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da Il Corriere Romagna del 14 luglio 2005

Il caso di Youssef conquista subito il Parlamento

Rimini – Il caso di Youssef ha già conquistato il Parlamento. Sono infatti almeno tre, ma probabilmente saranno anche di più le interrogazioni che verranno presentate alla Camera dei Deputati e al Senato della Repubblica affinché si faccia luce su quanto successo sabato sera nella caserma dei carabinieri in cui è stato portato Youssef Mihraje, il ragazzo marocchino che ha denunciato alla Procura di Rimini di essere stato picchiato. Il senatore Sergio Zavoli e l’onorevole Sergio Gambini, annunciando la presentazione dell’interpellanza al ministero degli Interni e a quello della Difesa, hanno hanno espresso numerose perplessità sull’operato del carabiniere: “Colpisce il fatto che Youssef Mihraje, il giovane marocchino, si sia presentato alla magistratura ben sapendo di incorrere nello stato d’arresto e nel rischio di espulsione per reclamare i propri diritti. Ci sono diversi aspetti che richiedono maggiore chiarezza, dal resoconto letto sui giornali non sono note le ragioni per le quali è stato fermato dai carabinieri il marocchino, quali indagini e controlli abbiano svolto durante il periodo del fermo, le modalità del rilascio.

Il maghrebino parla di un fermo di un’ora e mezza circa, un lasso di tempo sufficiente per permettere ai militari di rilevare il suo status di clandestino e il provvedimento di espulsione emesso dal tribunale di Bologna, cosa che non appare essere avvenuta, come indica il rilascio. Quando in discussione c’è il diritto alla sicurezza dei cittadini del nostro Paese, le forze preposte sono richiamate non solo alla tutela dei diritti dell’individuo, ma anche ad una ulteriore attenzione, perché proprio sulla tutela di quei diritti e sull’osservanza delle leggi si fondano i loro tratti istituzionali e viene riconfermato il loro riconosciuto prestigio. Tutti, in ogni caso, siamo richiamati ad una urgente esigenza di verità”.

Il deputato Verde Mauro Bulgarelli chiederà ai ministri Pisanu e Martino (rispettivamente titolari di Interni e Difesa) “quale sia la valutazione dei fatti e quali azioni si intendano intraprendere per assicurarsi che simili accadimenti non si verifichino e, in particolare se i fatti in oggetto fossero confermati, affinchè la caserma della valle del Rubicone non sia mai più teatro di simili atti disumani ed illegali indegni del corpo dei Carabinieri”. “Episodi di questo tipo – è la valutazione di Bulgarelli – minano alle radici il processo d’integrazione facendo venir meno la credibilità delle istituzioni italiane agli occhi della comunità musulmana”.

Sul caso di Youssef è intervenuta anche la segreteria provinciale di Rifondazione comunista che per bocca di Pantaleoni ha puntato il dito contro il comportamento del militare e ha chiesto una mobilitazione generale di protesta. Anche il Laboratorio occupato Paz ha usato toni durissimi: “Il capro espiatorio ora è Youssef – questa una frase di un lungo comunicato – , un ragazzo di 23 anni, pestato, con grandi occhi scuri così come la pelle, color della terra, color delle sabbie del Marocco. Youssef oggi ha esercitato il suo diritto di resistenza, ha denunciato, a scapito di essere arrestato perché privo di documenti, i soprusi e le violenze subite, per questo sarà processato”.