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dal Messaggero Veneto dell'11 agosto 2005

Molti immigrati pagano per avere un lavoro

Il segretario provinciale della Cgil di Gorizia denuncia: "Nell’Isontino non solo i cinesi subiscono precariato e irregolarità"

ROMANS. «Non sono solo i cinesi che sono costretti a pagare per trovare un lavoro, purtroppo è una “pratica” che interessa anche altri extracomunitari». La conferma che diversi immigrati, pur di trovare un’occupazione, anche se mal pagata, sono costretti a pagare un “pizzo” a propri connazionali o a “procacciatori” locali arriva dal segretario provinciale della Cgil, Roberto Massera. «Ma non è solo questo il problema di chi arriva da noi con speranze di vita migliori – rimarca il sindacalista –. Queste persone non solo fanno i lavori peggiori, ma, spesso, hanno stipendi bassissimi, al limite della sopravvivenza, che incidono su tutti gli aspetti della loro esistenza».
Massera sottolinea peraltro che, mentre negli anni scorsi un gran numero di queste persone denunciava i soprusi che venivano attuati nei loro confronti, «ultimamente c’è una diminuzione di queste segnalazioni e non perché la situazione sia migliorata, ma perché c’è paura. Il 75% delle vertenze contro i datori di lavoro, gestite dalla Cgil, riguarda gli extracomunitari – spiega Massera –, ma negli ultimi mesi questa percentuale si è abbassata. Il motivo è dovuto al fatto che molti immigrati, denunciando le irregolarità riguardanti la loro occupazione, temono di non trovare più lavoro dopo aver fatto la denuncia, visto che sono inseriti in un giro che, probabilmente, li taglierebbe fuori dal sistema lavorativo precario in cui sono inseriti. Per questo preferiscono continuare a operare in condizioni poco rispettose dei diritti del lavoro. È una situazione che cerchiamo di far venire allo scoperto ma con molta difficoltà».
Il sindacalista cita diversi “marchingegni” operati da alcuni datori di lavoro, «anche nel campo delle pulizie», per pagare poco gli extracomunitari. «Per esempio avevamo scoperto, qualche tempo fa, che c’erano datori di lavoro che, dopo aver pagato con un assegno il dipendente, la cui cifra veniva regolarmente registrata in busta paga, lo accompagnavano a incassarlo in banca e, quindi, si facevano consegnare, in contanti, una parte della cifra incassata. Ma questo è solo uno degli escamotage che vengono utilizzati per speculare sugli immigrati».
Una situazione presente anche nell’Isontino, che, secondo Massera, fa a pugni con la severità che molti chiedono nei confronti degli extracomunitari.
«Ritengo giusto pretendere che rispettino le regole e leggi del nostro paese – afferma –, ma dobbiamo essere noi i primi a rispettarle quando abbiamo a che fare con loro. Non basta farli lavorare, ma bisogna anche pagarli regolarmente ed evitare di speculare su di loro».
Patrizia Artico