Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

Vengano, signori, vengano! Ecco a voi il pacchetto sicurezza.

Vengano, signori, vengano! Ecco a voi il pacchetto sicurezza. Un decreto imballato, avvolto, inscatolato in una bella confezione, pronta all’uso, adatta a chi come noi, vuol sentirsi più sicuro, vuole rimanere protetto, rinchiuso, senza alcun contatto con gli altri, i diversi da noi, quelli che ci allarmano e ci spaventano. L’Italia ha votato questa maggioranza, una maggioranza che confeziona pacchi, pacchetti sicurezza, per farci sentire protetti. E’ questo che vuole il cittadino italiano.

Avremo finalmente il reato di immigrazione clandestina. Tradotto: qualsiasi persona che arriverà in Italia sarà considerata delinquente, al pari di un ladro, un assassino, un evasore fiscale e quindi tradotto in carcere, solo ed esclusivamente perché giunto in Italia. Tanto per citare i risvolti pratici della situazione, vi immaginate come scoppieranno le nostre carceri? E così, per dire, che ne sarà dei diritti umani? Della Convenzione di Ginevra? Come potrà essere veramente garantita la protezione internazionale per rifugiati e richiedenti asilo? E poi la nostra costituzione, è già carta straccia?
Vuoi vedere che veramente un migrante, clandestino e farabutto, non è nemmeno un individuo, un essere umano, perché privo di documenti? Forse stanno proprio così le cose.

Riconosciamo gli individui, gli essere umani, solo in quanto uguali e rispondenti ai nostri criteri. Altrimenti come si spiegherebbe l’atteggiamento verso il popolo Rom e la vicenda che ha visto protagonisti alcuni sindaci della nostra provincia, indignati per la proposta, o meglio, per la voce sull’insediamento nel viterbese di un campo nomade attrezzato? Erano tutti pronti al grido: “A noi le ruspe!”. Ma il campo nomade attrezzato non è stato mai realizzato, probabilmente nemmeno mai concepito.
In compenso abbiamo avuto un’idea brillante: le ronde. Eccole, pronte, usciranno fresche fresche e “con fiducia” dal pacchetto sicurezza di giovedì. Cittadini, italiani naturalmente, potranno costituirsi, non come associazione (per carità, quelle anzi sono sempre più attaccate e destabilizzate) in gruppi organizzati per la vigilanza delle città e dei quartieri ai quali appartengono. Inizialmente l’articolo del decreto consentiva anche l’uso delle armi.

Quindi, riflettiamo bene. Io sono un cittadino, anzi una cittadina di tutto rispetto. Lavoro, torno a casa, ho una famiglia. Chi potrà mai accusarmi, denunciarmi, anche solo segnalarmi alla polizia? Per rischiare di essere perseguita dovrei proprio andarmela a cercare. Dovrei, per esempio, avere costanti litigi con il vicino, che mi accusa di lasciare il nostro cancelletto condominiale sempre aperto, cosa che a lui proprio non va giù. E questo mio vicino potrebbe far parte di una ronda di quartiere. Un giorno potrebbe entrare in casa mia, di rimpetto alla sua, aggredirmi o magari spararmi e poi dire che era un po’ che mi teneva sotto controllo e che nascondevo qualcosa. Di certo sarebbe condannato..chissà se per i rondisti ci sono delle attenuanti.

Pura fantascienza? Ma se invece il fatto sopra descritto fosse già successo? Il signor Behari Diouf, 42 anni, di origine senegalese, proprio qui a due passi, nel comune di Civitavecchia, è stato freddato dentro la sua casa, dal suo dirimpettaio, un poliziotto fuori servizio irritato per il fatto che Diouf non chiudeva mai il cancelletto in comune. Dicono che fosse un poliziotto particolare, un po’ irascibile, che aveva già provocato guai.

Beh, allora tutta un’altra storia. La vittima è uno straniero (regolare da più di 12 anni, in possesso di una licenza e di un banco presso il mercato di Civitavecchia e conosciuto da mezza città), il poliziotto è un tipo un po’ strano, iracondo..quindi, è tutto diverso. Lui straniero, l’altro esagitato, in questi casi può capitare di essere uccisi per nulla. In un paese dove la Costituzione viene vilipesa e dissacrata a colpi di decreti e la democrazia è presa a prestito dai politici per dimostrarci in quale nazione civile viviamo, è tutto normale, giustificato. E’ questo a cui abilmente ci stanno abituando. Insinuarsi “democraticamente”, attraverso i media: questa è la vera, nuova forma di politica globale.

Ma può capitare che, a volte, alcuni di noi si chiedano, per sbaglio: come mai un’altra vittima innocente? Dopo l’indiano quasi morto a Nettuno, Diouf a Civitavecchia, i migliaia di migranti e rifugiati morti o dispersi in mare – fra cui la giovane ragazza di 18 anni, incinta, abbandonata insieme agli altri al largo delle coste italiane; dopo i 500 appena rispediti in Libia, dove verranno torturati, incarcerati e le donne stuprate, capita che ci domandiamo, al risveglio, a digiuno dai media: che ne sarà di quei 300 mila “irregolari” che sono in Italia da anni e di tutti quelli che riusciranno ad entrarvi? Percorrendo la strada verso il lavoro, verso la scuola dei figli o di ritorno dal week-end fuori, troveremo una risposta semplice, accomodante. Ci lasceremo tutto alle spalle, respirando a pieni polmoni l’aria profumata della nostra vita piena e magari penseremo che, dopotutto, in Italia non c’è mica la pena di morte.

Silvia Agostini
Gruppo Asilo Arci Solidarietà Viterbo