Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

Lampedusa e la Sicilia.

Da frontiere Sud della fortezza Europa a ponti di cooperazione e solidarietà fra i popoli del Mediterraneo.

Lo stillicidio sempre più frequente di naufragi sta funestando questa stagione, nella quale c’è chi si gode un meritato riposo, ma c’è anche chi dopo una vita di stenti o per fuggire dalle guerre investe i risparmi di tutta la famiglia per raggiungere le nostre coste con la speranza di una vita migliore ed invece trova la morte.

Le ultime tragedie sono l’ennesima drammatica dimostrazione che il diritto ad un futuro migliore non possa essere fermato militarmente.

Se non ci si fa accecare da irrazionali ostilità razziali, i nostri antenati possono trasmetterci la memoria degli enormi pericoli e sacrifici che affrontarono durante le emigrazioni.

Anziché individuare le cause delle migrazioni e le responsabilità di chi si arricchisce sulla loro pelle non solo con le carrette del mare, ma anche con il lavoro nero, c’è chi ha fatto le proprie fortune elettorali (speriamo giunte al tramonto) dando addosso non ai carnefici ma alle vittime innocenti del nuovo schiavismo, conseguenza della crescente precarizzazione dei rapporti di lavoro. Decenni di politiche neoliberiste di progressivo smantellamento dello stato sociale, privatizzazione dei beni comuni e potenziamento di uno stato di guerra permanente con crescenti spese militari e politiche repressive contro i migranti sono purtroppo le fondamenta della costruzione di un’Europa dei banchieri e dei mercanti.

Da anni ci battiamo per costruire un’Altra Europa, alternativa alla fortezza militarizzata, che taglia i servizi sociali e dilapida denaro pubblico in politiche d’apartheid.

Nel Mediterraneo in questi anni le mafie e le bande criminali si sono arricchite impunemente, perché parti integranti di regimi corrotti e liberticidi, ma giustificati in quanto facenti parte della Nato(vedi Turchia) e di mire neocoloniali(vedi Tunisia, Marocco e Libia).

Il Sud d’Italia, la Sicilia e Lampedusa, trovandosi nel cuore del Mediterraneo possono diventare un laboratorio di nuove politiche d’accoglienza, in continuità con le iniziative del luglio scorso in Puglia ed in Sicilia.

L’alternativa alla legge Bossi-Fini non può limitarsi a smussare il nauseante razzismo della Lega, quando poi si condivide la necessità di fermare le partenze dal NordAfrica sostenendo illegali operazioni di contrasto in mare (non possiamo dimenticare l’affondamento della nave albanese Kater I Rades nel canale d’Otranto nel marzo ’97); l’alternativa non può essere il ritorno alla legge Turco-Napolitano, che ha istituito le galere etniche, l’alternativa non può che iniziare dalla chiusura di tutti i CPT e dal blocco della costruzione di nuovi, come quello in programma a Lampedusa in contrada Imbriacola a fine d’anno.

Lampedusa è stata trascurata nella valorizzazione delle sue risorse, a partire dalle potenzialità turistiche, dai governi a livello nazionale, regionale e locale, che neanche hanno saputo garantire l’acqua potabile ai residenti ed ai turisti ed adeguati collegamenti con il continente, mentre s’ingrassano nuove clientele che prolificano nei dintorni del business erroneamente definito “umanitario”; che cosa ci sia di umanitario nella gestione e controllo di un lager, che calpesta i più elementari diritti umani di persone, che non hanno commesso alcun reato e che, per le leggi razziste ancora in vigore, vengono recluse e deportate nei loro paesi d’origine, qualcuno ce lo dovrebbe spiegare.

Si potrebbe invece fare di necessità virtù “Valorizzando la solidarietà come risorsa per lo sviluppo locale”, garantendo la libera circolazione e la regolarizzazione permanente dei migranti, riconvertendo le enormi risorse pubbliche, investite per disumane politiche securitarie, per nuove politiche d’accoglienza dei migranti, anziché innescare fratricide guerre fra poveri. La costruzione di progetti di cooperazione per lo sviluppo locale di Lampedusa potrebbero valorizzare la volontaria presenza dei migranti, come risorsa per il rilancio diversificato dell’economia dell’isola, a partire da un turismo solidale (come già positivamente sperimentato in alcuni paesi della Calabria) e da rapporti equi fra le popolazioni che transitano nell’isola ed i lampedusani.

Le iniziative in preparazione per domenica 10 sono un ulteriore passo nella direzione della costruzione di un’Altra Lampedua

Rete Antirazzista Catanese, Attac-Sicilia, Comune di Riace(Rc)-città dell’accoglienza, associazione Senza Confine, Circolo Arci Thomas Sankara (Me)