Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

da Il Mattino del 31 gennaio 2005

Incendiano il campo rom, sfiorata la strage

Ercolano. Qualcuno ci aveva già provato la settimana prima. Ma il raid contro il campo rom era andato a vuoto. Nella notte tra sabato e domenica, invece, i teppisti si sono organizzati a dovere. Armati di taniche di benzina, molotov e pistole lanciarazzi sono tornati. Stesso obiettivo: le baracche che ospitano cinque famiglie, in tutto ventitré persone, tra loro anche sette bambini, di origine rumena. I due episodi, probabilmente in collegamento tra loro – ma gli inquirenti stanno ancora indagando – hanno moventi comuni: l’ignoranza e il razzismo. I dieci giovani arrestati sono accusati di strage, detenzione illegale di arma e incendio doloso. Accuse dalle quali dovranno difendersi da oggi, durante gli interrogatori. E che già ieri, dopo l’arresto, hanno provato a respingere dicendo che è stata «solo una bravata». In manette sono finiti Antonio Paparo (25 anni), Giovanni Scognamiglio (23), Nunzio Formisano (23), Gennaro Imperato (23), Salvatore D’Andrea (20), Giovanni Capuano (21), Luciano Formisano (19), Giovanni Cozzolino (21) militare in ferma prolungata a Sulmona, Vincenzo Vitiello (28) e B.L. (17 anni), tutti residenti a Ercolano.

A parte Paparo, che ha piccoli precedenti penali, tutti gli altri sono incensurati. I carabinieri della compagnia di Torre del Greco li hanno bloccati mentre tentavano di scappare. Il raid poco prima delle 3.30. I giovani, giunti sul posto a bordo di due auto, hanno versato benzina attorno alle baracche. Poi si sono allontanati. Da una distanza di sicurezza hanno lanciato una bottiglia molotov e dei razzi per innescare il rogo. Svegliati dai rumori gli abitanti delle baracche hanno fatto in tempo ad accorgersi del fuoco e ad allontanarsi prima che le case di legno, mattoni e cartone fossero avvolte dalle fiamme. È stata una pattuglia dei carabinieri, in servizio di perlustrazione nella zona di via Aveta, a notare la scena. I militari, che hanno immediatamente allertato i vigili del fuoco, hanno fatto in tempo a bloccare una delle due vetture, una Fiat Punto, a bordo della quale sono state rinvenute due taniche vuote di benzina da 30 e 5 litri.

L’altra auto, una Nissan, è stata invece fermata dopo un breve inseguimento. I carabinieri hanno anche recuperato una pistola lanciarazzi, di cui gli arrestati avevano provato a disfarsi alla vista delle forze dell’ordine. «Ho visto la morte con gli occhi – dice uno degli ospiti del campo – e soprattutto ho temuto per l’incolumità dei miei due figli». L’episodio ha immediatamente innescato una gara di solidarietà nei confronti delle famiglie rom. E l’amministrazione comunale pensa di avviare qualche iniziativa per i rumeni: «Nelle prossime ore – afferma il sindaco Luisa Bossa – verificheremo se si tratta di rom ospitati precedentemente presso le suore del Sacro Cuore di corso Resina. Otto mesi fa, infatti, il Comune elargì un aiuto economico alle religiose perché ospitassero alcuni senzatetto che occupavano uno spazio poco distante da quello di via Aveta».