Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

Dal Piccolo del 27 giugno 2005

Gradisca – La parrocchia si schiera contro il Cpt

Don Qualizza ha parlato di «risposta sbagliata a una domanda di solidarietà»

«Non possiamo non interessarci a strutture che stanno sorgendo sul nostro territorio e che sono una risposta, ancora una volta egoistica e sbagliata, ad una domanda di solidarietà».
Una nuova condanna alla filosofia che sta alla base dell’istituto dei Cpt è arrivata dalla comunità gradiscana. Questa volta sono state le parole dal parroco della cittadina, don Maurizio Qualizza, a criticare la logica dei centri di permanenza temporanea per immigrati clandestini. Ma le sue riflessioni hanno anche aperto un inquietante interrogativo: «Per contro, saremmo davvero capaci di proporre un percorso di solidarietà alternativo?». Nel corso dell’omelia pronunciata al Duomo durante la celebrazione in onore dei Santi Pietro e Paolo, patroni della fortezza, il sacerdote ha invitato i fedeli a dare ascolto ad «una carità che quotidianamente ci interroga», creando un riuscito parallelismo fra il contesto sociale della chiesa dei due apostoli e quella odierna: un contesto in cui povertà, immigrazione e guerre esistevano oggi come allora. «Vivere la carità si caratterizza sempre più come la promozione di un bene comune che è salvaguardia e coscientizzazione dei diritti del singolo – ha affermato don Qualizza – . E in questo senso non possiamo certo rimanere indifferenti alla nascita, sul territorio di questa stessa comunità, di strutture che sono una risposta egoistica ad una richiesta di aiuto e di solidarietà, da parte di tante persone che ormai fanno parte di una realtà enorme e consolidata come quella della migrazione dei popoli».
Ma il sacerdote si è pure posto una domanda e l’ha girata ai fedeli: «Mi chiedo però quale modello di ’solidarietà alternativa’, personale o di comunità, saremmo in grado di proporre». Come a dire: non basta la contrarietà che unisce diverse anime della società civile, serve anche un credibile progetto di carità. Ed ha citato le parole del vescovo pugliese don Tonino Bello, a lungo in prima fila per l’umanizzazione del fenomeno migratorio in una terra che l’ha vissuto e lo vive tuttora in tutta la sua drammaticità: «Una chiesa che non sogna non è chiesa: è solo apparato. Solo chi sogna può evangelizzare. Occorre allora andare e piantarsi al centro della piazza, dove ferve la vita, dove passa la gente: all’incrocio delle culture, non per catturarle o servirsene, ma per orientarle e servirle».
Luigi Murciano