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da Repubblica on line del 30 luglio 2006

Malta, barca di clandestini alla deriva – Tra le vittime anche sette bambini

LA VALLETTA – Vincenzo Nardulli, 52 anni, comandante del peschereccio Saverio De Ceglia ha ancora negli occhi le immagini strazianti della scorsa notte. Insieme ai quattro uomini del suo equipaggio ha soccorso un gruppo di clandestini finiti in mare dopo che la loro imbarcazione si era spezzata in due. Qualche ora prima che l’italiano li avvistasse un’imbarcazione maltese aveva affiancato gli extracomunitari e si era allontanata rapidamente rispondendo all’Sos dei naufraghi con un’incitazione a nuotare fino alla terraferma. Nardulli ha avvistato i clandestini a 40 miglia da Malta, in acque territoriali de La Valletta. Erano tutti già in acqua.

Solo in 13 ce l’hanno fatta. Ancora incerto il numero dei morti. Alcuni sopravvissuti sostengono che ad annegare sarebbero stati in 17, altri parlano di 20 morti. Tra le vittime anche sette bambini, come ha confermato il vicepremier maltese Tonio Borg. Due erano neonati di tre e sei mesi, mentre altri cinque avevano meno di dieci anni ed erano fratelli. Sono annegati insieme alla madre. Si è salvato il sesto fratello che ha visto sparire tra le onde tutta la sua famiglia. Ora si trova, assieme agli altri sopravvissuti, nel centro di detenzione di Lyister in gravissime condizioni psicologiche come le madri dei due neonati che non sono riuscite a trarre in salvo i loro piccoli.

“E’ stata un’esperienza tremenda – ha raccontato Nardulli – Gli extracomunitari erano in condizioni tragiche. Stremati, disidratati, hanno riferito di essere rimasti senza bere né mangiare per tre giorni”. Recuperarli, ha aggiunto, è stato difficile: “Il peschereccio è alto e non avevano le forze per issarsi a bordo. Abbiamo dovuto usare le cime”. Il peschereccio lascerà Malta stanotte, le autorità de La Valletta l’avevano autorizzato a salpare nel pomeriggio, ma le cattive condizioni del mare l’hanno costretto a rinviare il viaggio verso la Sicilia.

Sull’ennesima tragedia dell’immigrazione è intervenuto il portavoce dell’Alto Commissariato Onu per i Rifugiati Laura Boldrini. “E’ evidente che la situazione è sempre più drammatica e che la traversata del Mediterraneo è diventata ormai una roulette russa. I trafficanti utilizzano imbarcazioni non adatte e le affidano a gente inesperta che non ha mai visto il mare”, ha commentato. “I pescatori poi, sempre più spesso, – ha aggiunto – decidono di non ottemperare alla legge del mare perché si sentono penalizzati dalle norme sull’immigrazione e temono le ripercussioni burocratiche e giudiziarie che seguono al soccorso degli immigrati in difficoltà”.

Cosa può succedere? “I pescherecci che portano in salvo i clandestini spesso, una volta giunti a terra, vengono sottoposti a fermo da parte dell’autorità giudiziaria – continua la Boldrini – e il comandante dell’imbarcazione rischia, in alcuni casi, un’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina”. Per la portavoce, ha ragione “il ministro Amato ad invocare una più stretta azione di pattugliamento congiunto tra gli stati dell’Ue nel rispetto, però, delle garanzie dei richiedenti asilo e dei rifugiati che potrebbero trovarsi a bordo delle carrette del mare”.

E a chiedere un potenziamento dei pattugliamenti è anche il vicepremier maltese Tonio Borg che ha sollecitato un coinvolgimento della Libia nelle operazioni. Ma i drammatici epiloghi dei viaggi della speranza non fermano gli sbarchi: l’equipaggio della nave militare ‘Sibilla’ ha soccorso, a 23 miglia a sud di Lampedusa, una piccola imbarcazione in vetroresina che stava imbarcando acqua, su cui viaggiavano diverse decine di immigrati. I clandestini sono stati fatti salire a bordo della nave italiana prima che il natante affondasse. Altri 11 clandestini, tra cui due donne, sono riusciti a raggiungere l’isola di Linosa. I carabinieri li hanno fermati a terra.

Non ce l’ha fatta, invece, uno dei sopravvissuti soccorsi dopo la tragedia avvenuta al largo di Lampedusa tra venerdì e sabato. E’ morto al Civico di Palermo dove era stato portato in condizioni disperate con l’elisoccorso.