Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza
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Said libero! Chiudere i CPT!

Comunicato del centro sociale Tpo, Bologna

Nella notte tra il 2 e il 3 marzo 2003 nel Cpt di Via Mattei si consumò una violenza gravissima ai danni dei detenuti e delle detenute. Guidate dall’ispettore di polizia Giacomo Alessi e accompagnati dal responsabile della Croce Rossa Italiana Silvano Tedeschi (gestore della struttura fino al 2005), diversi uomini della polizia irruppero nelle camere e nella saletta TV dei detenuti e picchiarono violentemente decine e decine di persone. Era una raid punitivo, una ritorsione esemplare degli agenti di polizia contro tutti i detenuti perché poco prima due immigrati avevano tentato una fuga. Quando le parlamentari Titti de Simone e Katia Zanotti entrarono all’indomani per un sopralluogo, trovarono in diverse stanze e sui corpi di diverse persone le tracce del mattatoio e depositarono un’interrogazione parlamentare.
Una delle vittime di quel pestaggio era Said Imich, oltre ai colpi di manganello gli spezzarono un dito e gli spaccarono lo scudo antisommossa in testa. Infine i poliziotti fotografarono per ricordo gli immigrati più malridotti, e Said fu scelto tra i più belli per lo scatto.

La scorsa settimana si è finalmente aperto il processo che vede imputati per violenze l’ispettore, attualmente responsabile della Questura per il Cpt Mattei e tre agenti. Le testimonianze di Said e la sua determinazione ad esigere giustizia, sono state fondamentali per aprire un procedimento contro le forze dell’ordine responsabili di quell’azione, che nei centri di permanenza temporanea possono operare in maniera arbitraria, riparati dal terrore di immigrati senza diritti e dai divieti di ingresso ad associazioni e giornalisti. Il processo vede imputati per danneggiamento della struttura e resistenza contro i poliziotti anche otto detenuti.

Il paradosso è che in quanto immigrato clandestino Said non può partecipare alle udienze. Il permesso di soggiorno per motivi di “giustizia” ha infatti una validità complessiva di soli sei mesi. Said deve andarsene dall’Italia, non importa che abbia subito senza motivazioni un abuso che ora è all’esame del giudice.
Ma di quale giustizia parliamo se le vittime non possono testimoniare in aula contro i loro carnefici?

Said è un testimone scomodo, non solo perché non ha cancellato dalla propria memoria la notte del pestaggio, ma anche perché intende dimostrare ai suoi compaesani che “in Europa la parola diritti umani deve valere anche per gli immigrati”.
Lo scorso sabato l’ultima ritorsione delle forze dell’ordine contro di lui: prelevato dal posto dove abita e dove ha pure lavorato con un progetto del Comune – il dormitorio Sabatucci – Said è stato rinchiuso in una camera di sicurezza e verrà processato per direttissima, per aver violato la legge sull’immigrazione, ossia perché è ancora in Italia nonostante abbia ricevuto l’espulsione.

Per Said Imich e per le centinaia di Said che subiscono la violenza della detenzione amministrativa che, fuggendo, protestando e testimoniando si ribellano ai carceri etnici

chiediamo

– la chiusura immediata di tutti i CPT: non sono necessari altri mesi per vedere la barbarie della detenzione amministrativa. Nessun superamento è possibile, l’umanizzazione dei lager per migranti è una farsa;

– l’amnistia per tutti i migranti che, come gli otto imputati ora e come tanti altri in Italia, sono sotto processo per essere insorti contro il sistema Cpt;

– l’amnistia per tutti gli attivisti dei movimenti che, come nello smontaggio di Bologna, hanno praticato con iniziative politiche l’unica alternativa possibile al sistema della detenzione di esseri umani innocenti.

Said libero, Said regolarizzato subito!

Chiudere i cpt! Libertà di movimento! No man is illegal!

Bologna 19 giugno 2006