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Dalla gazzetta di reggio del 29 aprile 2007

Reggio Emilia – Niente stipendio solo tante botte

Un operaio clandestino picchiato dal suo datore di lavoro

Una denuncia per il diritto alla dignità umana e lavorativa. Una denuncia che sta per essere inoltrata al datore di lavoro, più altre due persone, che quindici giorni fa hanno percosso un trentenne egiziano che chiedeva di essere pagato per il lavoro svolto. Per poi lasciarlo a terra con lesioni al viso e alle braccia. E’ un lavoratore senza permesso di soggiorno: dove sono i suoi diritti? Se n’è parlato ieri al laboratorio AQ16, in occasione della presentazione della manifestazione del 1° maggio lanciata dal comitato lavoratori irregolari alla presenza dell’avvocato Vainer Burani.
Alle porte del 1° maggio, dopo più di cent’anni, la festa è ancora momento di rivendicazione di troppi diritti negati: lavoro precario per milioni di giovani italiani, lavoro nero per centinaia di migliaia di lavoratori clandestini. E sono proprio gli immigrati irregolari, i sommersi delle città che, a Reggio Emilia, da circa un mese si sono auto-organizzati in un Comitato che con coraggio rivendica un’esigenza di dignità e diritti negati. In questo panorama, le problematiche da risolvere vanno da lavori sottopagati a lavori non pagati, passando per appartamenti sovraffolati e affitti in nero, fino a situazioni di criminalità e sottese paure.
Anche Reggio è chiamata a confrontarsi con il lato oscuro dell’immigrazione, quello che coinvolge i migranti clandestini in situazioni di lavoro sommerso e deriva sociale.
Il caso del ragazzo egiziano si fa emblematico, ma non è il solo. I numerosi cantieri edili sul territorio sono tra i primi luoghi dove il lavoro nero trova spazio. Anche in questo caso, infatti, il trentenne malmenato aveva lavorato, per dodici giorni, in uno dei cantieri della provincia, ma al momento di riscuotere il compenso “si è prima visto consegnare un assegno, non riscuotibile, della metà del denaro pattuito – ha spiegato l’avvocato Vainer Burani – e poi è stato riempito di botte dal datore e da altre due persone. Le cause legali che stanno partendo sono una decina perchè non si può speculare su chi non può far valere i propri diritti perchè senza permesso di soggiorno”. La presenza di testimoni, a partire dai ragazzi che hanno chiamato l’ambulanza che ha portato il giovane in ospedale, rende più incisiva la denuncia.
Sentendosi sempre più inascoltati un centinaio di immigrati a Reggio si sono auto-organizzati in un Comitato, chiedendo la regolarizzazione per chi lavora “per poterlo fare in modo dignitoso, per mangiare e per poter vivere una vita normale in questo paese”.
Richieste che porteranno avanti anche il 1° maggio in un corteo aperto a tutti. L’articolo 18 del Testo Unico sull’ìimmigrazione parla di “concessione del permesso di soggiorno a chi è sfruttato da situazioni particolari, quali la prostituzione o il racket organizzato – continua Burani- ma si potrebbe dare un’interpretazione della legge che consideri il fatto che anche questi immigrati sono sfruttati. Lo sono singolarmente ma sono tanti e sfruttati da tanti”. Allora “non bastano i controlli nei cantieri -dice Federica Zambelli di Ya Basta!- che portano spesso all’espulsione dell’immigrato e non risolvono il proplema perchè i datori ne prendono un altro. C’è bisogno che anche le istituzioni locali facciano pressione politica”. La domanda è sempre la stessa: coesione sociale o tolleranza zero?

Maria Scardamaglia