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da Il Manifesto del 7 ottobre 2006

Un cpt comunale per i rom romani

150 rom rumeni reclusi per quattro giorni in una struttura del comune. Tensione e proteste, poi il trasferimento a Ciampino.

«Superamento dei Cpt»:
sul punto il programma dell’Unione era stato chiaro.
E qualcuno ha
pensato bene di dare una mano al governo di centrosinistra per
raggiungere lo scopo. Quello che non si sa ancora esattamente è di chi
la
responsabilità.

Il primo Cpt «superato» è quello di Ponte Galeria a
Roma,
sostituito nelle sue funzioni da uno spazio pubblico comunale –
l’Ufficio
per il decoro urbano
dell’XI circoscrizione, e non è una
battuta – adibito
a centro di detenzione transitorio. Una sorta di «Cpt
clandestino just in
time», come è stato subito ribattezzato dal
movimento antirazzista romano.
Per la prima volta a Roma circa 150
persone, immigrati rumeni soprattutto,
sgomberati lunedì scorso dalle
baraccopoli che erano sorte negli ultimi
tempi sul Lungotevere
all’altezza di Ponte Marconi, sono stati prelevati e
rinchiusi in una
struttura territoriale messa a disposizione all’uopo dal
comune di
Roma, in attesa di rimpatrio. Per quattro giorni nessuno è potuto
entrare, nemmeno gli avvocati di alcune delle persone rinchiuse nel
«Cpt
transitorio».

Da lunedì, presenti anche forze di polizia di
frontiera
rumena, sono stati già espulsi circa cento immigrati senza
permesso di
soggiorno, rumeni e bulgari, quasi tutti di etnia Rom, con
due voli charter
partiti da Ciampino alla volta di Bucarest. E ieri gli
ultimi rimasti, donne
e bambini soprattutto, sono stati trasferiti
all’aeroporto nascosti e
camuffati dentro i gipponi della polizia per
riuscire a sfuggire alle
proteste degli attivisti antirazzisti romani
che avevano tentato di «fermare
la deportazione».
Per tutto il
pomeriggio Action migranti, il Coordinamento
cittadino di lotta per la
casa e quasi tutti i centri sociali romani,
avevano inscenato un sit-in
per fermare l’autobus che attendeva, insieme ai
biglietti aerei, gli
immigrati clandestini. E per ore i deputati di
Rifondazione comunista,
Francesco Caruso e Peppe De Cristofaro, hanno
tentato di entrare nel
«Cpt clandestino» per visitarlo, «come è nostro
diritto e dovere,
secondo le leggi dello stato», dicono. Ci aveva già
provato fin dal
primo giorno l’assessore alle politiche sociali dell’XI
circoscrizione, Gianluca Peciola, che però era stato respinto «in malo
modo», come racconta. Alla fine, dopo ore di trattativa, la delegazione
parlamentare è riuscita ad entrare. «Ci sono una quindicina di roulotte
messe in circolo in uno spazio non molto grande, all’interno di questa
struttura comunale. Sono transennate e controllate a vista
tutt’intorno
dalle forze dell’ordine. Sono soprattutto donne e
bambini Rom e dicono che
gli altri sono stati già rimpatriati a
scaglioni da lunedì scorso», racconta
De Cristofaro all’uscita. I due
deputati presenteranno un’interrogazione
parlamentare per chiedere
come mai sia stata usata una struttura non adibita
a Centro di
detenzione per immigrati clandestini e perché sia stato così
difficile
entrare e conoscere il numero esatto e le condizioni delle persone
rinchiuse.

«Non sappiamo perché è stato usato quel posto anziché il Cpt
di
Ponte Galeria, la decisione è stata presa dal comune di Roma e dal
questore», dice il prefetto Achille Serra che aggiunge: «Ma è una
normale
operazione di polizia di rimpatrio di clandestini. Sono stati
portati lì
solo da un giorno». Un’affermazione, quest’ultima,
smentita da quanti sono
stati testimoni delle operazioni in questi
ultimi giorni e anche da
operatori della Croce rossa italiana. «Siamo
qui per prelevare gli strumenti
che abbiamo lasciato lunedì sera,
quando sono arrivati gli immigrati», dice
l’autista di un’ambulanza
che ieri sera ha varcato l’ingresso del «Cpt
transitorio». Era già
successo, in Sicilia ad esempio, che fossero requisite
momentaneamente
delle scuole in occasione di mega sbarchi sulle coste, ma
mai che in
queste si procedesse direttamente all’identificazione, alla
fotosegnalazione e infine all’espulsione.

«Riteniamo Veltroni
responsabile
di questo – dice ‘ex consigliere comunale Nunzio D’Erme
– con il suo
concetto di una città di tutti, e in cui tutti sono messi
sullo stesso
piano, tranne gli emarginati, che devono rimanere
invisibili. Non c’è una
politica dell’accoglienza, ma solo della
carcerazione sociale nei confronti
dei più deboli. Non si può tollerare
che i Cpt siano decentrati in modo
clandestino, così da evitare che
siano troppo visibili».