Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

da Il Manifesto del 26 luglio 2004

«Profughi, l’Italia è un pericolo»

Anche Amnesty alza la voce contro il governo. Dopo le forti critiche dell’Alto commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr) che ha accusato l’Italia di aver gestito la vicenda dei profughi della Cap Anamur al di fuori delle regole internazionali, ieri anche Amnesty international ha preso una posizione altrettanto dura. «Le autorità italiane – ha dichiarato Francesco Messineo, responsabile nazionale per i rifugiati di Amnesty international – hanno varcato una soglia oltre la quale si mette seriamente in pericolo non solo la sicurezza delle persone ma anche tutto il sistema di protezione internazionale dell’asilo in Italia e in Europa». Intanto, secondo l’agenzia missionaria Misna, i 25 naufraghi della Cap Anamur rispediti in Ghana sarebbero «tornati tutti nelle loro case» e almeno non rischierebbero più di essere processati per «aver danneggiato l’immagine» del paese africano. Se così fosse, l’odissea di questi disperati divenuta loro malgrado emblematica sarebbe conclusa, mentre nell’ombra anche questa notte sono stati segnalati nuovi sbarchi sulle coste dell’Italia del sud.

E’ difficile, però, sapere come siano andate veramente le cose per i 25 naufraghi una volta atterrati in Ghana. Sicuramente sono stati lungamente interrogati, i giornali locali li hanno definiti «impostori» e il ministro degli interni ghanese Hackman Owusu-Agyemang li ha accusati di «aver sfruttato a proprio vantaggio una situazione drammatica come quella del Darfur» arrecando danno alla reputazione del Ghana.

Niente male come «bentornati a casa» dopo la pessima avventura in Italia (sempre che quei 25 siano effettivamente ghanesi). Fortunatamente, però, secondo la fonte governativa ghanese raccolta ieri dall’agenzia missionaria Misna «le dichiarazioni del ministro non avranno seguito giuridico» e i 25 sarebbero già stati rimandati nei loro villaggi dopo che il governo avrebbe provveduto a fornire loro cibo e soldi. Il viaggio per loro sembra quindi giunto al termine, mentre restano nel centro di detenzione romano di Ponte Galeria gli altri 6 naufraghi che si sono opposti al rimpatrio quando già erano sull’aereo.

Ma il caso Cap Anamur, in Europa, è destinato a lasciare il segno. Almeno questa è la preoccupazione di Amnesty intenational. «Questa vicenda – ha spiegato Messineo – è un simbolo della indecorosa politica italiana ed europea sull’asilo. Tutti, da qualunque paese provengano, hanno diritto ad un’equa analisi della loro richiesta di asilo, quella a cui sono stati sottoposti i 37 naufraghi della Cap Anamur semplicemente non lo è stata». Amnesty international dunque sottoscrive e rilancia le dure critiche contro l’Italia giunte l’altro giorno dall’Unchr. In particolare anche per Amnesty international le autorità italiane sono state volutamente frettolose nell’accertamento della provenienza dei profughi e soprattutto hanno deciso per il rimpatrio nonostante il parere contrario della Commissione per i rifugiati. Secondo Messineo si tratta di un modo di procedere «impensabile» e la vicenda della Cap Anamur «è solo uno spaccato di cosa accade in un paese in cui manca una legge organica sull’asilo che garantisca il rispetto degli obblighi internazionali dell’Italia e delle direttive europee anch’esse molto carenti».

Intanto, nel silenzio generale, gli sbarchi continuano. La scorsa notte a Lampedusa sono arrivati altri 146 stranieri. 74 hanno rischiato il naufragio e sono stati ripescati dalle motovedette della Guardia di Finanza. Inoltre, sempre secondo fonti missionarie, la Libia ieri ha rimpatriato con la forza 82 eritrei che ora rischiano grosso perché nel loro paese l’espatrio equivale alla diserzione. Sarà contento il ministro degli interni Beppe Pisanu: l’invasione dei fantomatici due milioni pronti a salpare dalle coste libiche alla volta dell’Italia ne conterà 82 in meno.