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Scuola – La ricerca del Miur. Gli studenti stranieri sono 600 mila.

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Poco più di un milione nel 1997 e tre milioni e mezzo dieci anni dopo: il dato quantitativamente
eloquente degli ultimi anni del processo migratorio nel nostro Paese proveniente da tutto il mondo
è racchiuso in quelle due cifre. Quei tre milioni e mezzo di individui di oggi sono ormai, ovunque,
tra gli italiani: nei luoghi di lavoro, nella vita sociale, nei ritrovi, nelle scuole, nei diversi momenti del
“nostro” vivere quotidiano.
Sono uomini e donne alla ricerca soprattutto di lavoro, che resta fondamentalmente la ragione che
li spinge a lasciare i Paesi di origine. E con la ricerca di occupazione cercano anche stabilità,
rappresentata da leggi certe, dall’abitazione, dalla tutela della salute, dai servizi che la nostra
società può offrire, dalla scuola per i loro figli, dalla sicurezza economica, dall’esigenza di
rafforzare le relazioni umane e di consolidare le relazioni affettive e familiari.
Gli stranieri intorno a noi sono uomini e donne con problemi identici ai nostri, con gli stessi sogni e
le stesse speranze, ma con una sola grande e pesante differenza che li rende diversi. Si trovano in
una terra lontana che sperano sia loro amica, cercano la parità e si rifugiano nelle certezze dei loro
gruppi, delle piccole comunità, delle loro identità culturali.

Ma, anche quando forse non lo dicono, vanno alla ricerca dell’integrazione con il nostro mondo, per
non sentirsi esclusi, per trovare una piena identità di persona.br>
Con loro, nei giovani nuclei familiari che si vanno faticosamente componendo, ci sono bambini e
ragazzi, a migliaia, che siedono sui banchi di scuola a fianco dei nostri ragazzi. Moltissimi di loro
sono nati in Italia, parlano la nostra lingua con gli stessi accenti idiomatici dei coetanei italiani, con
gli stessi interessi, le stesse passioni, le medesime abitudini di vita.br>
Per gli adulti e per chi è arrivato da poco tempo nel nostro Paese, l’integrazione è più difficile,
ostacolata anche dalla crisi economica che incombe su tutti.
L’integrazione è comunque il loro obiettivo finale, perché intuiscono che l’alternativa è l’esclusione,
è l’estraneità al nostro mondo con il quale cercano un rapporto che non annulli la loro identità.br>
Le loro diversità mettono in crisi le nostre certezze e le nostre sicurezze, generando anche a nostra
volta reazioni di difesa e di esclusione. Ma anche noi, per superare le nostre criticità e le nostre
diffidenze, abbiamo bisogno di integrazione, di accettazione, di accoglienza.br>
In questa sfida, difficile e avvincente, dell’integrazione reciproca e dell’accettazione, una sfida che
può diventare arricchimento di culture e di persone, la scuola gioca un ruolo fondamentale, unico,
insostituibile, perché la scuola è il luogo delle relazioni umane, della conoscenza delle diverse
culture, della scoperta degli altri, della crescita insieme, della convivenza.br>
La scuola è il luogo dove la speranza di un futuro diverso si fa concreta e possibile.br>
La scuola presentata in questa pubblicazione ha in sé tutti gli elementi per sostenere attivamente il
processo di integrazione. Conoscere i particolari aspetti del fenomeno migratorio ospitato
all’interno di questa scuola, per molti aspetti tanto diversa da quella di dieci o quindici anni fa, può
servire agli insegnanti e ai dirigenti scolastici per capirne meglio potenzialità e criticità, ed operare,
anche d’intesa con altri soggetti istituzionali, per la realizzazione di in una rete virtuosa di buone
pratiche d’integrazione.

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