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Transnazionalismo e cittadinanza

Identità e appartenenze molteplici dei migranti nelle nuove migrazioni internazionali

Pubblichaimo di seguito l’introduzione alla tesi redatta da Marco Senaccioli laureato in sociologia con indirizzo politico-istituzionale all’Università Sapienza di Roma

Il fenomeno migratorio suscita oggi un rinnovato interesse di studio alla luce delle massicci e continui flussi di persone provenienti dal sud del mondo. Le cronache riportano le violenze e le sofferenze di intere popolazioni che fuggono da situazioni di estrema povertà e disperazione dovute all’intensificarsi di scontri religiosi, etnici e culturali che nonostante gli sforzi della comunità internazionale e le numerose iniziative di pacificazione, sono sempre più acuti e devastanti, e si delinea in modo chiaro un processo migratorio come movimento demografico dovuto al divario economico e sociale tra Nord e Sud del mondo.
In ragione di questo, emergono domande rispetto alle possibili “convivenze” nei paesi di arrivo,di come la matrice culturale dei migranti sia compatibile con quella del paese ospitante e di come possa esserci integrazione in un contesto dove cresce lo spostamento globale di persone e capitali da una parte, e la difficoltà di gestire tale realtà all’interno delle Nazioni.
Risulta, a mio parere, molto chiaro che se pur ampiamente trattati, termini come multiculturalità e polietnicità intesa come possibile convivenza di “diversità” all’interno di un determinato territorio, si senta l’urgenza di insistere e dare nuova spinta propulsiva alla costruzione di una società multinazionale e polietnica andando al di là della «benigna noncuranza» (Kymlicka 1999) del pensiero liberale.
Questo a maggior ragione in un contesto in cui sembrano diffondersi nuovi sentimenti nazionalisti di chiusura e rifiuto degli stranieri che sfociano in episodi di violenza, in un momento della storia in cui i flussi migratori restano inevitabili e la crisi mondiale mette in ginocchio le più grandi potenze economiche.
Sullo sfondo c’è il processo di globalizzazione che da un lato restringe in un certo senso il pianeta grazie alle nuove tecnologie di comunicazione,e dall’altro comporta una vivace reazione ai timori di perdita delle culture con la proliferazione di movimenti etnico-nazionali presenti in Italia cosi come nel resto d’Europa.
È in questo clima di incertezza che ho maturato l’idea di un lavoro che possa offrire un quadro esemplare se pur non esaustivo, del concetto di transnazionalismo come nuova prospettiva di studio delle migrazioni internazionali. Tale concetto indica il coinvolgimento dei migranti in pratiche transnazionali più o meno istituzionalizzate che assumono carattere politico e che, mantenendo una consapevole appartenenza a due identità distinte, permette una analisi delle migrazioni che trascenda i confini nazionali.
Questo approccio mette in discussione il vecchio paradigma integrazionista, che valutava le connessioni transnazionali come transitorie e destinate a sparire nel processo di assimilazione, in cui le diverse origini di provenienza si sarebbero dovute fondere in un sentimento comune di appartenenza al paese di arrivo. Al contrario, assistiamo al rafforzamento e alla precisa volontà di rivendicare l’appartenenza a più culture da parte dei migranti, che ribaltano l’idea secondo la quale l’affermazione di pratiche e legami transnazionali implicano di per sé la mancata integrazione nella società ricevente, data la necessità di considerare le comunità di migranti come parte integrante del processo politico internazionale. La dimensione politica del transnazionalismo è, a mio parere, di particolare rilevanza se si constata come pochi e piccoli passi si siano fatti in materia di uguaglianza e di riconoscimento esteso a tutte le persone dei diritti civili, politici, sociali e culturali.
Nel primo capitolo tratto il tema delle migrazioni transnazionali, offrendo una ricostruzione del termine transazionalismo attraverso i maggiori contributi scientifici in merito, delineando l’idea di come sia «praticamente impossibile pensare al significato e alla pratica della cittadinanza senza confrontarsi col tema delle migrazioni internazionali» (L. Zanfrini 2008).
Emerge cosi una nuova figura di attore, il transmigrante, che nonostante rappresenti una minoranza rispetto all’intero movimento migratorio si distingue per le sue caratteristiche di cosmopolitismo grazie soprattutto all’evoluzione delle tecnologie di comunicazione nell’era della globalizzazione. Il secondo capitolo cerca di operare una riflessione sui concetti di cittadinanza e nazionalità nell’intenzione di superare le tradizionali concezioni di ”appartenenza” per arrivare a forme di cittadinanza transnazionale, e sulla ridefinizione della membership per arrivare ad immaginare una emergente società post-nazionale i cui effetti sarebbero, in termini radicali, quelli di un superamento dell’istituto della cittadinanza. In oltre esporrò come il transnazionalismo ridefinisca la nozione di luogo di appartenenza legata allo Stato-Nazione, mettendo in rilievo la capacità dei migranti non solo di mantenere la presenza simultanea in due o più Stati, ma di costruire relazioni stabili mediante un social network.
Nel terzo capitolo, partendo dalla definizione di multiculturalità, cerco di esporne, in primo luogo, la validità politica di strategia intesa a gestire la diversità culturale nelle società e, in secondo luogo, analizzo la richiesta di riconoscimento delle differenze culturali rispetto alla sfera pubblica degli stati. Poiché lo studio del rapporto tra migrazioni e cittadinanza non può prescindere dalla questione della convivenza di molteplici culture all’interno di uno stesso territorio.
Data la vastità del tema, cercherò di offrire una riflessione sociologica attraverso una ricostruzione dei numerosi studi e ricerche condotti a livello internazionale con l’intenzione di contribuire al dibattito in merito alla questione delle minoranze e al senso di appartenenza, considerando la difficoltà della società contemporanea di ripensare le proprie basi di coesione sociale ancora fondate sulla costruzione di confini che mantengono le distanze tra culture nonostante la chiara influenza che le migrazioni transnazionali esercitano su di essa al di la dei confini nazionali.

Marco Senaccioli
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