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Lavoratori Est – Italia notifica a Ue mantenimento delle barriere

Bruxelles, 28 apr. (Apcom) – L’Italia ha formalmente notificato alla Commissione europea il prolungamento delle barriere che impediscono il libero accesso ai cittadini dei nuovi Paesi Ue del centro-est Europa per altri tre anni. Lo ha riferito ad Apcom, Katherina von Scnurbein, portavoce del commissario Ue responsabile in materia – il titolare del portafoglio Occupazione e Affari Sociali, Vladimir Spidla.

La decisione era stata anticipata da Apcom ai primi di marzo e “l’orientamento” era stato confermato dal ministro uscente del Lavoro, Roberto Maroni, in’un intervista del 17 marzo scorso. La portavoce Ue ha confermato che oltre a prolungare il ‘periodo transitorio’, l’Italia innalzerà contemporaneamente le quote di ingresso per i lavoratori dei Paesi neocomunitari a 170.000 unità.

A marzo Maroni aveva inoltre annunciato la firma di accordi bilaterali con Slovenia e Ungheria che “elimineranno tutti gli ostacoli e le procedure burocratiche affinché tutti i cittadini sloveni e ungheresi che verranno in Italia a lavorare non abbiano alcuna difficoltà”.

Al momento dell’allargamento dell’Ue nel 2004, 12 su 15 membri della ‘Vecchia Europa’ decisero di applicare misure restrittive per frenare l’afflusso di lavoratori dall’est: tutti tranne Gran Bretagna, Irlanda e Svezia. Il primo ‘periodo transitorio’ scade il 30 aprile, ed entro quella data i Paesi interessati devono comunicare all’Ue se intendono liberalizzare o prolungare il regime fino al 2009, come ha fatto l’Italia. Oltre quella data è prevista un’ulteriore estensione fino al 2011, che deve però essere giustificata. Le restrizioni riguardano solo gli ‘otto dell’est’ e non i due nuovi membri mediterranei, ovvero Cipro e Malta.

Austria e Germania si sono schierate su una linea ‘protezionista’, con il mantenimento delle restrizioni, citando la vicinanza geografica ai Paesi neocomunitari e le tendenze sfavorevoli per l’occupazione. Anche gran parte degli altri membri Ue manterranno le barriere, seppure con qualche parziale apertura. La Francia ha annunciato oggi una liberalizzazione limitata a sette settori economici: edilizia e lavori pubblici, alberghiero-ristorazione, agricoltura, metalmeccanico, industrie di lavorazione, commercio e servizi di pulizia. Spagna, Portogallo, Finlandia e Grecia hanno invece scelto la strada dell’apertura completa.