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da Il Corriere Romagna del 13 luglio 2005

Un carabiniere mi ha picchiato

RIMINI – Ha raccontato alla Procura della Repubblica di Rimini di essere stato picchiato da un carabiniere per oltre un’ora dentro una caserma della valle del Rubicone. Calci alle gambe e schiaffi in faccia – secondo la sua versione – poi insulti, giochetti macabri da naja e una minaccia da telefilm americano: “Sporco marocchino, non farti più trovare nella mia zona”. Ieri mattina Youssef Mihraje è stato arrestato dagli agenti della Polizia giudiziaria di Rimini. La Bossi-Fini prevede l’arresto per i clandestini.

Giovane marocchino, nato nel gennaio del 1981 a Khouribga e da tre anni in Italia senza permesso di soggiorno tra Torino e la Riviera, sapeva perfettamente che presentandosi spontaneamente alla Polizia giudiziaria per lui sarebbero scattate le manette e forse anche l’espulsione, molto probabile dato che in passato aveva già subìto un decreto di espulsione dal tribunale di Bologna. Non gliene è importato nulla, da sabato notte aveva soltanto un desiderio: “Giustizia. Posso sopportare tutto, ma non che qualcuno calpesti la mia dignità”, ha raccontato al Corriere, accompagnato dal presidente del Centro islamico di Rimini Alessandro Cavuoti e dall’Imam Aadil Bouhlaoui. Anche per questo si è presentato al pronto soccorso dell’Infermi di Rimini poco dopo la mezzanotte di sabato, il medico che l’ha visitato gli ha dato sette giorni di prognosi. “Tumefazione in regione zigomatica destra e limitazione funzionale del polso destro”, dice il referto.Il racconto di Youssef, tradotto anche per la Polizia giudiziaria dall’Imam dato che lui parla pochissimo l’italiano, comincia dall’Iper di Savignano. “Stavo mangiando una pizzetta, saranno state le nove di sera, quando mi hanno avvicinato due persone in abiti civili: vieni con noi senza far storie. Li ho seguiti senza obiettare, immaginavo fossero agenti delle forze dell’ordine.

Per un’ora sono rimasto chiuso dentro una Fiat Punto dei carabinieri fuori dall’ipermercato mentre assistevo a una retata in piena regola di extracomunitari. Poi, insieme a un altro ragazzo marocchino, sono stato portato in una stazione dei carabinieri”. Qui sarebbe cominciato il “trattamento speciale”, negato però dal comandante della stessa stazione da noi contattato telefonicamente. “E’ vero – si è limitato a dire -, tra sabato e domenica notte abbiamo portato in caserma dei marocchini senza documenti, non è vero invece che abbiamo messo loro le mani addosso”. Non una parola di più.Youssef, che non ha precedenti penali, nelle tre pagine di denuncia presentate ieri mattina riferisce di essere stato portato dentro l’ufficio “utilizzato presumibilmente dal più alto in grado e qui picchiato ripetutamente dal carabiniere dal quale tutti gli altri prendevano gli ordini”.

Alla Procura della Repubblica – lunedì mattina è stato ricevuto anche dal Procuratore Capo di Rimini Franco Battaglino – ha riferito di non conoscere il nome dell’uomo che lo malmenato, ma lo ha descritto minuziosamente: “Potrei riconoscerlo tra migliaia”. “Appena seduto nel suo ufficio – secondo la denuncia – mi si è messo davanti e ha iniziato a schiaffeggiarmi con violenza; io cercavo di ripararmi con le mani, ma lui mi diceva di abbassarle, sembrava ci provasse gusto. Mi ha colpito con dei violenti calci alle gambe e mentre mi picchiava mi diceva di lasciare la sua zona e mi offendeva ripetendomi che ero uno sporco marocchino e che dovevo tornarmene nel mio Paese”. Il trattamento – sempre stando al racconto del ragazzo – sarebbe durato una decina di minuti.

“Poi mi hanno fatto uscire e hanno portato dentro l’altro giovane marocchino. Sono rimasto in sala d’attesa, ma l’ufficio aveva la porta aperta e ho potuto vedere che anche lui è stato picchiato come me, sempre dallo stesso carabiniere. Anche mentre me ne stavo in sala d’attesa è venuto a schiaffeggiarmi davanti agli altri militari, loro sembravano provare pena, lui no, continuava ad accanirsi su di me semplicemente perché sono marocchino”. E’ finita dopo un’ora e mezza. Quando il carabiniere che l’avrebbe picchiato ha chiesto agli uomini ai suoi ordini di “portarci fuori dal loro territorio. Io e il mio connazionale siamo stati abbandonati nei pressi di un cavalcavia che passa sopra l’autostrada”. Appena libero, Youssef ha chiamato al telefono l’amico Aadil che, una volta capito dove fosse finito, l’è andato a prendere e l’ha portato al pronto soccorso di Rimini. “Ho deciso di denunciare il carabiniere che mi ha picchiato perché non avevo fatto niente di male per subire tutto ciò. Ho sempre lavorato in campagna e qualche volta anche sulla spiaggia come vu’ cumprà per mantenermi e mandare qualche soldo alla mia famiglia.

Episodi del genere nelle caserme del Marocco sono la regola, venendo in Italia speravo fosse diverso e invece tanti mie connazionali mi hanno riferito di trattamenti subìti anche peggiori”. Non sarà semplice per Youssef ottenere giustizia, sempre ammesso che il suo racconto convinca la magistratura. Non ha testimoni se non l’altro ragazzo marocchino che sarebbe stato malmenato insieme a lui. La Procura ne conosce il nome, sta scritto nella denuncia, e forse nei prossimi giorni riuscirà a sentirlo, ma prima anche lui dovrà convincersi ad affrontare la giustizia italiana partendo dalla posizione di clandestino e subire un processo anche per questo. Youssef ha deciso di rischiare, questa mattina sarà processato per direttissima. Poi si vedrà.