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da La Repubblica di Bari del 19 settembre 2006

Schiavi dell’Est anche nei vigneti

Espulsione per dieci extracomunitari. Protesta il centrosinistra: “Subito l’emendamento Amato”.

Giuliano Foschini

Lorenza Pleuteri

Ora c’è anche l’uva. I clandestini, gli immigrati che spesso diventano schiavi del Tavoliere, non hanno più la quasi esclusiva solo del pomodoro. Cominciano ad affacciarsi anche nel mercato più ricco della vendemmia, sino a oggi territorio dei braccianti locali. La scoperta l’ha fatta ieri il commissariato foggiano di San Severo: i poliziotti, in un’azione coordinata con la direzione provinciale del Lavoro, hanno scoperto nelle campagne tra Poggio Imperiale e San Paolo Civitate dieci contadini dell’Est impegnati nella raccolta dell’uva bianca. Erano bulgari e romeni, privi di permesso di soggiorno: contro di loro sono già partite le procedure d’espulsione. Per gli sfruttatori, invece, ci sarà un’inchiesta penale. Cinque imprenditori agricoli sono stati indagati per lo sfruttamento della manodopera clandestina, un caporale è accusato di aver fatto da intermediario.

Due giorni fa altri 11 proprietari terrieri sono stati denunciati dalle forze di polizia, mentre a Taranto la questura ha rintracciato ed espulso sette clandestini, quattro di nazionalità romena e tre albanesi. A preoccupare gli investigatori foggiani però è il fatto che per la prima volta la manodopera straniera e irregolare venga utilizzata per la vendemmia. I risvolti sono due: da un lato c’è il fenomeno del lavoro nero e clandestino che si allarga a macchia d’olio. Più grande diventa, più è difficile da controllare. Dall’altro c’è il problema sociale. La raccolta dell’uva è sempre stata prerogativa dei braccianti locali e anche per questo sempre ben pagata: una giornata vale 40 euro, seppur quasi sempre senza contributi. La concorrenza (e la disperazione) straniera faranno sicuramente scendere i costi. I primi segnali di nervosismo ci sono già stati. Nella zona tra Barletta e Canosa si racconta di intimidazioni e aggressioni a braccianti stranieri da parte di contadini italiani.

L’avvio delle dieci procedure d’espulsione continua a far indignare il centrosinistra pugliese. Il segretario regionale di Rifondazione, Nicola Fratoianni, ha chiesto un intervento immediato della giunta Vendola affinché il governo nazionale faccia qualcosa. «Non è possibile – spiega – che questi ragazzi, dopo essere stati vittime e schiavi dei caporali, debbano essere cacciati dal territorio italiano». Sulla stessa linea il senatore della Margherita, ed ex sottosegretario agli Interni, Giannicola Sinisi, che si fa promotore di un’azione tra i parlamentari pugliesi per sollecitare il ministro Amato a modificare l’articolo 18 del testo unico sull’immigrazione per concedere il permesso di soggiorno ai clandestini disposti a denunciare «inaccettabili abusi».
«Soltanto in questa maniera riusciremmo a impedire forme così pesanti di ricatti. La legge Bossi-Fini di fatto ha messo i lavoratori nelle mani dei pregiudicati. L’ipotesi Amato, con i permessi di soggiorno per motivi umanitari – continua il senatore pugliese – porterebbe sullo stesso piano i caporali e gli sfruttatori della prostituzione, due categorie che ancora rincorrono inaccettabili forme di schiavitù». Il governo ha comunque deciso di muoversi per risolvere la situazione della Capitanata. Mercoledì arriverà a Foggia il sottosegretario al ministero dei Diritti e delle pari opportunità, Donatella Linguiti: in agenda incontri con i vertici delle forze dell’ordine, le autorità locali, i rappresentanti delle categorie del mondo del lavoro e anche i movimenti e le associazioni che operano nei campi della Capitanata. «Voglio capire meglio la situazione, dopo le notizie sulle condizioni di sfruttamento e sui casi di scomparsa – anticipa – e voglio che in questa terra si sentano l’attenzione e la vicinanza di Roma. I fatti denunciati sono gravissimi. La schiavitù è una parola che sembrava scomparsa. E invece ora riemerge. Non è possibile né sottovalutare questi fenomeni criminali né tollerarli».

Martedì sarà a Bari, invece, la commissione governativa per verificare gli standard dei centri d’accoglienza della città. A fine mese a Roma sbarcherà il ministro della Giustizia polacco. Incontrerà il suo omologo italiano, il guardasigilli Clemente Mastella, e si confronterà con due magistrati di punta della procura barese: il responsabile della Direzione distrettuale antimafia Giovanni Colangelo e il sostituto procuratore Lorenzo Lerario, il magistrato che a luglio ha chiuso con più di venti arresti l’inchiesta sui trafficanti di braccia della Capitanata e che ora sta indagando sulla morte di 15 braccianti polacchi.