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da Il Piccolo di Trieste del 7 aprile 2008

Raddoppiati in sette anni i lavoratori stranieri

Secondo le statistiche Trieste è seconda solo a Pordenone per l’utilizzo di manodopera non locale, con una crescita costante

Sono circa un migliaio i giovani triestini che vanno alla ricerca della prima occupazione

In sette anni i lavoratori stranieri nella provincia di Trieste sono raddoppiati: dai 3.363 registrati nel 2000 dall’Agenzia regionale del Lavoro, oggi i rilevamenti parlano di 7.000 presenze. Una crescita graduale, costante che ha subito una battuta d’arresto esclusivamente nel periodo a cavallo tra il 2003 e il 2004, anno in cui è iniziata, di fatto, l’applicazione della legge sull’immigrazione Bossi-Fini varata l’estate precedente.
Le quote flussi per i lavoratori stranieri, nel 2007, hanno autorizzato l’ingresso nel mondo del lavoro della nostra provincia a 1.270 lavoratori: molti i cinesi, alta anche la percentuale delle persone provenienti da Bosnia, Serbia, Albania e Moldavia. I contratti sono spesso stagionali o con rapporti lavorativi subordinati come nel caso delle colf o delle badanti che, vista l’istituzione di uno sportello apposito, hanno adottato l’Ufficio del Lavoro come un percorso concreto per il collocamento.
In crescita il numero delle donne straniere occupate sul nostro territorio: si stima che su dieci lavoratori stranieri, quattro siano di sesso femminile e provengano dai Paesi neo- comunitari come la Romania, altre dalla Ucraina e dalla Bulgaria. Ma anche dalla Repubblica Domenicana e dalla Colombia. In molte, specialmente negli ultimi due anni, hanno trovato occupazione nelle case di riposo, in particolare in quelle private.
L’anno precedente le quote flussi furono due: una negli ultimi mesi nel governo Berlusconi, una seconda in quello presieduto da Prodi. Gli ingressi registrati furono in totale 1.750. L’Agenzia del Lavoro della Regione ha realizzato anche una valutazione degli occupati stranieri, suddividendo il territorio del Friuli Venezia Giulia in circoscrizioni del lavoro ( Manzano, Maniago, Monfalcone … ): l’area di Trieste risulta assorbirne il 17% con una percentuale seconda solo a Pordenone.
In crescita anche gli extra o i neo comunitari che si rivolgono allo Sportello del Lavoro della Provincia di Trieste. Ad oggi, anche se il dato come nel resto del Paese e della regione è in costante crescita, gli stranieri rappresentano solo il 5 per cento sul totale degli iscritti che, a gennaio, risultavano 5.200. Di questi, nel periodo trascorso tra dicembre e gennaio, in 130 hanno trovato collocazione.
Altri 1.350 sono invece gli iscritti nelle liste dello sportello obbligatorio, ovvero quello che annota le richieste di lavoro presentate da persone con una disabilità fisica o psichica o i soggetti appartenenti a categorie protette come i profughi, le vedove e gli orfani di guerra, del servizio e del lavoro.
Quella dello Sportello del Lavoro non è una tappa fissa di chi è alla ricerca di occupazione. Anzi,la maggior parte delle persone tentano prima altre soluzioni, specialmente chi ha un livello di studi o una preparazione professionale di alto livello. «C’è comunque un aumento dei contatti e delle iscrizioni rispetto al passato – annota l’assessore provinciale alle Politiche del Lavoro, Marina Guglielmi – sinonimo di una maggior attenzione al pubblico. Le strade imboccate dalle persone che cercano un impiego sono diverse e molto dipende dal grado di professionalità. C’è chi si propone alle agenzie interinali, chi direttamente alle aziende, altri al centro per l’impiego. Lo Sportello del Lavoro – conclude – trova occupazione perlopiù a livello impiegatizio: un laureato o una persona con una determinata professionalità tende a individuare da sola le aziende interessate alla sua figura professionale».
I dati forniti dal Comune di Trieste valutano che, solo a Trieste, siano un migliaio i giovani che tentano per la prima volta di entrare nel mondo del lavoro. Altre 1.545 sono le persone alla ricerca di un’occupazione e oltre 3.500 si dichiarano disoccupate. In possesso di un posto di lavoro, più o meno stabile, sono in circa 82 mila. A queste che vengono considerate «categorie attive», ovvero quelle che gravitano intorno al mondo dell’occupazione, vanno aggiunti più di 50 mila pensionati, gli studenti e un esercito di oltre 27 mila casalinghe.
Laura Tonero


Spesso per chi viene da fuori le offerte viaggiano su Internet

Un sito, un punto di informazione gestito dalle stesse associazioni che rappresentano gli immigrati, per riuscire a fornire indicazioni a chi decide di venire a lavorare a Trieste o nel resto della regione. E’ questo uno dei progetti ai quali sta lavorando Hector Sommerkamp, presidente della Consulta comunale degli immigrati, per tentare di rendere più diretta l’introduzione degli stranieri nel mondo del lavoro. «Non è giusto creare delle illusioni – afferma – è più ragionevole fornire alle persone una visione corretta e reale delle opportunità lavorative».
Un tipo di servizio che mirerebbe a informare, inizialmente, gli stranieri che vivono già a Trieste. «Tra di loro si forma una sorta di catena – spiega – inizialmente arrivano un paio di persone e in seguito vengono raggiunte dai parenti e dagli amici. Ed è a queste persone che noi vorremmo fornire una costante fotografia di quelle che sono le opportunità lavorative per i loro connazionali. In questo modo potremmo tentare di far raggiungere la città a chi conosce già bene le opportunità lavorative, dove rivolgersi e a chi presentarsi».
Ma come viene valutato il rapporto tra i lavoratori stranieri e la società civile della nostra provincia? «E’ molto buono – ammette il presidente – sia con i cittadini che con le amministrazioni. L’integrazione risulta più facile per i latino americani per un fatto di lingua più simile a quella italiana ma anche per un fattore religioso. Anche i nord africani non hanno grosse difficoltà; più difficile l’integrazione da parte degli albanesi».
Analizzando i diversi aspetti del mondo del lavoro, Sommerkamp sottolinea la capacità dei serbi, la loro volontà lavorativa. «Facendo una valutazione – rileva – va evidenziato come siano in grado di organizzarsi: sono gli unici che si sono creati delle ditte individuali per lavorare nel settore dell’edilizia, producendo a loro volta occupazione per altri serbi. Un atteggiamento che invece non si rileva tra i rumeni». E a proposito di stranieri e integrazione, oggi pomeriggio dalle 14.30 alle 18 alla Scuola interpreti e traduttori si terrà un convegno nel corso del quale immigrati che vivono a Trieste racconteranno la loro esperienza.
l.t.