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da Il Gazzettino del Nord Est del 23 novembre 2006

La grande tratta, tutte le strade portano in Friuli

Strade invisibili attraversano la Vecchia Europa, guadano i fiumi e scalano le montagne, si perdono nei boschi, si confondono nelle zone industriali, sfiorano paesi e città. Sono percorse dagli uomini e dalle donne che con i mezzi più disparati partono alla ricerca di un mondo nuovo. Il più delle volte conducono a un marciapiede, a un crocevia dove bivaccare la notte in attesa di clienti, a un laboratorio dove massacrarsi la vita. Sono le vie della tratta , percorsi che mutano continuamente con il cambiare delle condizioni ambientali, politiche e sociali, ma che seguono comunque rotte prevedibili. È un flusso che non si arresta mai, a volte si inabissa come un fiume carsico, altre volte si espone in modo spudorato. Cerca di evitare gli ostacoli, le frontiere, ma incappa negli imprevisti e nella caccia ai clandestini.

La ricostruzione è affidata in buona parte alle testimonianze di chi viene rimpatriato o espulso, delle donne che spiegano come sono riuscite ad arrivare in Italia. Per anni il fenomeno è stato affrontato in modo frammentario. Ma dalla fine degli anni ’90 ci si è resi conto che per colpire le organizzazioni era essenziale ricostruire i flussi. Per questo la Procura di Trieste, diretta da Nicola Maria Pace, ha collaudato un protocollo di intervento nei confronti dei clandestini, che consiste nell’interrogatorio finalizzato a fissare alcuni punti-chiave. Ovvero le località di partenza, i Paesi di attraversamento, i mezzi usati, le persone incontrate, la destinazione finale. Ne viene fuori un mosaico ricco sul fronte orientale, un dedalo di itinerari lungo i quali si consumano drammi umani e reati violentissimi, mentre il confine europeo si sta allontanando sempre più dall’Italia con l’ingresso nella Ue di nuovi membri.

TRE GRANDI DIRETTRICI.I flussi verso l’Italia si incanalano lungo tre principali direttrici. Marco Odorisio, dirigente della Squadra Mobile di Verona: «La prima proviene dal continente asiatico, soprattutto da Filippine, Sri Lanka, India, Cina, Pakistan e Bangladesh. Le organizzazioni criminali che curano il trasferimento in genere impiegano gli immigrati in “lavoro nero” fino al riscatto delle somme dovute per il viaggio». E si tratta di cifre importanti, viste le distanze che devono essere percorse, in parte via aereo fino a città da cui è possibile compiere la parte conclusiva via terra (confini del Friuli) o via mare. «Il secondo flusso proviene dal Nord Africa, dall’area maghrebina e del Corno d’Africa, è diretto verso la Sicilia e si avvale degli approdi di Lampedusa e Pantelleria, nonchè delle coste di Ragusa e Siracusa». Le donne della Nigeria raggiungono l’Europa via aereo (spesso a Parigi) e proseguono verso l’Italia. Il terzo flusso riguarda in modo diretto il Nordest perchè i cittadini dell’Europa dell’Est usano le rotte via terra verso il Friuli.

LA ROTTA CENTRO-EUROPEA.Ci sono soprattutto due rotte seguite dalle ragazze dell’Est. Quella centro-europea parte da Romania, Moldavia e Ungheria. Comporta il transito in Ungheria, Austria, Slovenia. A seconda dei casi vengono attraversati i valichi austriaci del Nord Italia (in particolare il Tarvisio), oppure il confine italo-svolveno, passando quindi per Gorizia o Trieste. Il mezzo più utilizzato è l’autobus, soprattutto per chi entra con visti turistici. Ma i “passeurs” possono servirsi di auto e camion o condurre gli immigrati attraverso sentieri di montagna o campagna. Oltre il confine le ragazze usano il treno per raggiungere le loro destinazioni o vengono raccolte dai trafficanti-sfruttatori che le prendono subito in carico. Questa rotta può assorbire anche parte del traffico che arriva da Belgrado e che è costituito da coloro che hanno utilizzato la capitale serba quale scalo aereo.

LA ROTTA BALCANICA.La cosiddetta rotta balcanica (che raccoglie persone da Romania, Bulgaria e Moldavia) passa per la Serbia e l’Albania. Utilizza poi il mare, ovvero i gommoni e natanti che partono dalle coste albanesi. Era utilizzata in modo massiccio alcuni anni fa quando il controllo della tratta delle prostitute era saldamente nelle mani delle organizzazioni albanesi, non solo per donne di quella nazionalità, ma anche per rumene o moldave che erano state acquistate lungo il percorso.

DALL’ALBANIA.L’Albania è paese di partenza di vittime della tratta , ma anche di transito di quelle che arrivano dai vicini paesi balcanici. Dall’Albania le rotte sono due: via mare si parte da Valona per approdare in Puglia (anni fa gli sbarchi erano numerosissimi), via terra si percorre la ex-Jugoslavia per entrare in Italia dall’Austria o dalla Slovenia.

DALL’UNGHERIA. L’Ungheria (che è un paese membro dell’Unione Europea) è un’importante porta della tratta , un collettore soprattutto per chi arriva da Romania, Moldavia e Ucraina. Le principali rotte che partono poi da Budapest sono tre: attraverso l’Austria, attraverso la Slovenia e attraverso la ex-Jugoslavia (Belgrado).

DALLA ROMANIA. La Romania è paese di partenza delle vittime della tratta (il numero è cresciuto a dismisura dal 2000 in poi), ma anche di transito (per le donne che arrivano da Ucraina, Moldavia o Estremo Oriente). Ci sonopercorsi legali (autobus di linea diretti, per chi ha un visto turistico)e illegali (si usa ogni mezzo, anche la barca per guadare fiumi, poi bus, furgoni, treni, auto). Dalla Romania le direttrici sono essenzialmente due. La prima correa nord dei Balcanie prevede il passaggio in Ungheria, quindi una strada passa per l’Austria (sopratutto il Tarvisio, ma anche passi minori), un’altra per la Slovenia (con mille rivoli). Questo percorso è cominciato attorno al 1998 ed è diventato sempre più trafficato, arrivando a sostituire la rotta balcanica. La seconda direttrice,a sud dei Balcani prevede il transito per la ex-Jugoslavia (a Belgrado avvengono le aste e le compravendite delle donne) e l’ingresso via mare o con i traghetti per Ancona o attraverso l’Albania.

DALLA BULGARIA.L’ingresso dalla Bulgaria è agevole e avviene regolarmente con propri passaporti, con visti turistici normali e quindi senza la necessità di autorizzazioni rilasciate dalle nostre autorità consolari in Bulgaria.

DALLA MOLDAVIA.Il mercato della Moldavia si è spalancato da alcuni anni, soprattutto con le badanti. È un paese di partenza delle vittime di tratta , non di transito. Le donne arrivano in Italia dopo viaggi lunghissimi, costosi, spesso hanno già iniziato la prostituzione nei paesi di transito. Ci sono molte donne separate, con figli che lasciano in patria e con alle spalle esperienze di violenza. Le motivazioni del viaggio sono squisitamente economiche: la donna moldava diventa la principale se non l’unica fonte per il mantenimento della famiglia, di anziani genitori e perfino di mariti nullafacenti o ubriaconi. Dalla Moldavia c’è unarotta diretta, effettuata con l’autobus (si viaggia come turisti), che attraversa numerosi paesi raccogliendovi passeggeri, ovvero l’Ucraina, la Polonia, la Repubblica Ceca, quindi entra in Austria. Ci sonodue rotte indirette terrestri, la prima sulla direttrice Romania-Ungheria-Austria (o Slovenia), la seconda sull’asse Ucraina-Polonia-Repubblica Ceca (che ricalca il collegamento diretto con autobus). Un importante raggruppamento di rotte conduce le vittime aBelgrado(Serbia), sovrapponendosi poi a quelle già viste per la Romania (via Albania o verso Ancona), e trovando canali di collegamento anche via terra, ovvero passando per la Slovenia.

DALL’UCRAINA.La lontana Ucraina è, come la Moldavia, paese di partenza della tratta . Anche qui c’è unrotta diretta con autobus di linea. Lerotte indirette passano in tre casi per l’Ungheria (e da lì in Austria, Slovenia o ex-Jugoslavia), mentre in un quarto caso utilizzano la direttrice Romania-Belgrado.

DA BELGRADO.Come emerge dalle rotte precedenti, la cosiddetta ex-Jugoslavia (spesso le vittime di tratta non sanno distinguere i paesi di attraversamento) è un punto cruciale di transito. Da Belgrado si dipartono tre direttrici: direttamente in Italia, attraverso la Slovenia o l’Albania. Le donne sono in attesa di essere acquistate per proseguire il viaggio. Una ragazza rumena ha raccontato: «In albergo siamo rimaste per settimane. Avevo pensato di fuggire, ma dove potevo andare fuori dall’albergo senza documenti e senza conoscere i luoghi? Veniva gente, guardava. Una volta hanno preso quella ragazza, la Daniela. Poi volevano prendere anche me e hanno detto: “No, un’altra volta”. Alla fine ci hanno prelevate in cinque, io, Marianna e tre russe. In auto ci hanno portate oltre la frontiera con l’Albania».