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da Il Manifesto del 25 gennaio 2007

Prostituzione, centinaia di arresti in Italia

Milano – L’operazione «Spartacus», dopo tre mesi di indagini, si è conclusa ieri con una conferenza stampa. I numeri delle retate effettuate in tutta Italia dalle 32 questure coinvolte, e coordinate dal Servizio centrale operativo (Sco), dicono di una vasta operazione anti crimine che ha puntato soprattutto a smantallare lo sfruttamento della prostituzione. Stando a queste cifre considerevoli, si potrebbe pensare che la polizia italiana abbia inferto un duro colpo alle «organizzazioni criminali transnazionali» che gestiscono la «tratta di esseri umani», come si enfatizza in questi casi. Anche se la realtà, la strada, è fatta soprattutto di piccoli e diffusi traffici gestiti da gruppetti di sfruttatori odiosi, e proprio per questo – considerata la grande domanda del mercato nostrano – molto difficili da smantellare completamente. Le vittime sono quasi sempre ragazze ingannate o «comprate» con pochi soldi nel loro paese di origine, e poi costrette a prostituirsi in Italia e a volte violentate.
Sono finite in galera 784 persone (di cui 764 stranieri) e ne sono state denunciate a piede libero altre 1.311 (di cui 1224 stranieri). 45 ragazze, alcune delle quali minorenni, sono state «premiate» con un permesso di soggiorno speciale concesso per motivi di protezione, come stabilisce l’articolo 18 del decreto legge che tutela le donne straniere che hanno il coraggio di denunciare gli sfruttatori. Tra gli arrestati, la stragrande maggioranza proviene dai paesi dell’Europa dell’est o dell’Africa (93%).

Il capo della Direzione centrale anti crimine, Francesco Gratteri, è il primo a dare la giusta dimensione dell’operazione di polizia portata a termine dal Trentino alla Sicilia. «Non è possibile parlare di una regia o di un vertice comune – spiega – tanto che alcuni dei clan avevano anzi una base di tipo familiare o comunque occasionale». Clan che comunque davano poco fastidio alla criminalità locale anche nelle regioni a più alta densità mafiosa, «sono da escludere legami operativi con la nostra criminalità organizzata, non è emerso alcun cointeresse, semmai una sostanziale tolleranza verso gruppi sporadici che mantenevano invece rapporti organizzativi e economici con i rispettivi paesi di origine». Il ministro degli Interni, Giuliano Amato, si è complimentato definendo l’operazione «della massima importanza perché dà corpo a una delle mie prime priorità: il traffico di donne, in particolari di minori, a fine di prostituzione, è uno dei reati più ignobili che si consumino purtroppo in Italia. Combattere i gruppi criminali che lo organizzano e liberare dal loro ricatto queste ragazze riguarda la coscienza di noi tutti, prima ancora che non le leggi penali». A partire dagli uomini italiani (e non) che continuano a alimentare la domanda di ragazzine straniere per fare sesso.

Il reclutamento nei paesi di origine, spiegano gli inquirenti, è quasi sempre lo stesso: una promessa di lavoro. Spesso, come racconta Chiara Giacomantonio, responsabile della Sezione minori dello Sco, la promessa si trasforma in un vero e proprio incubo. «Come il caso di una ragazza di 16 anni originaria dell’est europeo attirata con il miraggio di un posto da boby sitter. Arrivata a Reggio Calabria, è stata invece picchiata, violentata e costretta a prostituirsi: rimasta incinta, ha dovuto continuare a farlo fino al sesto mese di gravidanza, sotto la minaccia di altre botte e altri abusi».