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Treviso – La strumentale campagna leghista sul presepe

Intervista a Silvia Valenti del gruppo genitori a sostegno delle insegnanti

Cosa è successo alla scuola Ciardi di Treviso?
La Lega – che nella Marca gode ottima rappresentanza – ha scatenato una campagna allarmistica sul pericolo che corrono i valori cristiani, accusando maestre e responsabile della scuola di aver vietato la consueta recita di Natale con Gesù e il presepe.
È evidente che si tratta di una campagna razzista e strumentale, che vuole ancora una volta indicare nel diverso un pericolo, facendo leva sulle paure della gente.
Treviso è una ricca cittadina che vede la presenza di molti immigrati e dei loro figli, chi è nato in Italia, chi è arrivato con il ricongiungimento.
La polemica in questi giorni è montata sui quotidiani locali, fino da arrivare in Parlamento.
Ma in cosa è consistito il percorso intrapreso dalle maestre?

Abbiamo intervistato Silvia Valenti, una dei genitori degli alunni della scuola Ciardi.
[ascolta ]

D: Ci può spiegare che cosa realmente è successo a scuola?

R: La scuola Ciardi, da anni porta avanti un progetto culturale e, in questo caso, teatrale, in cui vengano approfonditi i temi dell’uguaglianza, del rispetto, della diversità, della pace. Ogni anno c’è un argomento trattato che viene rappresentato da tutti i bambini. Questa è la cosa fondamentale: tutti i bambini salgono sul palco.
Quest’anno la scelta è caduta su un filo narrante diverso: Cappuccetto Rosso. In realtà, non è la storia di Cappuccetto Rosso, ma è la storia di tutti i bambini, dell’amicizia, della scoperta dell’altro, attraverso questo personaggio; è la storia dell’infanzia che incontra la natura, che incontra altre infanzie, diverse da sé, e che incontra anche il lupo, quindi c’è una rappresentazione delle paure dei bambini. La storia ha anche un esito completamente diverso che, ancora, è una sorpresa perché la rappresentazione deve essere fatta.
Il lavoro punta l’attenzione sul fatto che, a volte, quello che noi intendiamo “il lupo”, altro non è che la diversità da noi, l’altro da sé. La rappresentazione teatrale è, quindi, un percorso di scoperta di una diversità che può essere anche momento di incontro e di amicizia.
Questa è la storia di Cappuccetto Rosso che sarà recitata in questa scuola.

D: Qual è il punto di vista di voi genitori rispetto a come questa recita è stata strumentalizzata?

R: Sono state chiamate in causa un sacco di questioni che non c’entrano nulla. La scuola ha una forte presenza di bambini stranieri, ma il discorso del rispetto dell’altro va bene a qualunque livello, per cui, oltre a festeggiare il natale nella sua accezione più profonda, queste maestre hanno fatto un lavoro supplementare, uno sforzo in più, che è stato messo all’indice da alcuni politici che si sono “qualificati” con le proprie dichiarazioni, dando anche dimostrazione di quanto poco conoscano la scuola. La scuola pubblica sta facendo, con moltissima fatica e con pochissimi mezzi, uno sforzo enorme di integrazione, di confronto, di apertura, perché la realtà, ormai, sta cambiando.
Noi, ormai, abbiamo a che fare con la presenza di moltissime religioni e culture quindi, è importante l’incontro tra queste, che non vuol dire proibizione dell’iconografia natalizia. Questa è stata tutta una grande menzogna, non è stato proibito nulla, tant’è che nella scuola in questione, il natale è stato affrontato da tantissimi punti di vista, religioso, storico, geografico, letterario, dagli insegnanti, non solo dagli insegnanti di religione. Quindi, non si capisce cosa vogliano queste persone che fanno delle critiche. Per fortuna, credo che la cosa possa andare avanti con autonomia e libertà, come bisogna rivendicare nella scuola laica, dove la laicità non è il laicismo ad oltranza, che è stato tirato in ballo scioccamente in questi giorni, è, invece apertura verso l’altro. E questo è anche il significato profondo del natale, sia per chi ci crede, sia per chi non ci crede: è, comunque, un incontro. Penso che sia i bambini figli di genitori non credenti, sia i bambini figli di cattolici osservanti, sia i mussulmani, gli ebrei, presenti in questa scuola, possano comunque trovarsi insieme di fronte a questo pensiero.
Per entrare ancor più nel merito, c’è da dire che il natale è una festa che va celebrata nell’intimità più profonda e, quindi, è stato attaccato un simbolo per utilizzarlo a fini strettamente politici. Penso che ogni genitore, tranne qualche persona assolutamente isolata, abbia preso le difesa della propria libertà individuale, della scuola e dei propri figli. Credo che questo sia qualcosa che non può essere attaccato, anzi che vada difeso strenuamente, contro tutti i tentativi di strumentalizzazione. C’è un ulteriore elemento in più che è dato nella scuola pubblica e cioè l’insegnamento della religione, che continua ad esserci.
Chi vuole un indottrinamento, una scuola confessionale, ha tutti gli strumenti per poterlo avere: iscrive i propri figli nelle scuole private, che adesso sono state parificate.
La tristezza nasce dal fatto di constatare, ancora una volta, come ci siano dei tentativi di creare tensioni, ostilità. Questo è un po’ il discorso che hanno fatto i politici di Treviso che, purtroppo, vengono seguiti anche dalle persone che hanno questo timore di un’invasione culturale e razziale. Ma questa cosa qui è tremenda, va smorzata assolutamente.
Mi sono piaciute molto le parole del cardinale Martini. Non avrei mai pensato di doverlo sostenere, ma è riuscito ad elevare la questione.

Vedi anche la lettera scritta ai giornali dai genitori