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Ansa del 2 marzo 2005

Immigrazione: Strage di Natale; teste, vedemmo tutti morire

Pakistano sopravvissuto ricostruisce tragedia di Portopalo

Siracusa, 2 Marzo – “Ho sentito gente urlare e disperarsi, persone che cercavano inutilmente soccorso: siamo intervenuti ma abbiamo fatto quello che era possibile, salvando soltanto una decina di persone”.
E’ uno dei passaggi della testimonianza resa, davanti la Corte d’ Assise di Siracusa, presieduta da Romualdo Benanti, di uno dei sopravvissuti al naufragio di Natale del 1996, avvenuto a largo di Portopalo di Capo Passero, sulla costa sud orientale della Sicilia, nel quale morirono quasi trecento persone tra indiani, pakistani e cingalesi. Sullo scranno dei testimoni è stato un pakistano scampato alla tragedia perchè, ha spiegato ai giudici, non riuscì materialmente a prendere posto sulla piccola imbarcazione poi colata a picco e fu dunque costretto, per sua fortuna, a restare sulla “Yohan” la ”nave madre” dalla quale, secondo l’accusa, i clandestini dovevano essere trasbordati su un’ imbarcazione più piccola con la quale avrebbero dovuto raggiungere le coste italiane. Unico imputato nel processo, ma contumace, è Ahmed Sheik Turab, un pakistano residente a Malta, ritenuto l’ uomo che organizzo’ la parte conclusiva del viaggio dei clandestini che avrebbe dovuto avere come meta l’ Italia.
L’uomo, assistito dall’avvocato Giuseppe Cristiano del foro di Siracusa, e’ accusato di omicidio volontario plurimo aggravato. Il testimone in poco meno di un’ ora ha rievocato le fasi cruciali dell’ inabissamento della piccola imbarcazione. Ha raccontato che il barcone sul quale anche lui avrebbe dovuto prendere posto, ma senza riuscirci, era “stipato sino all’ inverosimile” e che “le condizioni del mare erano impossibili”.
Il pakistano ha spiegato che la piccola imbarcazione con tutto il suo ”carico” era anche riuscita a compiere una sorta di circumnavigazione della ”nave madre” prima di inabissarsi. L’extracomunitario ha anche riferito della richiesta, rimasta inascoltata, fatta in quei tragici momenti al comandante della ”Yohan”, il libanese Youssuf El Hallal che originariamente era imputato nel processo, di lanciare la richiesta di soccorso alle autorita’ marittime.
Il processo e’ stato aggiornato al 13 aprile prossimo. In quell’udienza il pubblico ministero Paola Vallario dovrebbe anche sciogliere la riserva sulla possibilita’ di rinunciare a ascoltare altri testimoni. Nel processo si sono costituiti in giudizio come parte civile anche i familiari di numerose delle vittime che sono assistitti dagli avvocati Ezechia Paolo Reale, Umberto Di Giovanni e Simonetta Crisci.