Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

da Il Manifesto del 6 agosto 2004

Razzismi «minori» di Gianfranco Bettin

L’impagabile prima pagina del manifesto di mercoledì (foto di Rutelli, grande titolo: «Perché parli?») non potrebbe essere replicata a proposito del ministro della Giustizia Castelli. Perché lui parli lo sappiamo benissimo, infatti. Quando parla di giustizia, il più incompetente ministro della storia della Repubblica lo fa per ribadire pappagallescamente il progetto berlusconiano di asservimento della magistratura, base dello scambio tra Lega e Forza Italia: impunità in cambio di devolution. Per il resto, in genere parla per dar voce ai peggiori pregiudizi di stampo xenofobo. Davvero esemplare, in questo senso, il suo intervento di ieri sul caso sollevato dal direttore di Le Monde Jean-Marie Colombani a proposito del trattamento subito dal figlio all’aeroporto di Venezia. Il ministro Pisanu, promettendo accertamenti, e cercando di giustificare il fatto con l’emergenza terrorismo, aveva chiesto scusa a Colombani. Accertamenti aveva pure promesso lo stesso generale Adinolfi, della Guardia di Finanza, autrice dei controlli alla frontiera su Colombani. Un assessore regionale veneto di An aveva confermato che alla Dogana di Venezia gli stessi emigrati italiani di ritorno hanno subito trattamenti analoghi. Insomma, la materia su cui ragionare e, soprattutto, per cui inquietarsi, non manca affatto e viene fornita da fonti bipartisan. Ma cosa fa Castelli? Incompetente e approssimativo come sempre, intanto confonde la Guardia di Finanza con i Carabinieri. Poi, sul caso Battisti, pretende di difendere contro la Francia i giudici italiani, proprio lui, che ha provocato inauditi conflitti con la magistratura italiana, l’uomo di fiducia del Berlusconi che trova i giudici «disturbati». Infine, invitando gli intellettuali di destra a scendere in campo contro l’egemonia gauchiste insieme alla Fallaci, bacchetta Pisanu perché non ci si deve scusare con i queruli francesi che ci chiamano «macaronì». Bello, no?, il leghista che saltella con i suoi ultrà antiitaliani, che fa squadra con Borghezio e Gentilini (quello degli immigrati da vestire da leprotti e liberare nelle riserve di caccia…), ora si lamenta se i cugini nordici lo trattano da terrone. Sembra la storiella di Bergamo alta e Bergamo bassa raccontata da Paolo Rossi. Sembra, appunto, una barzelletta.

Dobbiamo però resistere alla tentazione di buttarla in ridere, cioè di minimizzare la portata di esternazioni come questa. Non sarà (solo) una risata a far risprofondare questi umori gretti e xenofobi. La Lega persegue sistematicamente il disegno di elevarli a norma di legge, indissolubile dalla devolution. Devolution, cioè la frantumazione del Paese, e xenofobia rappresentano i cardini del progetto politico della Lega, e questi cardini sono garantiti da Berlusconi in persona. Il premier, infatti, non può fare altro oggi, se vuole mantenere la maggioranza. Per questo la lettera di Castelli non va né sottovalutata né considerata solo per i suoi aspetti grossolani e ridicoli. Essa è un atto solenne e becero insieme, con il quale un ministro della Repubblica italiana nell’anno di grazia 2004 rivela quale sia il vero volto e la vera sostanza politica e culturale della maggioranza che ci governa e ci rappresenta in Europa e nel mondo. Un governo che invia inputs che, per li rami, giungono ovunque, fino alle guardie di frontiera appunto. E’ apprezzabile che Pisanu e lo stesso generale della Finanza abbiano avuto toni diversi. Ma Pisanu è anche il ministro delle grida sui «due milioni di clandestini ci stanno per invadere». Non basta affidarsi a lui. Né sperare in altri che magari erano già dorotei a sedici anni. Occorre agire più in profondità, contrastare con atti diversi gli atti di questa maggioranza, magari a partire da regioni ed enti locali diversamente governati. Ad esempio facendo come ha fatto il Comune di Genova e sta per fare quello di Venezia (che nel frattempo ha invitato il giovane Colombani in città), cioè riconoscendo il diritto di voto agli immigrati. Estendere i diritti di cittadinanza è il solo modo per contrastare, nello stile e nella sostanza, sia singoli atti di xenofobia sia gli imprenditori politici del razzismo che gli danno voce e forza e li trasformano in legge. A meno che non si pensi che, tra le leggi da conservare in una futura Italia governata dall’Ulivo al governo, non ci sia anche la Bossi-Fini.