La guerra ai rom continua. Al Casilino 900 dopo l’agitazione del comitato di quartiere e l’udienza concessagli da sindaco e prefetto, pronto è stato l’intervento delle autorità. Ma non per migliorare l’infimo livello di vita dei 650 individui costretti a vivere in una baraccopoli la cui miseria ha sorpreso lo stesso sindaco. Al contrario: il campo è stato di fatto isolato dal quartiere. Blocchi di pesanti segmenti di guard rail in cemento ostruiscono l’entrata ai veicoli, una nutrita pattuglia di vigili urbani controlla severamente i documenti di chiunque voglia accedere al campo. «E’ questa la nuova versione dell’integrazione di una minoranza che aspira a documenti che le permettano di lavorare, avere una casa e un livello di vita dignitoso?», si chiede Nazzareno Guarnieri, della Federazione rom e sinti insieme.
Il campo già privato di acqua ed energia elettrica è abitato non solo da molti bambini ma anche da anziani, alcuni dei quali impossibilitati a camminare a causa di malattie varie. Donne con neonati in braccio sono costrette a lunghi tragitti a piedi nella polvere per comprare il necessario. Domenica 3 agosto le 50 famiglie del campo cui è riconosciuta la possibilità di vendere modesti articoli al mercatino di via Collatina sono state costrette a rinunciarvi non potendo caricare i furgoni della merce accumulata nella settimana. «Il problema dei rom e dei campi nomadi–continua Guarnieri–come lo si vuole risolvere? Riconoscendo i diritti umani elementari agli esclusi o facendo della terra bruciata attorno a loro in modo da umiliarli sempre più finchè esasperati tolgano il disturbo della loro presenza che offende l’estetica dei benpensanti? Ma così non si consegue una vittoria della città sul degrado ma una avvilente sconfitta della civiltà, quella civiltà il cui criterio di giudizio prioritario si esprime nel trattamento riservato ai più deboli, ai più fragili, ai più poveri».
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