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da Repubblica del 2 giugno 2007

“Permesso subito alle schiave del sesso”

Roma – Il traffico di esseri umani finalizzato alla prostituzione è fra le priorità del Viminale. Per liberare le “schiave del sesso”, spesso minorenni, dai loro padroni sfruttatori, il ministro dell’Interno, Giuliano Amato, ha ordinato ai Questori di tutta Italia di concedere loro il permesso di soggiorno per motivi di protezione sociale, anche se non denunciano i loro sfruttatori. A segnalare i casi di tratta in schiavitù, possono essere le associazioni umanitarie (come on the road, Gruppo Abele e Comunità Papa Giovanni), gli uffici degli assistenti sociali dei comuni. Ma possono essere anche le forze dell’ordine ad imbattersi in vittime di traffico umano durante retate o indagini di polizia giudiziaria. La condizione essenziale per usufruire del permesso di soggiorno, è la disponibilità della vittima – laddove sia stata accertato il suo stato di “schiava” e il pericolo a cui è esposta – ad affrancarsi dalle organizzazioni criminali. Ed ad intraprendere, con l’assistenza delle associazioni, un percorso di reinserimento sociale. Nel caso in cui si consegnasse nuovamente ai suoi sfruttatori, perderebbe automaticamente il permesso di soggiorno.

Dopo i “patti per la sicurezza” della grandi aree metropolitane, l’ordine di Amato diramato ieri alle questure è il primo cambiamento normativo invocato a gran voce dai sindaci per aggredire il fenomeno criminale che in questo momento incide più di altri sulla “percezione diffusa di insicurezza” della gente, lo sfruttamento delle persone, la tratta di esseri umani, la riduzione in schiavitù.

La novità del Viminale consiste nell’aver chiarito una volte per tutte due cose. La prima, che anche i questori (oltre ai pm quando ci siano indagini penali), devono – dopo aver effettuato le verifiche – concedere i permessi di soggiorno. La seconda, che per vittime del traffico di esseri umani si intendono principalmente, perché il fenomeno è più visibile, donne e uomini, spesso minorenni, costretti a prostituirsi. Ma non solo loro. Fra le persone ridotte in “schiavitù”, infatti, ci sono anche le persone sfruttate nel mondo del lavoro: dai romeni in pastorizia e in agricoltura ai cinesi nel tessile, dai nordafricani nell’edilizia ai minorenni rom o slavi nelle attività di elemosina. Agli orientali, infine, sfruttati nei lavori domestici. Il provvedimento di Amato è arrivato su impulso dell’Osservatorio sulla prostituzione e sui fenomeni delittuosi ad essa connessi presieduto dal sottosegretario di stato Marcella Lucidi. “Il permesso di soggiorno – ha dichiarato il sottosegretario Lucidi – rivolto anche a cittadini comunitari come i romeni, i più colpiti da questo fenomeno, è uno strumento che consente agli “schiavi” delle organizzazioni di riacquistare la libertà senza avere l’obbligo di denunciarle, cosa che quasi mai fanno per paura di ritorsione dirette o sui familiari nei Paesi d’origine”. “È stato un intervento – ha aggiunto Lucidi – per rendere omogenee le attività delle questure e per ribadire che il primo dovere che abbiamo è prendere in carico la vittima e la sua famiglia affinché non corrano rischi”. Il permesso consente loro soprattutto di accedere ai servizi sociali e, quindi, a quei percorsi di tutela e programmi di protezione assicurati da associazioni umanitarie in collaborazione con gli enti locali.