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da Il Messaggero del 16 aprile 2004

«I bambini di altri Paesi sono sfruttati sul lavoro e disertano la scuola»

Lavorano in strada, nei cantieri di periferia, nelle imprese familiari. Spesso non frequentano la scuola, e se ci vanno, hanno le mani screpolate e mai il tempo di fare i compiti. L’allarme sul lavoro minorile è lanciato dalla Cgil, che nel suo rapporto nazionale, dedica una sezione approfondita ai casi di Roma, Napoli e Milano, dove i minori al lavoro sono circa 26 mila, su un totale di 846mila. Sono 271.789 i ragazzi dai 7 ai 14 anni presenti in città, il 32% secondo la Cgil ha esperienze di lavoro precoce. Focalizzando l’attenzione su quel segmento che l’Istat individua come attività a rischio sfruttamento, si può ipotizzare che circa 3.500 minori sperimentano attività di lavoro precoce (il 32% a Roma).

Un’indagine specifica è poi dedicata ai processi di immigrazione che hanno investito l’area metropolitana di Roma, in virtù delle “fitte sovrapposizioni ed estesi intrecci tra la dimensione metropolitana e la dimensione immigrazione”. Se da una parte si registra un calo della popolazione valutato intorno all’11,4%, dovuto prevalentemente a un decremento di residenti italiani, dall’altra la situazione risulta riequilibrata da un forte incremento della presenza di stranieri (il +274,2% tra il ’91 e il 2001) in particolare di minori stranieri (+175,5). Tra il ’99 e il 2000 tutti i Municipi hanno visto un incremento di stranieri, in particolare l’VIII (+26%).
Nota dolente: una caratteristica specifica dell’immigrazione a Roma è il tasso di incidenza di alunni stranieri sul totale dei propri iscritti: è il più basso tra tutte la regioni del centronord.
E ancora: diventa sempre più rilevante il fenomeno dei minori non accompagnati. Si stima che Roma sia la città che ne ospita di più in Italia e che sui 23.244 minori immigrati residenti solo 8.785 risultano iscritti a scuola. In generale gli immigrati lavorano in settori di bassa qualificazione e precari. La lente d’ingrandimento della Cgil si è soffermata sui minori appartenenti alla comunità cinese dell’Esquilino, sottolineando le caratteristiche di chiusura che contraddistinguono le persone, la loro vita e le loro attività (impenetrabili di conseguenza anche i bambini, tra i quali è diffuso il lavoro precoce nell’ambito della famiglia-impresa). Sotto osservazione pure Tor Bella Monaca e Laurentino 38, territori socialmente difficili, dove si riscontra una maggiore presenza di piccole imprese artigiane a rischio sfruttamento. Resta la piaga dei minori dell’est Europa, impiegati nell’accattonaggio