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da Il Manifesto del 2 ottobre 2004

Via ai trasferimenti forzati

Sbarcati da una carretta del mare, fatti salire su aereo e rispediti in Libia in meno di 24 ore. Rimpatrio lampo ieri a Lampedusa per una novantina di immigrati giunti nella notte sull’isola siciliana. Il gruppo non ha fatto neanche in tempo a rendersi conto di dove si trovava che è stato immediatamente rispedito verso il paese africano – dal quale le autorità sono sicure sia partito – con un volo charter organizzato dal nostro governo, primo atto ufficiale degli accordi anti-immigrazione raggiunti con Tripoli. L’operazione – autorizzata dal ministero degli Interni – si sarebbe svolta con tale rapidità che nessuno si sarebbe preso neanche la briga di indentificare gli immigrati. Una procedura anomala, che ha suscitato la reazione delle opposizioni: Verdi, Ds e Margherita chiedono infatti al ministro Giuseppe Pisanu di spiegare le motivazioni del rimpatrio forzato, tantopiù che l’entrata in vigore del trattato con la Libia non è prevista prima dell’11 ottobre prossimo. In realtà non sarebbe la prima volta che l’Italia usa gli aerei per trasferire in Libia cospicui gruppi di immigrati. Voli uguali a quello di ieri si sono svolti anche il 21 e 22 settembre scorsi, quando quattro charter decollati da Crotone (dove si trova uno dei centri di accoglienza in cui vengono smistate le centinaia di disperati che approdano in Sicilia) hanno trasportato circa 400 clandestini fino a una base militare nei pressi di Tripoli. Altri due charter sarebbero decollati invece il 24 settembre con altri duecento immigrati.

Il volo di ieri, oltre ad essere il primo che parte direttamente da Lampedusa, rappresenta una novità anche per la velocità con cui il trasferimento è stato organizzato e messo in atto dalla prefettura di Agrigento, che ha cercato di mantenere il massimo riserbo su tutta l’operazione. L’unica conferma ufficiale riguarda il via libera dato dal Viminale.

Gli immigrati rimpatriati fanno parte degli oltre 800 arrivati sulle coste siciliane negli ultimi giorni e una parte dei quali. Circa un centinaio tra etiopi e eritrei, sono stati trasferiti a Caltanissetta per le procedure di asilo politico. Altri novanta, di varia nazionalità, sono stati invece imbarcati ieri su un MD80 dell’Alitalia fatto arrivare appositamente a Lampedusa. Inizialmente la partenza era fissata per le 13, ma è poi slittata di tre ore a causa della modifica del piano di volo. L’aereo doveva infatti dirigersi verso lo scalo di Beida, nei pressi di Bengasi, ma è stato invece deviato a Tripoli.

L’operazione dimostra l’intenzione del Viminale di cominciare a raccogliere i frutti del lavoro diplomatico svolto all’interno dell’Unione europea per ottenere la revoca dell’embargo alla Libia, ottenendo in cambio una reale collaborazione del governo libico nel fronteggiare le carrette del mare. Una collaborazione che, stando agli sbarchi delle ultime ore, però si farebbe ancora desiderare. Non è escluso quindi che il Viminale abbia deciso ieri di forzare la mano organizzando il rimpatrio collettivo dei primi novanta clandestini, che oggi dovrebbero essere seguiti se non da tutti gli altri 800, almeno da buona parte di essi. Una situazione determinata anche dal fatto che tutti i centri di accoglienza del meridione sono, come quello di Lampedusa, in condizioni di emergenza a causa del sovraffollamento.

La strada scelta di Pisanu non piace però alle opposizioni, che già hanno annunciato una serie di interrogazioni parlamentari. Per il senatore dei Ds Antonio Iovine il trasferimento coatto rappresenta infatti «un caso senza precedenti di violazione dei diritti umani». Gli immigrati, chiede inoltre Iovine, «sono stati informati dei loro diritti fondamentali e in merito all’esercizio del diritto d’asilo?». E mentre Verdi e Arci chiedono al governo di «spiegare la natura di questi fantomatici accordi con la Libia», per il responsabile immigrazione della Margherita, Giannicola Sinisi, «è necessario rivedere la legislazione interna preoccupandosi di ricostruire dei canali legali di ingresso nel nostro paese».