Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

Servizio immigrazione e promozione dei diritti di cittadinanza (Venezia)

Lavorare con i rifugiati è uno dei modi per capire quanto inutilmente stupida sia la guerra

A cura di Rosanna Marcato

Nei centri di accoglienza per richiedenti asilo e rifugiati di Venezia, discutiamo a volte su quello che è la guerra e la violenza. Tutti loro sono vittime di violenze, guerre, dittature. Molti provengono dall’Iraq. Cosa pensano, cosa immaginano succederà delle loro case, delle loro famiglie, della loro terra che nonostante tutto continuano ad amare. Come pensano andranno le cose, coloro che hanno scelto e potuto prendere la via dell’esilio, prima che su di loro si abbattesse la furia di Saddam e del suo regime di terrore e prima che l’attacco americano compia il suo preventivato massacro per liberare dei pozzi di petrolio e non un popolo. Di questo tutti sono assolutamente consapevoli: non per la democrazia si farà questa guerra ma solo e sempre per mettere le mani sulle fonti energetiche.

Non si sono dimenticati che la guerra del Golfo ha portato solo morte e distruzione e ulteriore povertà e che Saddam è rimasto imperterrito al suo posto scatenando ritorsioni spaventose verso chi lo aveva “tradito”.
Sono stata testimone indiretta di alcune di queste atrocità attraverso i racconti di alcuni rifugiati che per fortuite circostanze si erano salvati dai massacri compiuti dai fedeli di Saddam nei confronti della minoranza sciita e curda.
Eppure, tra i tanti rifugiati, qualcuno è favorevole alla guerra. E’ l’unico modo di rovesciare Saddam dicono, non ce ne nessun altro. Ma nonostante questo pensano alle famiglie lasciate , ai loro figli che forse non rivedranno più.
Lavorare con i rifugiati significa, in questo periodo, oltre che tentare di alleviare l’ansia di chi essendo lontano da casa si trova nell’impotenza assoluta, anche immaginarsi i possibili scenari che scaturiranno dalla guerra prima annunciata e poi compiuta.

Sappiamo che chi può permetterselo sta cercando di scappare, che le famiglie scelgono un membro destinato a tentare la sopravvivenza in un altro continente, in un altro paese, da dove forse potrà aiutarli. La macchina repressiva di Saddam e la sua polizia segreta si sono scatenate alla ricerca degli oppositori e di tutti i potenziali nemici interni. Nelle carceri si tortura e si uccide senza lasciare tracce. Sparisci e basta.
Tra gli effetti così chiamati collaterali dagli strateghi di guerra, vi è anche la previsione di esodi di popolazioni alla ricerca della salvezza, di profughi in fuga all’interno e all’esterno del paese. L’Alto Commissariato dell’ONU per i Rifugiati ha già da tempo lanciato il solito inascoltato allarme e si sta predisponendo a costruire i sempre inadeguati campi di raccolta insieme ad altre agenzie umanitarie.

Le persone che tentano la fuga si affidano, perché non possono fare altro, ai trafficanti di uomini, particolarmente attivi quando sentono odore di guerra .
Gli esuli arriveranno anche da noi con ogni mezzo e a questo ci dobbiamo preparare.
E’ della scorsa settimana l’intervento, da parte dell’operatore del CIR dell’Ufficio di Accoglienza al Porto di Venezia, per far ammettere alla procedura d’asilo 6 iracheni altrimenti frettolosamente respinti dalla polizia di frontiera. Ma pressoché tutti i giorni vi sono ritrovamenti di persone provenienti da quelle zone medio-orientali che da decenni ormai forniscono profughi all’Europa.
Tutto ciò succede proprio in un periodo in cui la nuova normativa sull’asilo prevista dalla Bossi-Fini dovrebbe andare in vigore. Manca poco infatti all’uscita dei decreti attuativi, ma da quanto si sa non si sono ancora definite procedure e prassi . Come saranno i centri di identificazione, da chi verranno gestiti, saranno luoghi chiusi o vi sarà libertà di movimento almeno in un dato territorio. Come saranno e quante saranno le commissioni territoriali, quale il personale e con che formazione, come verranno espletate le procedure nei tempi prestabiliti e quali saranno le garanzie , quale sarà l’assistenza riservata ai rifugiati nei centri del Programma Nazionale Asilo e quali i finanziamenti.

Tutte domande che ancora non hanno risposte. Ma quello che è grave è che tutto ciò ricadrà su persone già provate, persone che sperano di trovare qui libertà e democrazia e che invece spesso incontrano mancanza di diritti e umiliazioni a volte peggiori di quelle patite in patria.