Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

da L'Arena del 13 novembre 2005

Un sindacato sociale per lavoratori migranti

Verona – Sono africani, pakistani, bengalesi, srilankesi e
maghrebini che lavorano nelle fabbriche metalmeccaniche, in
qualche conceria, nei grandi magazzini e nei centri commerciali
del veronese, tutti regolari, i circa 2000 iscritti al
Coordinamento Migranti di Verona, l’associazione che, fiduciosa
di sapersi autorappresentare, ha scelto di federarsi alla Cub
(Confederazione Unitaria di Base).
Per il legale dei migranti, l’avvocato Roberto Malesani, «il dato
associativo non basta più, con il patto federativo pensiamo di
intervenire sui luoghi di lavoro, presso le aziende e in ogni
luogo dove gli immigrati avanzino rivendicazioni basate sui loro
bisogni: è un sindacato di tipo sociale, la Cub ha esattamente
questo spirito, da qui la nostra scelta».
I problemi degli immigrati veronesi sono quelli di tutta la
manodopera d’oltre frontiera: tempi, modi e criteri per ottenere
il contratto di soggiorno, ed inoltre l’emergenza casa: sfratti,
mercato nero degli affitti, accesso all’edilizia pubblica. Per
questo, rileva Malesani, all’assemblea indetta dal Coordinamento
Migranti erano presenti anche rappresentanze di sportelli di
immigrati già federati alla Rdb (Rappresentanza sindacale di
Base) della Cub, soprattutto dal Nordest: Padova, Venezia,
Treviso, Monfalcone, Gorizia, Vicenza.
Ma è Verona a far scuola, spiega Malesani, perchè qui il rilascio
dei permessi di soggiorno avviene in tempi «sopportabilmente
rapidi» grazie al lavoro dell’associazione.
Da aprile, sottolinea, «è in corso un esperimento: le situazioni
consolidate vengono valutate con rapidità, i permessi vengono
rilasciati in giornata. Adesso la nuova emergenza è dove la
Bossi-Fini prevede per i contratti di soggiorno che l’immigrato
debba dare certificazione di avere una casa idonea, secondo i
criteri della residenza pubblica».
Ma, per capire davvero cosa succede a Verona, rileva Germano
Raniero, lavoratore ospedaliero da dieci anni nella Cub, di cui è
adesso coordinatore regionale per il Veneto, «bisogna tenere
presente che la città è un po’ particolare, ci sono stati vari
episodi di intolleranza anche grave, momenti di forte scontro
sociale, con tra l’altro la Lega Nord sempre in prima linea
contro gli immigrati, sposata spesso con frange neonaziste
veronesi». Secondo Raniero, la scelta di federarsi con il
sindacalismo di base è dovuta al fatto che gli immigrati «si sono
riconosciuti nelle parole d’ordine Cub, nel suo discorso
politico: dalla contestazione dei Cpt e della Bossi Fini, ma
anche della Turco-Napolitano di cui è il prolungamento,
all’affermazione della libertà di circolazione dei migranti. In
materia sindacale, noi siamo perchè tutti abbiano gli stessi
diritti, lo stesso trattamento, in fabbrica non ci sono soggetti
di serie B, che finirebbero per essere gli immigrati che pagano i
contributi Inps e non possono più riscattarli».
«Molti immigrati che lavorano sia nella zona industriale di
Verona che di San Bonifacio», rileva ancora Malesani, «si sono
accorti che in questi ultimi anni la politica di Cgil Cis Uil li
sta un po’ abbandonando. I sindacati confederali non sono più
come cinque o dieci anni fa, quando facevano una politica molto
attiva sui diritti dei lavoratori stranieri, adesso con la crisi
e le ristrutturazioni se c’è la cassa integrazione nove su dieci
sono immigrati. La nostra impressione è che non si vogliano
mobilitare sui nostri temi, fanno una politica
autoconservativa».
«Nemmeno per sogno», la replica del segretario regionale della
Cgil, Diego Gallo, «tant’è che gli immigrati iscritti aumentano
in modo rilevante, stiamo facendo migliaia di congressi di base e
verifichiamo una partecipazione attiva di moltissimi immigrati,
senza rilevare nessuna difficoltà. Anzi gli immigrati riconoscono
in Cgil e nelle confederazioni l’unico punto di riferimento
sindacale. Adesso ci saranno i congressi di camere del lavoro e
di categoria: abbiamo assunto il principio di inserire nei nostri
organismi dirigenti la quota proporzionale di immigrati e spero
che arrivino ad assumere massime responsabilità».