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da redattore sociale

Per i lavoratori dipendenti è tempo di scelte sul Tfr

Dal primo gennaio 2007 è stata introdotta la possibilità, per ciascun lavoratore subordinato, di scegliere se destinare il proprio “Tfr” (alla lettera “trattamento di fine rapporto”, meglio conosciuto come “liquidazione”) a un fondo integrativo: cioè versarlo in una cassa previdenziale che in futuro garantirà al lavoratore una pensione più alta.

In base alle nuove regole, ciascun lavoratore può scegliere entro il 30 giugno se spostare o no i soldi della sua liquidazione. Perciò anche le famiglie (i datori di lavoro domestico) dovranno chiedere al proprio collaboratore di esprimersi. Il provvedimento dovrebbe interessare circa 600 mila lavoratori e lavoratrici, prevalentemente donne straniere. Ma non si sa ancora come.

Per colf e badanti, infatti, non esiste ad oggi un fondo di previdenza di categoria e se la colf non esprimerà la propria decisione (vale a dire lasciare il Tfr presso la famiglia fino al momento della chiusura del rapporto di lavoro o destinarla a un fondo integrativo) il Tfr andrà versato dalla famiglia al fondo residuale presso l’Inps.

Il ministro della Solidarietà Sociale, Paolo Ferrero, ha preso atto del buco legislativo e ha affermato: “Quello posto dalla Uiltucs (Unione italiana lavoratori/Turismo Commercio e Servizi), vale a dire cosa succeda al Tfr di quelle lavoratrici e lavoratori definiti abitualmente come colf e badanti, è un problema reale. Questo rimanda però a un problema più generale e cioè al fatto che l’Inps costituisca subito il fondo presso cui possa confluire il Tfr per le categorie di lavoratrici e lavoratori per cui i quali non esistono i fondi pensione”.

Per colf e badanti si discuterà di fondo previdenziale integrativo anche il prossimo 24 gennaio, nel corso della riunione tra associazioni datoriali e sindacati sul rinnovo del contratto della categoria. Di certo il problema va assolutamente affrontato e servirà una campagna informativa mirata. Il rischio, infatti, è che in moltissimi casi vengano a mancare le informazioni necessarie al lavoratore a prendere una decisione consapevole ma anche alla famiglia che dovrebbe, in assenza di decisione da parte della colf, a versare il Tfr annualmente al fondo residuale presso l’Inps. Resta da chiarire, inoltre, la possibilità per le colf di chiedere l’anticipo annuale del Tfr. Questa possibilità è prevista dal contratto di lavoro ma andrà armonizzata con le nuove norme legislative sul trattamento di fine rapporto.

La legge finanziaria per il 2007 (in vigore dal primo gennaio) introduce alcune novità in tema di lavoro per i cittadini extracomunitari. Ecco le principali. Chi dà lavoro a un cittadino extracomunitario non ha più l’obbligo di comunicare entro 48 ore, tramite raccomandata e ricevuta di ritorno, l’assunzione all’autorità di pubblica sicurezza (cioè alla questura), come era previsto dal Testo unico sull’immigrazione. Finora chi violava questo obbligo andava incontro a una multa da 160 a 1.100 euro.

Però, sempre dal primo gennaio, la comunicazione al Centro per l’impiego dell’instaurazione di un nuovo rapporto di lavoro (subordinato o di collaborazione a progetto), l’ inizio di un tirocinio o di uno stage, l’ingresso nell’azienda di un “socio lavoratore” va fatta almeno il giorno prima l’inizio del nuovo rapporto di lavoro o di stage (in passato poteva essere fatta entro i 5 giorni successivi). L’unica eccezione alla nuova regola riguarda le Agenzie di lavoro (società di lavoro temporaneo): per i rapporto di lavoro interinali, la comunicazione al Centro per l’impiego può essere fatta entro il 20 del mese successivo alla data di assunzione.

Il datore di lavoro ha anche alcuni obblighi in più. Ad esempio deve comunicare entro 5 giorni anche il trasferimento del lavoratore, il trasferimento dell’azienda o di un ramo di essa, il cambiamento della ragione sociale. E l’importo delle multe(sanzioni amministrative) per il datore di lavoro che viola le norme in materia di lavoro, legislazione sociale, previdenza e salute nei luoghi di lavoro è stato quintuplicato.