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Dal Piccolo del 22 luglio 2005

Cpt di Gradisca:«E’ un carcere di massima sicurezza»

Per la prima volta gli amministratori locali hanno potuto visitare l’interno del Cpt guidati dal prefetto D’Ascenzio

Quando i cancelli si rinchiudono alle loro spalle, dopo ben cinquantacinque minuti trascorsi nella struttura delle polemiche, gli amministratori locali sembrano parlare lo stesso linguaggio: «angosciante», «inquietante», «un pugno nello stomaco», «un carcere di massima sicurezza». Queste le definizioni rilasciate a caldo ieri mattina da quanti, fra i politici di casa nostra, hanno preso parte al primo sopralluogo all’interno del Cpt di Gradisca assieme ai funzionari del Viminale, nel corso della visita della delegazione romana capeggiata dal capo dipartimento per l’immigrazione Annamaria D’Ascenzio. Il ritorno del «prefetto dei prefetti» ha svelato per la prima volta cosa sorge oltre quel muro alto quasi cinque metri. E, al termine, i primi commenti riferiscono di un luogo capace di suscitare angoscia.
Asettico, claustrofobico, sorvegliato da decine di telecamere. Varcato anche il secondo portone dopo quello che dà sulla statale 305, la delegazione ha attraversato un piazzale protetto da alte inferriate: fungerà da parcheggio per i mezzi delle forze dell’ordine. Di fronte, l’ingresso vero e proprio, rigorosamente separato per uomini e donne. Qui funzionari e amministratori si sono trovati davanti alla futura sala di accoglienza, controllo, identificazione e smistamento dei trattenuti, adiacente ai locali riservati invece alle forze dell’ordine: una piccola stazione di polizia. Percorso un lungo corridoio, ecco le stanze deputate alle visite mediche, all’assistenza legale, gli uffici del giudice di pace e quindi gli spazi riservati alle eventuali visite dall’esterno e agli incontri con i mediatori culturali. Poco distanti, anch’essi divisi in due padiglioni a seconda del sesso, i locali adibiti a luoghi di culto. Stesso discorso per le mense: prima quella femminile, poi quella maschile. Pochi metri in un angusto cortile chiuso da inferriate e la delegazione ha raggiunto una seconda palazzina, i dormitori in cui i trattenuti dovranno rimanere, controllati a vista, durante la notte: una ventina di stanze da otto posti letto (sedici in casi d’emergenza), una quindicina di metri quadri cadauna, ciascuna con sei lavandini e quattro docce, i soffitti altissimi. I primi componenti d’arredamento sono arrivati: letti e sedie avvitati al pavimento per prevenire il loro utilizzo in caso di sommosse. La stessa tv è blindata in un contenitore. Le finestre non hanno sbarre, ma non sono apribili dall’interno: le aziona solo un dispositivo elettrico.
E alla fine del sopralluogo, l’incredibile: un ricco buffet proprio in quelle stanze un domani affollate da disperati. Ma nessuno fra gli amministratori ha né la voglia né il cattivo gusto di brindare.
Luigi Murciano