Mentre il Parlamento Europeo sanzionava il governo italiano per le espulsioni
collettive da Lampedusa, con 51 voti contro 50 (e gli altri dove erano?
Già all’eroporto per tornare al proprio collegio elettorale), il Consiglio
e la Commissione si avviano a concludere accordi con la Libia sul “modello”
di quello italiano.
E intanto nel Canale di Sicilia la gente continua a
morire.
Alcune domande sarebbero d’obbligo:
Che fine hanno fatto i superstiti?
Quanto tempo è trascorso da quando è scattato l’allarme?
Che ruolo ha avuto
la marina italiana?
Chi ha avvistato i migranti prima che la loro imbarcazione affondasse?
Potevano
essere salvate altre vite?
Sappiamo per certo che queste domande rimarranno senza risposta, e che i
governi europei (forse anche il prossimo governo italiano: come non dimenticare
la strage della Rades I Kater e le proposte di Enzo Bianco che voleva delocalizzare
i cpt in Albania) continueranno sulla strada degli accordi di riammissione
che cancellano i diritti dei migranti e sempre più spesso le loro vite.
Nessuna trattativa è possibile con chi mercanteggia sulla vita delle persone.
A qualunque nazione, partito o governo appartenga.
Speriamo che la delegazione europea che dovrebbe recarsi presto a Lampedusa
e in Libia riesca a identificare e denunciare tutte le reponsabilità per
i morti in mare, e per i morti nel deserto.
Fulvio Vassallo Paleologo
Università di Palermo
Una strage dimenticata presto, e l’UE si avvia ad un accordo con la Libia
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