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dal Messaggero Veneto del 6 febbraio 2008

Caso Cpt, Tommasini tornerà il 19 dal Gup

Gradisca. L’accusa è di rivelazione di notizie di cui era stata vietata la divulgazione

A distanza di due anni dal fatto, dunque, si è deciso di non decidere a causa di una carenza “tecnica”, determinata dalla mancanza nel fascicolo dell’accusa degli originali, dei documenti del ministero dell’Interno nei quali veniva illustrato il progetto per la realizzazione del Centro di permanenza temporanea di Gradisca.
Quest’ultimo, a quell’epoca, non era ancora entrato in funzione (l’apertura è avvenuta, infatti, il 7 marzo 2006).
Stando alla tesi accusatoria, nei documenti in questione apparirebbe un timbro con la dicitura “riservato”.
Circostanza che, invece, viene negata dal difensore del sindaco Franco Tommasini, l’avvocato Lorenzo Presot (tra l’altro sindaco di Staranzano), che ha ieri voluto sottolineare come «sui documenti che erano stati consegnati in quella sede dalla D’Ascenzo non era e non è mai stato apposto un vincolo di segretezza o riservatezza».
«La decisione del giudice è sicuramente un fatto positivo – ha aggiunto il legale – perché il gup ha dimostrato di aver compreso il punto nodale oggetto di tutti i rilievi sollevati dalla difesa, vale a dire che sulla documentazione consegnata al sindaco Tommasini dal vice-prefetto dottoressa Anna Maria D’Ascenzo (all’epoca capo del Dipartimento per l’immigrazione del ministero dell’Interno, ndr), nel corso della seduta del consiglio comunale del 1º dicembre 2004, non era mai stato apposto un vincolo di segretezza o riservatezza. E l’acquisizione degli originali ordinata dal giudice – rimarca Presot – sta a dimostrare come il magistrato voglia procedere proprio alla verifica da noi sollecitata. Mi auguro che questa vicenda, durata anche troppo, possa concludersi con il proscioglimento del mio assistito».
Una conclusione, secondo il legale, più che plausibile, considerando che «i documenti non erano secretati, ma pubblici, ovvero visionabili da qualsiasi cittadino, come è appunto successo».
Oltre al sindaco di Gradisca, nella vicenda giudiziaria sono coinvolti anche una funzionaria del Comune di Gradisca e cinque esponenti dei movimenti protagonisti delle campagne di protesta contro il Cpt isontino, tra cui Andrea Olivieri, portavoce del Precariato sociale Fvg, e Paolo De Toni, storico leader degli Anarchici friulani, l’unico ad auto-accusarsi della divulgazione dei documenti in questione.
Marco Ceci


«Ho agito correttamente, non c’erano vincoli»
Il Sindaco.

«Sono tranquillo perché ritengo di essermi comportato correttamente».
È un Franco Tommasini disteso quello appena uscito dall’aula numero 43 del tribunale di Gorizia, dov’era in programma l’udienza preliminare che lo vede tra i sette indagati per la divulgazione dei progetti del Cpt di via Udine. «Ho seguito la procedura e una volta che i documenti in questione mi erano stati consegnati liberamente, senza cioè alcun vincolo di riservatezza, e dopo aver chiesto autorizzazione agli enti preposti, ho semplicemente dato permesso ad alcuni liberi cittadini di visionarli.
Aggiungo, tuttavia, di aver trovato un giudice preciso e disponibile, che mi sembra abbia subito colto i passaggi fondamentali della vicenda».
Ben più duri, e ironici, i rappresentanti dei movimenti del “No al Cpt”.
«Un’azione giudiziaria semplicemente ridicola, qui si sta parlando del segreto di Pulcinella visto che non sono state certo quelle foto a far aprire gli occhi della gente di questo territorio. Del Cpt, che oltretutto continuiamo a ritenere un enorme e grave esempio di abuso edilizio, si sapeva già tutto e di più, ma a distanza di due anni la farsa continua, con qualcuno che vuol ancora farci credere che nel Comune di Gradisca si erano incontrate, in gran segreto, le più grandi spie dell’Occidente e del blocco sovietico per scambiarsi documenti da cui dipendeva la sicurezza mondiale. I veri delinquenti non siamo noi, che continuiamo a essere sommersi di cause e querele in merito a vicende strettamente legate al Cpt di Gradisca, ma chi gestisce il business di centri come quello di via Udine. Non puntiamo il dito su chi li gestisce materialmente, ma su chi c’è dietro, su un sistema, principalmente politico, che si arricchisce alle spalle degli immigrati e degli italiani, continuando a giustificare l’esistenza di strutture semplicemente inutili».
Un commento arriva anche sulla questione relativa all’appalto del Cpt di Gradisca. «Abbiamo incontrato esponenti di Connecting people, il soggetto che potrebbe aggiudicarsi la gestione della struttura, ma chiariamo subito che non abbiamo percepito nulla di diverso rispetto a Minerva: tante belle parole, si parla sempre di umanizzare il Cpt, ma la sostanza non cambia, come non cambierà la nostra contrarietà a centri che non avevano, né tanto meno hanno oggi, ragione di esistere».
(ma.ce.)