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da Repubblica.it del 22 ottobre 2004

Immigrazione, Maroni (Governo) insiste”Non ci sarà un’altra sanatoria”

VICENZA – Prima gli italiani e poi, eventualmente, gli stranieri. Il ministro del Welfare Roberto Maroni torna a parlare d’immigrazione ribadendo le posizioni già espresse nei giorni scorsi: il governo si occupi di dare lavoro prima ai disoccupati italiani e quanto agli extracomunitari, si vedrà. E in quest’ottica l’esponente della Lega esclude in modo tranciante la possibilità di un’ulteriore sanatoria.

“Tutti i lavoratori sono naturalmente una ricchezza per il Paese – ha detto il ministro stamane a un convegno a Montevecchio Maggiore – però il governo deve sviluppare politiche che aumentino prima di tutto il tasso di occupazione degli italiani senza lavoro”.

Come già detto in un’intervista stamane su Repubblica, Maroni si dice contrario all’ipotesi del responsabile del Viminale di facilitare l’ingresso di immigrati regolari e a Pisanu dice chiaro che non esistono le condizioni per abolire le quote stabilite dalla Bossi-Fini. “Prima di chiamare e fare entrare extracomunitari – avverte Maroni – si pensi ai disoccupati italiani: per gli immigrati non ci sarà un’altra sanatoria, abbiamo già stabilito delle quote molto alte. Abbiamo fatto una sanatoria dicendo a tutto il mondo che era l’ultima e adesso, a distanza di due anni, ci ripensiamo: non è molto serio”.

E, se dovessero servire politiche che aumentino il tasso di occupazione, “il governo deve pensare agli italiani disoccupati prima di far entrare cittadini extracomunitari. Mi pare che oggi non ci siano le condizioni, neanche nel Nordest, vedi crisi Zoppas, per dire non c’è neanche un cittadino italiano in cerca di lavoro e quindi facciamo entrare 100, 200, 300 mila o aboliamo le quote addirittura. Queste condizioni non ci sono”. Ancora: “Compito nostro e degli imprenditori è prima di tutto far sì che i lavoratori italiani disoccupati o espulsi dal mondo del lavoro, possano trovare lavoro e rientrare. Poi ci occuperemo, eventualmente, anche di quelli che vivono nel resto del mondo”.

Riguardo alla necessità, più volte espressa dagli imprenditori di poter disporre di più persone da destinare anche a lavori che gli italiani non vogliono più fare, Maroni ha replicato: “Su questo punto vorrei vedere le statistiche. Io ho incontrato tanti lavoratori che sono espulsi dal mercato e che vogliono lavorare. L’indicazione che non vogliono occuparsi di lavori poco pregiati è una delle tante affermazioni che non hanno fondamento”.

Per quanto riguarda la situazione del Nordest, con un alto tasso di licenziamenti che hanno coinvolto in questi ultimi mesi gli immigrati, Maroni ha sottolineato che “il problema sociale in realtà esiste soprattutto per gli italiani che vengono licenziati e che hanno famiglie da mantenere”. “Per noi è questo il primo problema. Gli immigrati sanno – ha proseguito Maroni – che il loro soggiorno da noi è temporaneo finché dura il lavoro, dopo di che sanno che quando lo perdono possono essere rimpatriati. Queste sono le regole: se uno le accetta sa cosa gli può succedere”.

Se le regole devono essere rispettate senz’altro, tuttavia il segretario dell’Udc Marco Follini esprime una posizione di apertura nei confronti dei lavoratori stranieri: “Tanti immigrati regolari concorrano alla ricchezza del nostro paese e della nostra economia. Nei loro confronti c’è il dovere dell’accoglienza”.