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All’ombra degli ulivi: per un’indagine storico – antropologica del caporalato a Campobello di Mazara

Tesi di laurea di Giuseppe Procida

Papers, una rubrica di Melting Pot per la condivisione di tesi di laurea, ricerche e studi.
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Alma Mater Studiorum – Università di Bologna
Corso di laurea in Antropologia, Religioni, Civiltà Orientali
Tesi di laurea in Storia, Società e Famiglia

All’ombra degli ulivi: per un’indagine storico-antropologica del caporalato a Campobello di Mazara

di Giuseppe Procida
(Anno accademico 2021/2022)

Introduzione

Questo lavoro di ricerca nasce da un interesse personale e da esperienze concrete vissute in vari contesti sociali e politici legati alla migrazione straniera in Europa. Nello specifico, sono stato attivo come “volontario”, sia presso delle Ong europee che a livello individuale e informale, in campi profughi nel nord Europa e nei Balcani, alle frontiere italiane nordoccidentali e nord-orientali (con Francia e Slovenia principalmente) e in diversi contesti in Sicilia. Anche se nato e cresciuto in questo territorio, le mie esperienze più intense e impegnate sono avvenute al di fuori di esso. Ho costruito le mie idee e conoscenze in materia viaggiando e vivendo in prima persona contesti territoriali, sociali e politici caratterizzati da una forte presenza migratoria. Dunque, nel mio caso, l’empiria precede la teoria. Non una “vaga idea iniziale di voler studiare una certa realtà” (per parafrasare William F. Whyte), né un interesse esclusivamente accademico, hanno motivato la scelta di questo tema cruciale e complesso, cioè il caporalato in Sicilia.

Ritengo sia utile premettere, per chi leggerà, che chi scrive ha già maturato delle idee ben precise in materia attraverso la propria esperienza personale. Pertanto, lo scopo di tale lavoro non sarà scoprire se il caporalato esista o meno in Sicilia, né dare un giudizio di valore assoluto a riguardo (se sia giusto o sbagliato moralmente parlando). L’assunto di partenza è che il caporalato è un fenomeno ormai radicato nella società e nell’economia di quest’isola, e non è esclusivo di questa zona, ma è contemporaneamente nazionale e globale. Rispetto al passato, però, il tratto caratteristico e determinante del caporalato odierno è costituito dalla forte presenza di manodopera straniera, immigrata, spesso “irregolare” (senza documenti), precarizzata, discriminata e fortemente sfruttata, tanto da poter essere assimilata a forme di vera e propria schiavitù contemporanea. Quest’indagine, senza pretesa di esaustività riguardo un tema altamente complesso, vuole essere una prima elaborazione più formale e teoretica, supportata dalle sopracitate esperienze extra-accademiche, articolata su tre capitoli a cui corrispondo tre prospettive di fondo: una base storica del caporalato in Sicilia; un’analisi antropologica più generica delle categorie di lavoro, migrazione e società; uno studio di caso (o case study) etnografico sulla realtà di Campobello di Mazara. Il primo capitolo partirà da un paragone con le forme di schiavitù nel Mediterraneo e soprattutto in Sicilia del Tardo Medioevo e della Modernità, attraverso brevi cenni ed esempi storici significativi. Da questi, ci si ricollegherà ad eventi chiave del secolo scorso e odierni accomunati da sfruttamento lavorativo, organizzazione e 6 lotta sindacale bracciantile, in particolare: i moti di Avola del 1968 a confronto con le rivolte di Rosarno (gennaio 2010) e lo sciopero dei lavoratori immigrati autorganizzato a Nardò (estate 2011). Sarà concluso da alcune brevi considerazioni sugli effetti di tali rivolte e delle normative nate appunto in seguito a tali avvenimenti, nel 2011 e nel 2016, le quali definiscono il caporalato come reato penale e ne regolano le modalità di perseguibilità e punibilità. Il secondo capitolo, più marcatamente antropologico, si concentrerà sull’analisi di categorie e concetti legati al lavoro migrante nella società siciliana e italiana e al panorama normativo dell’immigrazione. Si passeranno in rassegna, brevemente, la letteratura e alcune prospettive socioeconomiche e antropologiche in materia, quali le teorie sociologiche sulla segregazione etnica della manodopera migrante in Italia, la tesi della successione ecologica o sostitutiva della forza lavoro autoctona, il cosiddetto “modello migratorio mediterraneo” e altri paradigmi interpretativi impiegati in questi settori per analizzare e comprendere i fenomeni presi in esame. Un quadro generale delle leggi italiane sull’immigrazione e alcune considerazioni finali sul concetto di agentività migrante e sui percorsi di attivismo politico migrante degli ultimi decenni completeranno questa sezione.

Infine, la terza parte verterà sul soggetto specifico e principale di questa ricerca: il caso del ghetto di Campobello di Mazara, in provincia di Trapani, e del caporalato ivi concentrato. Utilizzando una metodologia più etnografica e qualitativa, e dando più spazio alle voci e alle opinioni dei soggetti intervistati in un periodo relativamente breve (qualche mese), si proverà a riflettere sui temi e i problemi costitutivi di un fenomeno profondamente radicato nell’economia e nel tessuto sociale locale, inscindibilmente legato alla dimensione nazionale e globale del lavoro, della filiera agroalimentare e della grande distribuzione organizzata. Vi saranno anche delle considerazioni metodologiche sulla rilevazione dei dati e delle interviste, dei soggetti coinvolti e dei contesti in cui sono state effettuate, con la consapevolezza di non poter esprimere un giudizio definitivo su una realtà tanto complessa, osservata e partecipata in un periodo breve e condensato. In conclusione, l’intenzione principale non sarà tanto il voler creare o testare una specifica teoria conoscitiva di un dato fenomeno sociale, quanto, alla maniera delle ricerche antropologiche di campo più impegnate, ‘mettere di fronte agli occhi’ un oggetto già esistente, una realtà che opera a prescindere dalle ipotesi scientifiche e dai saperi tecnici, traendo spunto dalle riflessioni e dai metodi delle etnografie militanti esistenti. Cercando di congiungere impegno sociale e politico con la riflessione e la ricerca accademica, considero questa tesi di laurea come la fase iniziale di un lavoro più ampio che verrà approfondito nel tempo e nello spazio, oltre i limiti di queste pagine, e con mezzi tecnici più adeguati, allo scopo di restituire un’immagine più esaustiva, veritiera ed utile all’agire sociale impegnato.