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XI edizione del concorso letterario Eks&tra

Intervista a Roberta Sangiorgi, presidente dell'associazione

L’Associazione EKS&TRA, il Centro di Educazione Interculturale della Provincia di Mantova, il Dipartimento di Italianistica dell’Università di Bologna, per far conoscere al pubblico italiano i valori culturali di cui sono portatori i migranti, e favorire l’integrazione fra espressioni e tradizioni diverse, indicono la undicesima edizione del concorso letterario Eks&Tra per scrittori migranti.

Il tema del concorso per il 2005 è: Il cuore altrove

EKS&TRA dal 1995, premia la produzione letteraria di migranti, figli di migranti e coppie miste. Per far conoscere al pubblico italiano i valori culturali di cui sono portatori i migranti, e favorire l’integrazione fra espressioni e tradizioni diverse.

[ Vedi il bando del concorso ]

Abbiamo chiesto a Roberta Sangiorgi, giornalista, presidente dell’associazione ‘Eks&Tra’ di raccontare quali sono le novità del concorso nell’edizione 2005.

Risposta: Ci sono tre sezioni: la sezione A per raccolta di poesie, la sezione B per raccolta di racconti o romanzi e la sezione C aperta esclusivamente alle scuole con poesie e racconti.
La novità di quest’anno sta nel fatto che si è puntato alle opere omnie degli scrittori, mentre gli altri anni venivano richieste poesie e racconti che poi sarebbero confluiti in una raccolta mitologica.
Da quest’anno il singolo scrittore può puntare sulla pubblicazione di tutta la sua opera

D: Come mai questa decisione?

R: In questi dieci anni abbiamo visto che il ricorso alla scrittura da parte dei migranti non è più solo episodico cioè in circostanze magari di nostalgia, di tristezza o quant’altro ma è diventato una “professione” cioè ci sono sempre più migranti che scrivono non solo come ritagli di tempo ma proprio come condizione del loro essere. Poi è chiaro, fanno altri lavori ma riservano alla letteratura un posto preminente nella loro giornata.

D: Ci può tracciare un profilo dello scrittore migrante che ha partecipato in questi anni? Quali cambiamenti ci sono stati visto che dieci anni di concorso significano anche aver seguito il percorso migratorio che c’è stato in Italia

R: Si, questa cosa senza dubbio. Infatti è stato un percorso dai primi anni in cui di fatto i partecipanti erano tutti provenienti da altri Paesi e avevano come peculiarità un po’ la dimensione anche della rivendicazione, della rabbia per torti subiti e queste tematiche ricorrevano nei loro racconti, nelle loro poesie. Il fenomeno della scrittura era un fenomeno episodico nel senso che ci sono stati scrittori che hanno scritto uno o due racconti e poi hanno smesso nel momento in cui la loro situazione psicologica e sociale si è assestata in meglio. Andando avanti poi si è sviluppato un gruppo di scrittori che hanno continuato a scrivere, a fare opere loro, a pubblicare con editori di vario tipo e, negli ultimi anni (dal 2002 ad oggi) assistiamo all’entrata della seconda generazione di scrittori cioè ragazzi che ora hanno 20-30 anni, arrivati in Italia da piccoli oppure nati direttamente qui da genitori migranti, oppure figli di coppie miste. Ragazzi che hanno il percorso di scolarizzazione tipico di ogni italiano che però si trova tra due culture in quanto hanno anche la cultura d’origine tramandata dai genitori. Con un po’ con stile ironico riescono a mettere in luce i pregi e i difetti di entrambe le culture

D: Un’ ultima domanda rispetto al nome del concorso letterario e dell’associazione Eks&tra. Come è nata la scelta?

R: Eks è la particella latina che indica il da, quindi la provenienza da altre culture, il Tra è in mezzo a noi e l’& è l’anello di congiunzione. L’umile lavoro di questa associazione è cercare di fare in modo che ci sia interazione tra le varie culture attraverso il trattino dell’&, la e inglese.

D: Secondo gli ultimi dati della Caritas in Italia ci sono 2 milioni e mezzo circa di nuovi cittadini. Un suo parere su come questi nuovi cittadini vivono nel nostro Paese e quali difficoltà si trovano ad affrontare.

R: La cifra della Caritas si riferisce alle nuove regolarizzazioni che stanno andando a buon fine entro l’anno. Ci sono stati dei tempi lunghissimi, molto dilatati in cui queste persone erano nel limbo. Penso sia indispensabile superare la fase dell’emergenza, purtroppo sia a livello di mass media sia a livello di politica, nel senso di costruzione della politica. Si parla sempre di emergenza, clandestini che arrivano, ecc.. quando ci sono milioni di nuovi cittadini che sono qui e non usufruiscono di percorsi di integrazione. In particolare è drammatica la situazione nelle scuole perché noi come associazione che facciamo intercultura – ma così come altre associazioni, enti e quant’altro – il problema è che non ci sono fondi. Viene considerato come una cosa più che marginale mentre invece è la base indispensabile per una convivenza civile per il futuro di tutta quanta la nostra società