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da Il Piccolo di Trieste del 7 aprile 2008

Scienziati extra-Ue: 7 mesi per un permesso

Tempi lunghi per i documenti, impossibile lasciare Trieste: gli enti scrivono al questore

Gli studiosi provenienti da Paesi non comunitari devono spesso rinunciare per motivi burocratici ad attività e convegni internazionali

L’arrivo del certificato spesso coincide con la sua scadenza e dunque con la necessità di rinnovo

Nel migliore dei casi riescono a ottenere un permesso di soggiorno in quattro mesi, ma il più delle volte il rilascio del documento arriva dopo oltre sette mesi e spesso coincide con la sua scadenza e con la conseguente necessità di rinnovo. Un circolo vizioso che si ripete e danneggia quella che da tempo è considerata la principale risorsa della nostra città: la ricerca scientifica. Già, perché a dover affrontare quotidianamente un’odissea di carte bollate, timbri, impronte digitali e lunghe attese in questura non sono clandestini, ma ricercatori e scienziati provenienti da Paesi extraeuropei, che a causa della burocrazia italiana spesso si vedono costretti a rinunciare ad attività, convegni e workshop internazionali che si svolgono negli altri Paesi dell’Ue: in attesa del permesso di soggiorno rimangono «intrappolati» nel nostro Paese, senza poter tornare a casa o muoversi al di fuori dei confini nazionali.
La situazione è peggiorata ulteriormente lo scorso febbraio con l’entrata in vigore del decreto legislativo 17/2008 che aveva invece l’obiettivo di agevolare l’entrata nel Paese di questi cittadini: per un’anomalia tutta italiana, la nuova legge ha bloccato il provvedimento che abilitava gli enti ad avviare la convenzione di accoglienza e così, se prima per loro era difficile arrivare in Italia, ora è diventato addirittura impossibile.
A denunciare la situazione in cui si ritrovano spesso le menti più brillanti presenti in città sono state le principali organizzazioni scientifiche triestine, che in una lettera indirizzata al questore di Trieste Domenico Mazzilli hanno auspicato un suo intervento per «rendere più agevole l’arrivo e la permanenza in città di chi con la propria attività di studio e ricerca contribuisce a diffondere nel mondo l’immagine internazionale di Trieste “Città della Scienza”». E proprio per accendere i riflettori sulla questione, nei giorni scorsi si è tenuta alla Sissa una tavola rotonda cui hanno preso parte, tra gli altri, Andrea Crivelli, responsabile delle risorse umane di Sincrotrone, Roberto Cosolini, assessore regionale all’Università e ricerca, l’onorevole Ds Walter Tocci e Nataliya Shcherbakova, dottoranda della Sissa.
Tra le storie di questi ricercatori c’è quella di Emiliy Ngubia Kuria, dal Kenia, studentessa di dottorato in neuroscienze cognitive e originaria: «A marzo avrei dovuto partecipare a un’importante conferenza a Copenhagen, ma non sono potuta partire perché il mio permesso di soggiorno, richiesto a ottobre 2007, ancora non è pronto». Feyer Vitaliy, borsista di Sincrotrone, è bloccato da un mese e mezzo a Kiev, in Ucraina perché il consolato tarda a rilasciargli in visto per lavoro. Una ragazza indiana intanto ha dovuto rimandare il matrimonio perché impossibilitata a uscire dall’Italia. Durante l’incontro alla Sissa sono state avanzate proposte migliorative, come quella, suggerita da Andrea Crivelli, di istituire uno sportello ad hoc per ricercatori extracomunitari.
L’argomento verrà sollevato nuovamente il prossimo 16 aprile a Fest, Fiera internazionale dell’editoria scientifica.
Elisa Lenarduzzi