Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

dal Messaggero Veneto del 23 luglio 2005

«Il Cpt è un vero carcere»

«All’interno del Cpt non potevamo aspettarci di peggio»

GRADISCA. «Lo stato dei lavori è a buon punto, tutte le strutture da un punto di vista progettuale sono ineccepibili, ma confesso che l’impatto visivo di tutte quelle sbarre è tremendo, una sensazione indescrivibile, non vedo come non lo si possa definire un carcere».
E’ un Franco Tommasini visibilmente scosso quello che, dopo la “visita guidata” di 45 minuti, si è presentato all’uscita dell’ex caserma “Polonio” insieme alla delegazione di politici locali, provinciali e regionali che, capeggiata dal capodipartimento ministeriale sull’immigrazione Anna Maria D’Ascenzio, per la prima volta ha potuto visionare di persona il Cpt.
«Una visione a dir poco angosciante – ha aggiunto il capogruppo ulivista Paolo Cappelli -. E’ un carcere di massima sicurezza, con tanto di celle. Brandine e mensole di ferro, sbarre alle finestre o nei cortiletti, tv incassati nelle pareti. Il risultato della filosofia di regolare i flussi migratori con la politica di muri e sbarre. E poi la conferma che all’interno del Cpt ci saranno due aree distinte: una maschile e una femminile, niente più alloggi, diciamo così, familiari, perché nella struttura non saranno ospitati bambini. Le famiglie, insomma, saranno divise».
Contestato da una trentina di anarchici, il presidente della Provincia Brandolin ha spiegato la situazione tecnico-giuridica dopo l’incontro con la D’Ascenzio. «Ci ha personalmente garantito che entro il mese ci saranno finalmente consegnati, grazie alla nuova legge di desecretazione, gli atti ufficiali relativi a progetti e iter seguito per l’approvazione degli stessi, in primis quello relativo alla presunta presenza di un rappresentante della Regione nella commissione tecnico-consultiva. Solo a quel punto, documenti alla mano, potremo finalmente partire con l’esposto congiunto di Comune, Provincia e Regione: un esposto al Tar o ad altro organismo competente. La struttura? E’ un carcere. I lavori sono in fase di ultimazione e l’apertura dovrebbe arrivare tra ottobre e dicembre».
La conferma che ormai governo da una parte, Comune, Provincia e Regione dall’altra siano sempre più al muro contro muro, inoltre, arriva dalle dichiarazioni di Brandolin sull’ormai imminente via alla gara per gli appalti relativi ai servizi correlati al Cpt (mensa e manutenzione). Un tema “scottante” sollevato nel corso della visita dall’assessore regionale Pecol Cominotto (presente in rappresentanza delle Regione insieme all’avvocato dell’Asgi – associazione studi giuridici sull’immigrazione – Gianfranco Schiavone). Chiaro, infatti, Brandolin: “Sappiamo che la partenza delle gare d’appalto è imminente, ma tutti abbiamo negato alla D’Ascenzio la disponibilità in proposito».
Marco Ceci

«All’interno del Cpt non potevamo aspettarci di peggio»

GRADISCA. «Tutto quello che di brutto ci aspettavamo di trovare lo abbiamo trovato. Una discorso è immaginare, studiare i progetti, ben altra cosa è vedere di persona. È un carcere di massima sicurezza e il senso che ho provato durante la visita di giovedì è stato di oppressione, di chiusura: un luogo davvero inquietante».
Si allinea con i pensieri espressi dai colleghi il capogruppo di maggioranza La Torre, pronto oltretutto a precisare che l’ipotesi di una conversione a carcere della struttura non è stata solo una “sparata” del sindaco. «Al contrario, l’ipotesi paventata dal primo cittadino è largamente condivisa sia in maggioranza che tra i banchi dell’opposizione. Chiaro, infatti, che tutti i pareri negativi finora espressi in merito ad una struttura del genere destinata a centro di permanenza temporanea, dove per quanto ci riguarda verrà rinchiusa gente che non ha commesso nessun reato, cambierebbero radicalmente in caso di conversione a carcere. Anzi, più che di conversione parlerei di destinazione a quella che strutturalmente è la sua funzione più logica, quella appunto di un penitenziario». Un La Torre pronto comunque anche a spegnere sul nascere la polemica della maglietta “No al Cpt”, indossata in occasione della visita all’ex caserma “Ugo Polonio” dal solo consigliere comunale di rifondazione comunista Greta Defend. «Non credo sia necessario dire che non basta indossare una maglietta per essere contro il Cpt. Un chiarimento, comunque, non certo una polemica: per quanto ci riguarda il fronte resta più che mai unito, anche alla luce dei risultati che abbiamo ottenuto e stiamo ottenendo. Credo, infatti, che l’aver ottenuto la desecretazione degli atti relativi ai progetti e all’iter burocratico che ha approvato la costruzione del Cpt rappresenti un grande traguardo, oltre che la premessa basilare e imprescindibile per adire finalmente alle vie legali contro una politica che vuole passare sopra anche alla volontà di questo territorio e di queste genti». Una visita inevitabilmente più “tecnica” visto il ruolo ma non certo sentimenti differenti quelli che animano le parole dell’assessore comunale ai lavori pubblici e all’urbanistica, Enea Giuliani. «Tecnicamente è una struttura settoriale, principalmente suddivisa in due aree. La prima, quella cosiddetta d’accoglienza e destinata ai locali per i controlli, ai vari uffici, alla sezione medico-assistenziale e alle mense urbanisticamente parlando è ineccepibile. Spazi ampi, servizi a norma, aria condizionata, tutti gli obblighi costruttivi sono stati rispettati e aggiungerei in maniera ottimale, ma è chiaro che per la seconda area, quella cosiddetta di permanenza, è difficile parlare da un punto di vista urbanistico. È vero che i servizi sono stati ben pensati, sono cioè funzionali al fine di garantire anche l’igiene, ma per quello che ho potuto vedere qualsiasi discorso tecnico diventa inevitabilmente secondario di fronte l’aspetto umano, in questo caso a dir poco imbarazzante visto che siamo di fronte a vere e proprie celle, con un utilizzo spropositato di ferro e acciaio e sbarre alte dai 3 ai 4 metri».