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Photo credit: Emanuela Zampa (Sighet, confine tra Romania e Ucraina, 28 febbraio 2022)

Le tante sofferenze della fuga: le donne ucraine a rischio tratta e sfruttamento sessuale

Un fenomeno affrontato solo in parte dalle istituzioni

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Dall’inizio della guerra in Ucraina, sono aumentati vertiginosamente i casi di adescamento segnalati lungo le rotte migratorie e sui social network. Per le donne ucraine il rischio di tratta passa soprattutto da chi offre loro trasporto e alloggio gratuito.

Vika 1 ha 21 anni. Nel caos che segue lo scoppio del conflitto in Ucraina, sale sull’auto di uno sconosciuto che le offre un passaggio verso il nord della Slovacchia. Accetta, non ha altra scelta. L’uomo le promette un lavoro ben pagato e un alloggio sicuro. Qualche giorno dopo, però, senza nessuna spiegazione, viene accompagnata nel sud della Slovacchia, a lavorare in un campo di pomodori, con turni massacranti e paga da fame. Karina e Nastia 2, diciottenni, sono arrivate in Germania a metà marzo 2022, scappate da Kharkiv. Hanno pagato un autista di un autobus che le ha prelevate dal confine e le ha accompagnate a Bad Pyrmont. L’uomo promette loro uno stipendio di 1.200 euro a testa per fare le pulizie in un hotel in città. Le due ragazze ucraine, raccontano a Spiegel, non hanno mai ricevuto un euro.

Vivere, o per lo più sopravvivere durante una crisi umanitaria sottopone i rifugiati ad una serie di rischi che non si esauriscono nel momento in cui ci si mette in sicurezza in Paesi terzi. Le donne, e i minori che spesso le accompagnano nella fuga, rientrano tra le categorie ad alto rischio di adescamento sessuale e sfruttamento. È quanto accade alle rifugiate ucraine dall’inizio del conflitto, nonostante la maggior parte di loro abbia trovato accoglienza presso connazionali o familiari già presenti in altri paesi europei. Non solo nei paesi confinanti, come Polonia e Romania, ma anche nei paesi di arrivo, come l’Italia: le reti criminali cercano di agganciarle attraverso i social media, offrendo alloggio, trasporto gratuito e lavoro nei Paesi europei, attraverso la più tipica delle modalità di tratta di esseri umani.

Risulta significativo, allora, ricordarne la definizione contenuta nel nostro ordinamento all’interno dell’art. 601 c.p.: la tratta di esseri umani è “una pratica che consiste nel forzare o indurre una persona a fare ingresso o a soggiornare sul territorio per sfruttarla a fini lavorativi, sessuali, nell’accattonaggio, nel compimento di attività illecite o per sottoporla al prelievo di organi“. Differisce dal traffico di esseri umani, che pure si è verificato nel contesto ucraino, ma che esaurisce lo sfruttamento con l’arrivo del migrante nel Paese di destinazione. Il Gruppo di esperti sulla tratta del Consiglio d’Europa (GRETA), già a marzo 2022 aveva messo in guardia gli Stati europei sul rischio di human trafficking, esprimendo preoccupazione per donne e bambini in fuga, in particolare per i bambini rimasti orfani, «attualmente irreperibili, in seguito all’evacuazione frettolosa di orfanotrofi e case famiglia» 3.

Il fenomeno della tratta per chi proviene da questo Paese non è nuovo e circoscritto al conflitto: tra il 2017 e il 2021, in 40 paesi europei sono state identificate vittime di tratta ucraine. Nel 2021 l’OIM ne aveva identificate e assistite solo in Italia oltre 1000. Il fenomeno si è puntualmente aggravato a febbraio 2022: secondo i dati dell’UNODC, il 64% dei rifugiati ucraini è costituito da donne, il 32% da bambini. Il 78% di loro riferisce di avere bisogno impellente di denaro e sostegno finanziario: la condizione di indigenza economica, si intende, è tra i primi fattori di rischio per le possibili vittime di tratta. Sebbene dunque la rotta migratoria e l’ingresso in altri Paesi europei sia per i rifugiati ucraini più semplice, immediata ed economica rispetto a chi proviene da Paesi extracomunitari, diminuendo il rischio di contrarre debiti lungo il viaggio, le reti criminali che operano tra l’Europa e l’Asia centrale sfruttano gli elementi di vulnerabilità peculiari del caso ucraino.

Prostituzione e sfruttamento sessuale di migranti ucraine: non un fenomeno nuovo, ma in preoccupante aumento

Secondo il Guardian, è aumentato l’interesse per la pornografia e per le prestazioni sessuali che hanno come protagoniste le rifugiate ucraine. Interesse che porterebbe i trafficanti ad intensificare lo sfruttamento, sessuale e non. Secondo un’inchiesta della Thomson Reuters, infatti, nonostante le donne ucraine fossero già vittime di sfruttamento sessuale e tratta prima che la guerra cominciasse, da febbraio 2022 ad oggi si sono registrati aumenti tra il 200% e il 600% nell’interesse globale online per una serie di termini di ricerca relative alle rifugiate ucraine e al mondo della pornografia. Una serie di video pornografici contenenti le parole “Rifugiata ucraina” sulle principali piattaforme pornografiche online hanno ottenuto milioni di visualizzazioni.

A detta di Valiant Richey, il Rappresentante speciale dell’OSCE e coordinatore per la lotta alla tratta di esseri umani, «sono già state trovate prove dirette di tentativi di reclutamento sulle chat utilizzate dalle donne ucraine e un aumento delle pubblicità di donne ucraine online». L’elevata richiesta di prestazioni sessuali da parte di donne e ragazze ucraine – non solo sulle piattaforme pornografiche, ma anche dal vivo – crea un enorme incentivo per i trafficanti, e espone a seri rischi le rifugiate in fuga. Anche in Italia, dall’inizio del conflitto, si sono moltiplicati annunci sospetti su pagine social delle comunità ucraine, come sottolineato da Micromega: offerte di alloggi per donne sole senza figli, proposte di lavoro dubbie come ragazze alla pari o badanti.

A settembre 2022, il Numero Verde Nazionale Anti tratta, su mandato del Dipartimento per le Pari Opportunità, ha introdotto il Progetto Ucraina: di raccordo con i 21 Progetti regionali anti tratta distribuiti in tutta la penisola, ha messo in campo un’equipe multidisciplinare, con mediatori e mediatrici di nazionalità ucraina. Il progetto, attualmente in corso, ha lo scopo di aumentare il coordinamento tra i progetti regionali nella segnalazione di casi di sfruttamento sessuale, e ancora «la progettazione, creazione e condivisione di materiale informativo», così come la programmazione di attività di comunicazione e cooperazione istituzionale, ricerca, mappatura», insieme con le rappresentanze ucraine sul territorio. Anche nel Piano nazionale d’azione contro la tratta e il grave sfruttamento, il documento programmatico del Governo italiano relativo al periodo 2022-2025, si prevedono misure sostanziali di «informazione, sensibilizzazione e scambio di informazioni nei Paesi di origine e di destinazione», con particolare attenzione al caso ucraino; «rafforzamento dell’approccio multi-agenzia nei controlli amministrativi», vale a dire misure di prevenzione di raccordo tra tutti gli attori attivi nei diversi territori, così come supporto ulteriore «all’attuazione delle disposizioni previste a tutela dei minori stranieri non accompagnati vittime di tratta».

Il quadro di rischio sistematico per le donne e i minori in fuga dall’Ucraina non rappresenta una novità: la tratta e lo sfruttamento sono componenti intrinseche dei conflitti attuali. Agire con efficacia e puntualità, senza attendere conferme giudiziarie di singoli casi di tratta, risulta, anche in questo caso, l’unica via percorribile.

  1. Nome di fantasia.
  2. Nomi di fantasia. Le storie sono contenute all’interno dell’articolo “Ukrainian Refugees Report Cases of Exploitation in Europe” di SPIEGEL International, disponibile a questo link.
  3. Consiglio d’Europa, States must at urgently to protect refugees fleeing Ukraine from human trafficking, 17 marzo 2022, disponibile a questo link.

Albertina Sanchioni

Mi sono laureata in Sicurezza Globale con una tesi sulle implicazioni sui diritti umani degli algoritmi relativi all’hate speech nei social network, con un focus sul caso del popolo Rohingya in Myanmar.
Volontaria dello sportello anti-tratta a Torino, frequento il Master in “Accoglienza e inclusione dei richiedenti asilo e rifugiati” all’Università Roma Tre.