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dal Corriere Adriatico del 28 novembre 2006

Ancona – L’esilio forzato di una mamma single

In Israele ha adottato due bambini abbandonati, ma ora non può portarli in Italia

ANCONA – La mamma single vive un esilio forzato, perché per tornare a vivere in patria dovrebbe rinunciare ai due bambini che ha adottato legittimamente all’estero. Gli affetti sono tutti dalla sua parte, ma la legge per ora le sbarra la strada, perché in Italia non sono ammesse adozioni da parte di una donna che ha scelto di non sposarsi. Ma lei non si rassegna e di recente ha presentato un ricorso al Tribunale dei minorenni per non essere costretta a rinunciare a un pezzo importante della sua vita: o le sue radici, che sono ancora in Italia, oppure il suo futuro di mamma. E’ la storia di Serena, chiamiamola così, un’anconetana di cinquant’anni che da quasi venti lavora all’ambasciata italiana a Tel Aviv. Essendo di religione ebraica, in Israele aveva subito ottenuto la doppia cittadinanza. E grazie alla normativa vigente nel paese in cui è emigrata per lavoro ha potuto realizzare il suo desiderio di maternità adottando legittimamente due bambini, un ucraino e una rumena. Erano stati abbandonati dai genitori in orfanotrofio e lei li ha accolti con amore quando ancora erano in fasce. Mamma a tutti gli effetti in Israele, dove lo Stato ha attribuito ai minori lo status di figli registrandoli all’anagrafe, Serena vive una strana situazione di semiclandestinità quando con i suoi piccoli rientra ad Ancona, dove due o tre volte l’anno torna per passare lunghi periodi con i suoi familiari in occasioni di feste e periodi di ferie. Quando varcano la frontiera italiana i due bambini, di sette e dieci anni, sono sottoposti alla normativa sugli extracomunitari, con tutti i problemi che ne derivano per la loro permanenza in Italia. E la stessa mamma, per legittimare la posizione dei figli, è costretta nei controlli doganali a dichiararsi esclusivamente cittadina israeliana, ottenendo di restare solo per periodi limitati come tutti gli extracomunitari. “Ciò determina una situazione contraddittoria e surreale – si legge nel ricorso al Tribunale dei minorenni presentato di recente dall’avvocato anconetano Andrea Nobili -: una cittadina italiana che nel suo Paese d’origine deve abdicare alla propria nazionalità”.

Alla mamma, attualmente, è preclusa la possibilità di trasferirsi in Italia con i figli. “Con la costrizione di continuare a vivere in Israele, luogo al centro del conflitto medio-orientale”, si legge nel ricorso. Con la prospettiva, per il figlio più grande, di essere tra qualche anno chiamato a prestare un lungo servizio militare obbligatorio. “Non è detto che la mia assistita decida di trasferirsi stabilmente in Italia – diceva ieri l’avvocato Nobili -, ma non vuole precludersi questa possibilità, visto che è ancora molto legata al suo Paese”. Ecco allora il ricorso, attualmente all’esame del giudice Sergio Cutrona. L’avvocato Nobili chiede al tribunale dei minori di “procedere al riconoscimento degli atti emessi dallo Stato d’Israele che hanno attribuito ai minori lo status di figli della ricorrente, con conseguente ordine di trascrizione all’ufficio Anagrafe del Comune di Ancona”. Come alternativa, si chiede di procedere all’affidamento dei minori alla madre adottiva.