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da Il Piccolo di Trieste del 10 novembre 2007

A Muggia sempre più numerosi i clandestini minorenni Se ne occupano i servizi sociali

Fino alla maggiore età vi è l’obbligo di aiuto, poi l’espulsione

Muggia – Si è fatto più frequente il passaggio di clandestini attraverso il territorio di Muggia. Ma è in notevole aumento anche il transito di minorenni senza parenti, che una volta bloccati restano a carico del Comune.
La cittadina, intanto, convive perfettamente con la popolazione straniera che vi risiede e che tuttavia è numericamente molto limitata.
Muggia è quasi un’oasi felice sul «fronte» dell’immigrazione dall’estero. Gli stranieri extracomunitari (e non) residenti in città sono pochi e non sono per niente sinonimo di problematiche sociali, come invece può succedere altrove. «A Muggia ci sono alcuni stranieri ma sono perfettamente integrati e non vivono situazioni di disagio particolare. Alcuni si rivolgono ai servizi sociali, ma come molti altri italiani» spiega Annamaria Carli, responsabile del settore sociale del Comune. A Muggia sono del tutto assenti i nomadi, tranne rarissimi casi. Solo un paio di anni fa un piccolo gruppo si era accampato accanto alla ferrovia in via di San Clemente, in zona industriale, ma era stato rapidamente fatto ripartire. Non sono mai state concesse autorizzazioni per questi insediamenti, nemmeno temporanee. Il fenomeno dell’accattonaggio sulle strade, invece, è un «sorvegliato speciale» da parte delle forze dell’ordine, pronte a intervenire a ogni segnalazione e ad allontanare queste persone, soprattutto nei giorni del mercato settimanale. La posizione di frontiera del territorio di Muggia però comporta il fatto di essere zona di passaggio di clandestini. Gli arrivi avvengono in genere a ondate, che cambiano soprattutto a seconda delle stagioni. Dopo una relativa calma, c’è stato un aumento di tali passaggi negli ultimi mesi. E sono aumentati anche i fermi in varie zone del territorio comunale da parte delle forze dell’ordine.
Le aree di provenienza dei clandestini sono per lo più le stesse di sempre: i Paesi balcanici ma anche la Turchia. Passano la frontiera la sera tardi o la notte, attraverso i boschi collinari; spesso si cambiano gli abiti per dare meno nell’occhio (dopo le fatiche dei lunghi viaggi) e infine scendono in città o sul lungomare, attendendo che qualcuno li prelevi o semplicemente prendono il primo autobus che capita. Non sempre hanno con sé i documenti, anche perché così, se vengono arrestati, le forze dell’ordine non riescono a risalire immediatamente alla loro provenienza e quindi è più difficile rimpatriarli. Tra questi clandestini, però, è in aumento il numero di minorenni non accompagnati che attraversano i boschi di Muggia. Fino al 2006 si registravano al massimo uno o due ragazzi all’anno. Ma dall’estate appena passata a oggi, a Muggia sono arrivati ben 20 minorenni, soprattutto da Albania e Kosovo. Per legge, gli adulti vengono fatti rimpatriare ma i minorenni devono invece essere assunti in carico dai Comuni in cui sono stati trovati, fino al raggiungimento del 18.o anno di età, quando possono essere rimandati in patria.
Ancora Carli: «L’aumento del numero di minori illegali intercettati è sensibile un po’ in tutto il Nordest italiano. Le comunità di accoglienza ne sono stracolme. Lo si nota anche in Slovenia». I ragazzi intercettati a Muggia sono ora trasferiti in centri di accoglienza fuori città, come a Cividale del Friuli o alla Casa dello studente a Trieste. Alcuni, a volte, scappano. Gli altri rimarranno lì, a carico del Comune. Anche in questo caso, gli arrivi avvengono a ondate. Tra gli ultimi, un gruppo numeroso con molti bambini, provenienti dallo stesso villaggio dell’Albania.
Sergio Rebelli


Nessuno dei cingalesi è rimasto
A Duino Aurisina l’allora sindaco Vocci divenne il tutore dei ragazzi.

Duino Aurisina – Qualche piccolo furto, qualche «razzia» nelle campagne ma senza particolari danni o conseguenze. Gli extracomunitari passano per Duino Aurisina, utilizzando il Carso per entrare in Italia, ma raramente vi si fermano. Ci sono tracce lungo strade di campagna e lungo i prati, varchi tra qualche muretto a secco ma la presenza è evanescente. Non si fermano, i clandestini, a Duino Aurisina. O almeno, non è accaduto spesso, anche se in anni passati, con l’ormai storico caso dei ragazzi cingalesi abbandonati a Duino, il territorio ha dato prova di grande dinamismo per risolvere la questione.
Fu il sindaco dell’epoca, si parla di una decina di anni fa, Marino Vocci a diventare il tutore dei ragazzi, che in una sorta di gara di solidarietà furono alloggiati nell’ambito del Comune (per un breve periodo anche nella Casa di riposo Stuparich) e di loro l’amministrazione comunale si occupò attraverso i servizi sociali. Di quell’esperienza, a oggi, non rimane molto, se non il ricordo – come conferma l’attuale assessore ai Servizi sociali Daniela Pallotta – perché ormai raggiunta la maggiore età i cingalesi hanno lasciato il territorio comunale e di loro i servizi sociali non hanno più tracce e informazioni. In anni più recenti ci sono stati alcuni casi di presa in carico, da parte dei servizi sociali, di persone extracomunitarie giunte nel territorio ma si è trattato di situazioni sporadiche: due casi in particolare, uno dei quali passato da qualche periodo sotto la giurisdizione dei servizi sociali di Trieste. Duino Aurisina ha approntato in questi anni anche un appartamento di accoglienza e di emergenza per affrontare situazioni sia di disagio di famiglie del territorio, sia legate a emergenze abitative ed economiche di persone extracomunitarie. L’alloggio ha sempre trovato «avventori» – e a breve verranno acquistati nuovi arredi – ma si tratta in realtà di persone del luogo che si trovano momentaneamente in difficoltà. Non manca tuttavia la paura, soprattutto dopo i recenti furti alle ville, le razzie in Baia di Sistiana, crimini tutti riconosciuti opera di extracomunitari: la popolazione chiede maggiore sicurezza, una domanda al quale l’amministrazione sta cercando di rispondere con maggiori controlli sul territorio, il posizionamento di telecamere grazie a un finanziamento provinciale e una sempre attiva collaborazione con le forze dell’ordine.