La vicenda del mercantile PINAR che sopo avere
salvato 154 naufraghi è stato respinto dalle autorità maltesi, ed
adesso è bloccato dalle autorità italiane a sud di Lampedusa si collega
alla guerra per le piataforme petrolifere che è in corso nel canale di
Sicilia.
Sia Malta che la Libia mantengono nel canale di Sicilia una
vasta zona Sar ( soccorso e salvataggio), ancora ampliata dopo il
recente accordo, non certo per salvare i migranti, ma per estendere la
loro area ZEE (zona di esclusivo interesse economico) anche a scapito
di eventuali pretese italiane. Nel caso della Libia esistono però già
accordi di cooperazione attraverso l’ENI ed altre imprese per la
ricerca di idrocarburi.
La vicenda dei 153 migranti respinti da Malta,
come altre decine un mese fa, dopo il salvataggio da parte di un mezzo
della marina militare italiana, si inquadra in questa guerra, di cui
nessuno parla, per lo sfruttamento del petrolio nel Canale di Sicilia.
Altro che lotta all’immigrazione clandestina. Ridurre le aree di
salvataggio SARsignifica ridurre le occasioni di sfruttamento
economico, per questo ciascun paese tende ad estendere al massimo le
zone SAR, anche se poi non ha i mezzi, e la volontà, di andare a
salvare la gente che sta naufragando. E’ questo il caso della Libia e
di Malta.
D’altra parte Malta, per la limitata estensione non è certo
in grado di accogliere i trentamila migranti che lo scorso anno sono
transitati da Lampedusa. Ma l’Europa non vuole saperne di operare una
diversa distribuzione degli oneri tra i diversi paesi ( burden
sharing).
La responsabilità di quanto sta avvenendo in queste ore è
dunque anche del ministro Maroni e della sua decisione di bloccare a
Lampedusa tutti i migranti che vi arrivano, decisione che il ministro
ha dovutoi rivedere già a gennaio per quanto concerne i potenziali
richiedenti asilo, la maggior parte, peraltro, dei migranti che
giungono a Lampedusa.
Adesso la chiusura di Malta per ragioni
economiche e politiche, oltre che per la insostenibilità del sistema
Dublino, che scarica sui paesi di frontiera esterna tutti gli oneri
connessi all’accoglienza dei richiedenti asilo, e la ostinazione di
Maroni che persevera nell’errore di trasformare Lampedusa in un campo
di concentramento, stanno producendo il dramma dei naufraghi della nave
Pinar, dopo avere distrutto il sistema di accoglienza collaudato negli
anni psssati nell’isola di Lampedusa.
Vi invitiamo tutti alla
mobilitazione, alla vigilanza ed alla trasmissione delle informazioni,
per impedire che la strumentalizzazione di questa vicenda possa
produrre gli stessi disastrosi prodotti dal governo italiano nel 2004
con la gestione politico-giudiziaria del caso Cap Anamur, per il quale
è ancora pendente un processo davanti al Tribunale di Agrigento.
Occorre soprattutto fare emergere i grandi interessi economici che
stanno dietro queste vicende, interessi economici che convolgono
direttamente le caste di governo dei diversi paesi interessati, tanto
in Libia quanto a Malta ed in Italia. Come al solito sulla pelle dei
migranti