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da Peacereporter del 25 agosto 2011

Basilicata, una casa per gli stagionali

Nel comune di Lavello, il B/N Project, struttura di ospitalità destinata agli stagionali e ideata dallo studio 'Vortex A'

Nel comune di Lavello, il B/N Project, struttura di ospitalità destinata agli stagionali e ideata dallo studio ‘Vortex A’

Si chiama Nir, come ‘nero’, o ‘nido’ in molti dialetti meridionali. Nir è un acronimo che designa il primo ‘riparo notturno assistito’, una struttura architettonica progettata per zone di emergenza umanitaria nella terra dei migranti.

L’idea è dello studio di architettura ‘Vortex A’. Il ‘B/N Project’, è – si legge dal sito del progetto “un’unità tecnologica minima, un sistema architettonico replicabile e fluido destinato a zone di emergenza umanitaria. Un progetto immaginato per dare una risposta realistica al problema del nomadismo transnazionale contemporaneo nelle province agricole del sud Italia, che descrive l’incontro possibile tra le culture stanziali e quelle in transito”. B/N Project, al contempo, rappresenta le iniziali delle parti architettoniche che lo definiscono: “B” è la BASE, logistica, dei servizi; “N” è il NIR’, ovvero il primo riparo notturno assistito

Il sito pilota prescelto, per questa sperimentazione eseguita in collaborazione con l’Osservatorio Migranti Basilicata, è Villaggio Gaudiano, una piccola frazione lucana di circa quaranta abitanti nel comune di Lavello (PZ). Nelle vicinanze di Villaggio Gaudiano si concentrano ogni fine estate fino a tremila braccianti stagionali provenienti dall’Africa nord-occidentale e dalla Bulgaria e Moldavia. Questi sono di frequente già residenti in Italia. A volte anche non regolarizzati, arrivano ad agosto dalle città del Nord appena spopolate per lavorare nelle campagne meridionali fino a metà ottobre. Nelle pianure assolate che raggiungono, tra la Puglia e la Basilicata, già segnate da antiche lotte contadine negli anni Cinquanta (sfociate nella promulgazione della Riforma Agraria), sono inesistenti le strutture di accoglienza destinate ad assorbire i loro bisogni primari. La popolazione locale rurale è spesso poco tollerante o perfino ostile. Appena individua bivacchi, mura gli accessi alle vecchie case costruite dalla Riforma, che ora sono fatiscenti e abbandonate. Nel 2011 è iniziata una vera e propria opera di abbattimento di queste case coloniche da parte degli enti territoriali che in tal modo costrigerebbero tali gruppi di immigrati a trovare riparo del nuovo Campo-tendopoli CIE di Palazzo s. Gervasio. Lo stesso Villaggio Gaudiano, come molti altri circostanti, è stato fondato dalla Riforma. A volte la guerra tra poveri scatena gli uni contro gli altri. Di notte questi extracomunitari, poco più che ragazzi, vengono svegliati da fucilate intimidatorie per farli allontanare dai loro fortunosi ripari. Finiscono così per vivere in condizioni disumane, all’aperto, o in grotte e capanne poste in luoghi ancora più isolati per rendersi invisibili. La Caritas locale a stento riesce a controllare il loro stato di salute. Per qualche anno sono stati accolti in un un capannone industriale, chiuso per sovraffollamento e disordini ma ora riaperto dal governo nazionale e trasformato in CIE temporaneo per accogliere la nuova ondata di migranti del 2011 fuggiti a causa delle guerre civili e dei disordini in Nord Africa, alla periferia del piccolo e generoso comune lucano di Palazzo San Gervasio (PZ).

Villaggio Gaudiano raggiunge temperature medie molto alte a luglio-agosto (31 gradi). La tecnologia fotovoltaica a queste latitudini recupera con efficacia energia elettrica per alimentare la BASE (Blocco Autosufficiente di Stazionamento di Emergenza), la parte fissa della struttura ospitante i servizi. Gli annessi NIR’ (Nuclei Instantanei di Raccolta), sono costruzioni in legno dove dormono i migranti. I NIR’ possono essere spostati su autoarticolati come comuni container per seguire i flussi migratori dei braccianti nelle regioni del Sud. Poi, a fine stagione, vengono definitivamente delocalizzati da tutte le BASI e depositati. La BASE comprende un piano seminterrato, ma ben illuminato (per sfruttare il raffrescamento passivo), dove si trova un ampio locale di svago e di ristorazione. Fuori terra, la BASE, continua con un edificio (avente servizi igienici e uffici) e da una grande struttura metallica. Quest’ultima sostiene il sistema fotovoltaico più una tensostruttura che raccoglie le acque meteoriche e ripara il piazzale dove sono posizionati i NIR’. Nei periodi non estivi la BASE può essere utilizzata dai Comuni che la ospitano per altri scopi, come ad esempio servire per mercatini rionali, sagre estive, manifestazioni culturali, spettacoli o cinema all’aperto. Ogni B/N Project può accogliere fino a 128 lavoratori occupando soltanto 2000 metri quadri. Se in futuro il B/N Project dovrà essere dismesso, le opere in acciaio possono essere smontate e riutilizzate in qualsiasi momento. Le strutture, emergenti e interrate, possono essere riadattate per attività pubbliche o private: negozi, piscine, autorimesse, serbatoi d’irrigazione. L’obiettivo del B/N Project è di preservare la pacificazione multiculturale mediante una realistica ripartizione costi-benefici sia sociali che economici: gli abitanti dei villaggi ricevono in cambio della disponibilità ad ospitare i B/N Projects, o perfino a gestirli, un “ritorno” in termini di servizi collettivi e di occupazione. Smontando i NIR’, dopo la stagione di raccolta del pomodoro, si contribuisce ad evitare che le tensioni sociali tra immigrati e i pochi abitanti locali si incrementino.

di Luca Galassi