre, consapevole che la tematica dei diritti civili e politici è uno soltanto degli aspetti che connotano il rapporto con i migranti quale aspetto rilevante della “questione democratica” in Italia, sta sostenendo processi partecipativi sulle scelte amministrative e sulle politiche interculturali e sociali del Municipio. Su quelle scelte, cioè, determinanti per creare le condizioni materiali di inclusione sociale dei migranti: Il lavoro, la questione abitativa, la formazione. Questo operare “qui ed ora” il tema della rappresentanza, creando dal basso piani di contiguità e di “interferenza” tra le comunità e le istituzioni locali è già, seppur “in vitro”, un esempio di avanzamento democratico del rapporto tra cittadini e istituzioni.
Un avanzamento democratico, significativo, certo, ma assolutamente insufficiente rispetto alle urgenze e alle emergenze vissute quotidianamente dai migranti; un avanzamento che rischia di rimanere isolato se ad esso non si aggiunge il motore storico delle conquiste civili e sociali dei migranti nel nostro paese, cioè il conflitto, cioè la mobilitazione, cioè la ripesa collettiva della parola.

Ora, il compito che attende nel breve periodo il Municipio Roma XI è certamente quello di allargare il più possibile la base elettorale dei cittadini “stranieri” del territorio, estendendo a tutti la comunicazione che entro Gennaio occorre iscriversi per poter votare e che a marzo si procederà con le elezioni. Ma è, contestualmente, anche nostro compito far avanzare il dibattito sul diritto di voto amministrativo per i cittadini stranieri e gli apolidi residenti in Italia.
In tal senso, il Comune di Roma potrebbe adoperarsi per modificare il proprio Statuto, recependo pienamente le indicazioni della Convenzione di Strasburgo del 1992, precisamente del capitolo C, dove si prevede il diritto di voto per le elezioni amministrative. In diversi Paesi europei tale norma è in vigore da tempo e precede addirittura tali indicazioni (In Svezia il diritto di voto amministrativo agli “stranieri” è garantito dal 1975, in Danimarca dal 1985, in Irlanda addirittura dal 1963).

E’ evidente che tale obiettivo, per essere raggiunto, non può ridursi a missione esclusiva di un Ente locale. Non può esaurirsi nell’autonomia istituzionale del nostro Municipio. Dobbiamo, come comunità locale, cogliendo l’occasione delle elezioni di marzo, iniziare un percorso che inserisca tale traguardo all’interno di una progettualità interculturale condivisa con l’associazionismo del territorio, una progettualità che acquisti peso e autorevolezza strada facendo, che tessa alleanze, che parli alla città fino a arrivare, parte di un progetto complessivo per i diritti di cittadinanza dei migranti, fino al cuore della polis.