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Sicilia Mondo: “Dal 28 al 30 novembre a Catania. Dedicato all’immigrazione per favorire l’integrazione”

Il 2007 si è chiuso con la celebrazione del 50° Anniversario del Trattato di Roma, istitutivo di quella Comunità Europea a sei Stati diventata Unione Europea con 27 Stati membri lungo un percorso non ancora al suo traguardo.

La stessa Unione Europea, ha voluto dedicare il 2008 al dialogo interculturale, alla ricerca di una identità europea, di contenuti, aperta e senza esclusioni, partendo da due esigenze fondamentali ed inseparabili: l’universalità dei valori comuni e la diversità delle culture e delle lingue come strumenti di integrazione e di armonizzazione civile.

Il dialogo, il confronto tra le diverse culture dei popoli che oggi vivono in Europa, diventa allora il presupposto necessario per una convivenza pluralista e pacifica e condizione di una civile integrazione tra cittadini europei di diversa istruzione. Il dialogo come confronto, ascolto, comprensione, consapevolezza di vivere una propria cultura nel rispetto dell’altro. Ma anche ricerca di comuni denominatori per vivere insieme fugando la paura dell’altro. Il dialogo come punto di forza per costruire una integrazione interculturale tra culture e lingue diverse.

Una sfida che l’Unione Europea ha lanciato per il 2008 puntando ad una cittadinanza europea fatta di diritti e doveri eguali per tutti, in un modello di società dinamica, di coesione civile e di reciproca solidarietà. Per l’Europa presente e futura.

Una sfida che ha visto gli Stati europei con forte immigrazione impegnati nel disegno interculturale voluto dall’UE anche come occasione per migliorare i rapporti con le comunità immigrate nel proprio contesto nazionale. Sono oltre 400 le città europee che hanno celebrato l’evento.

Non così è successo in Italia dove la discutibile politica del Governo in materia di immigrazione ha scelto di cavalcare l’onda lunga di quel clima di insicurezza e di paura dell’immigrato che ha condizionato gli ultimi risultati elettorali. Incurante della valanga di sdegno e reazioni suscitate anche a livello europeo.

Tutti gli italiani, senza eccezione, si sono dichiarati e sono d’accordo sulla politica di massimo rigore nei confronti della criminalità, di chi delinque e di chi attenta all’ordine pubblico ma è stato fuorviante identificare l’immigrazione con la criminalità.

Amplificare questa immagine per giustificare provvedimenti restrittivi, spesso lesivi della dignità, significa remare contro la costruzione di quella politica di accoglienza e di rispetto dell’altro che sono patrimonio di un Paese civile ed europeo che aspira a convivere in pace.

Emblematico il provvedimento sulla segnatura dei minori Rom. Una discriminazione che non può avere alcuna giustificazione accettabile nei confronti di minori di altra etnia europea. Altro che 2008 Anno europeo del dialogo interculturale voluto dalla Unione Europea!

Oggi in Italia è presente una popolazione eterogenea con cittadinanza non italiana di circa 4 milioni di persone, diversa per cultura, lingua, religione ed etnia che vive con noi nella quotidianità del lavoro, della produzione, dei servizi, nella vita sociale. In Sicilia sono circa 600.000.

Svolgono lavori considerati dequalificanti o pesanti, non voluti e non cercati dai nostri disoccupati e dai nostri giovani. Le loro prestazioni di lavoro sono diventate insostituibili per la produzione ed i servizi del Paese e rappresentano una risorsa indiscussa nel contesto economico e produttivo italiano. Se di colpo venissero meno, l’Italia entrerebbe in una crisi gravissima.

Sono lavoratori ma, soprattutto, sono uomini spesso seguiti da intere famiglie, con mogli e figli che scappano dalla miseria dei paesi di provenienza, alla ricerca disperata di un lavoro, di una vita migliore, di un futuro. Un diritto alla vita anche per loro. Vivono insieme a noi e sono come noi, con gli stessi problemi, le stesse incertezze e le stesse speranze. Sono chiamati diversi perché vengono da terre diverse. La loro fragilità li porta a cercare rifugio nelle loro piccole comunità. Ma cercano e sperano di trovare nella terra che li ospita una terra amica che non li escluda ma li accetti e li integri. La loro presenza non è priva di criticità per la paura innata nei confronti della gente che non si conosce e nei pregiudizi sulla criminalità. Nella realtà basta la semplice conoscenza per fugare queste incertezze .

A questi uomini che vivono accanto a noi occorre rispondere con la accettazione attraverso una politica di accoglienza, di comunicabilità e di solidarietà. Tendere loro la mano, sentirsi tra loro, coglierne i segni, cercando di creare le condizioni di fatto per una integrazione reale e di convivenza, nel rispetto reciproco delle identità di appartenenza. Affinché il valore delle diversità culturali diventi scambio e ricchezza reciproca.

Basta leggere la nostra storia. Oggi quelli che arrivano in Italia ripropongono gli stessi problemi dei connazionali migranti. Ci siamo battuti con forza per la loro dignità presso le società ospitanti, dobbiamo farlo ora per tutelare presso di noi i diritti di dignità di chi arriva. Se si spezza la memoria, si spezza la storia. Ma il dialogo e la integrazione non si impongono dall’alto, né per decreto. Sono processi lenti che debbono partire dal basso, dallo scorrere della vita quotidiana ma, soprattutto, dalla volontà sincera delle parti di cercare l’incontro ed i punti in comune da dividere e per vivere insieme.

L’associazionismo di emigrazione, espressione viva delle comunità migranti nelle società di insediamento, deve fare la sua parte per il suo ruolo aggregante nella quotidianità del tessuto connettivo migratorio.

Sicilia Mondo che nei valori guida della propria identità cristiana ha sempre fatto del dialogo, dell’incontro e della concertazione il suo punto di forza, si ripropone ora come fattore di mediazione culturale, laboratorio e palestra con le diverse etnie di stanza in Sicilia per ripensare, con loro, nuovi spazi e nuove ragioni innovative dello stare insieme, in una convivenza pacifica, pluralista e civile anche per ritrovare le motivazioni per il loro coinvolgimento nella società siciliana e nelle politiche di promozione e di sviluppo dell’Isola. Ripensando che le economie della Sicilia non possono prescindere dalla politiche immigratorie.

Ricordando a noi stessi che al centro del dialogo c’è sempre l’uomo, i suoi valori, la sua dignità e il suo diritto alla parità della vita. Nel nostro impegno abbiamo sempre raccomandato ai corregionali che vivono fuori dall’Isola di integrarsi nelle società ospitanti per contare e pesare di più ma, abbiamo egualmente raccomandato con forza di non farsi assimilare dalle culture locali. Pena lo spegnimento dell’identità di appartenenza.

La storia ritorna oggi a casa nostra, divenuta terra di immigrazione. Occorre, allora, puntare con lo stesso impegno per la integrazione delle comunità che si sono stabilizzate, dando spazio e possibilità di valorizzazione alle loro identità di origine. Perché la coesistenza di più culture e la loro valorizzazione è sempre ricchezza per loro e per la società che le ospita. Siamo convinti che la globalizzazione culturale è un processo che può essere regolato. Il rischio di un pensiero unico, popolare e globalizzante esiste e preoccupa. Il livellamento, l’appiattimento, l’uniformità non sono mai motivo di riunione e di crescita ma di dispersione e separazione.

In un mondo divenuto piccolo e percorribile, segnato sempre più dalla concentrazione delle risorse economiche, culturali e della informazione a livello internazionale, il dialogo tra le culture diverse diventa l’antidoto contro l’appiattimento e la omologazione culturale. Perché l’incontro tra civiltà diverse è sempre arricchimento per l’uomo e la società dove vive.
La Sicilia, terra di civiltà millenaria, ha ereditato dalla sua storia la cultura della accoglienza, della ospitalità, dell’amicizia e della solidarietà. Crocevia dei popoli, è rimasta sempre un’Isola aperta nei confronti dell’altro che arriva, non conosce il razzismo. Non mancano i Comuni con rappresentanti degli immigrati e voto consultivo nei Consigli comunali.

Sicilia Mondo, con la Settimana del dialogo interculturale, che terrà a Catania dal 28 al 30 novembre, punta alla interpretazione dal vero del concetto di diversità culturale, alla valorizzazione delle varie etnie, a farle conoscere meglio, a ripensare nuovi modelli creativi di convivenza favorendo le nuove generazioni per aprire la strada alla innovazione. Ma intende, con forza, coinvolgere ed impegnare le Istituzioni per fare delle varie etnie presenti in Sicilia punti di forza nella società civile e nei processi di sviluppo dell’Isola.