Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

dal Gazzettino di Padova del 16 maggio

I nuovi schiavi del XXI secolo

La singolare protesta dell'operaio rumeno di Maserà che si è cucito la bocca

Maserà, via Fiume 19, la prima di cinque palazzine verdi a ridosso del centro. Sul campanello c’è scritto “Minozzi”. La porta si apre su un monolocale. Appare ordinato. I divani-letto, gli scaffali della libreria poveri di cose, l’angolo cottura, la spazzatura negli appositi bidoncini della raccolta differenziata collocati in poggiolo accanto allo stendibiancheria. Una dimora dignitosa. Unico sfizio il mini acquario di plastica dove nuotano quattro pesci rossi. Quattro come gli occupanti dell’alloggio. Un romeno, un moldavo, due marocchini. Operai edili. Il volto di una immigrazione onesta, padri di famiglia venuti in Italia per guadagnare un salario con il sudore della fronte. Sei euro e quarantacinque centesimi lordi l’ora. Ottocento euro al mese. Ma dopo aver spalato malta e accumulato mattoni nei cantieri nel Nordest, bracciantato in subappalto, sono rimasti disoccupati. Octavio Nedelcu, il romeno, padre di tre figli, dice che avanza ancora stipendi. E colto dalla disperazione mercoledì notte si è cucito la bocca con ago e filo. Ieri lo hanno convinto a “liberarsi”. Gli rimangono quattro fori con il sangue rappreso agli angoli delle labbra. Anche Victor, il moldavo, e il marocchino Eddouiou hanno tre bambini a casa. Mohamed, il più giovane del gruppo, invece, in Marocco lo aspetta solo l’anziana e sofferente madre. Sparpagliano sul tavolo del cucinotto le dichiarazioni di emersione, le sgualcite buste paga azzurre con l’intestazione delle ditte “Antonio Fedele” e “Filippo Alferi Edil Intonaci”, entrambe con formale sede legale a Torino, nonchè dell’impresa “Mario Bortoletto” di Peraga di Vigonza. Ricordano i principali cantieri girati: il palazzo municipale di Montecchio, Il liceo Leonardo da Vinci di Milano, alcuni ponti a Ferrara e Reggio Emilia, le Poste di Rovigo, l’Istituto Ruzza di Padova, il cimitero di Cittadella, il Tribunale di Brescia. Mohamed e Eddouiou conservano ancora il tesserino di riconoscimento che consentiva l’accesso al palazzo di giustizia: sopra la fotografia c’è scritto “Ditta appaltante Minozzi, subappalto Fedele Antonio”. Cantieri grossi, in maggior parte appaltati alla “Minozzi Costruzioni” di Peraga di Vigonza.

La Minozzi mette le mani avanti. «È stata presentata denuncia ai carabinieri della stazione di Pionca per occupazione abusiva di abitazione», precisa il titolare dell’azienda per spiegare la presenza dei quattro immigrati nell’appartamento di Maserà. «Alcuni mesi fa abbiamo dato disdetta dei contratti di allacciamento di acqua e gas. La mia estraneità ai fatti si estende anche ai rapporti di lavoro con gli operai che lamentano il mancato pagamento degli stipendi. Non sono miei dipendenti. La Minozzi aveva un contratto di subappalto con la ditta di Antonio Fedele e quella di Alferi per l’esecuzione di lavori edili nei cantieri aperti in diverse località. Alcuni dei quali sono stati recessi in danno perché si erano verificati incidenti. L’assunzione e il relativo trattamento dei dipendenti non era e non è cosa che mi riguardi. Comunque ho avuto modo assieme ad Alferi di visionare le buste paga degli operai: in effetti risulta un sospeso di 300 euro, ma la posizione contributiva sembra regolare. Ribadisco però che il personale non è mai stato alle mie dirette dipendenze e questo avremo modo di appurarlo nel corso del procedimento che già da un mese è stato aperto».

Mohamed e Eddouiou hanno anche fatto un salto all’Inps per verificare la loro posizione contributiva: non risulta allo stato versato un solo euro.