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Rapporto OCSE 2012 “International Migration Outlook”

Luci e ombre nel rapporto annuale dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE)

Il rapporto “International Migration Outlook 2012 – Prospettive sulle migrazioni internazionali”, predisposto dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) vuole aggiornare i dati relativi ai flussi migratori nei Paesi sviluppati dell’area OCSE. Una parte è dedicata espressamente all’Italia.

La persistente crisi economica rischia di inficiare la lettura complessiva dei fenomeni migratori, stante l’impossibilità, a livello statistico, di avere dati precisi che registrino le zone grigie del lavoro sommerso, a cui nemmeno i recenti provvedimenti del governo italiano di emersione dal lavoro nero (facendo il confronto tra accessi potenziali e richieste reali di regolarizzazione) riescono a dare stimolo.

Alcuni dati del Rapporto OCSE sono sicuramente significativi. Basti pensare che circa il 60% dei cittadini stranieri presenti sul nostro territorio è composto da “lungosoggiornanti”, con quasi 100.000 richieste di ricongiungimento familiare l’anno. In Italia sono 4,57 milioni gli stranieri residenti al gennaio 2011, 335mila in piu’ rispetto all’anno precedente (+7,9%), portando la quota di cittadini stranieri sul totale dei residenti (italiani e stranieri) al 7,5% dal 7% registrato nel 2011. Il rapporto stima anche il flusso di 60.300 migranti “irregolari”i tra gennaio e agosto 2011.

Da registrare la progressiva adozione di politiche restrittive dei paesi membri per quanto riguarda le dinamiche migratorie.

La situazione economica

Nei paesi membri, la crisi ha colpito più duramente gli stranieri, con un aumento della disoccupazione del 4% rispetto alla media del 2,5% degli autoctoni.

Positivo invece il dato che vede, per l’Italia, la collocazione di forza lavoro straniera in settori emergenti dell’economia (tre su cinque), più di ogni altro paese dell’area OCSE. Nell’ultimo decennio, i lavoratori migranti hanno rappresentato il 28% dell’aumento della forza lavoro in Italia.

Preoccupa invece il dato della situazione lavorativa dei giovani immigrati, dovuta anche ad una più bassa qualificazione rispetto ai coetanei. Come si evince dal rapporto, il tasso di NEET (not in education, employment or training), ossia di giovani immigrati che non hanno un lavoro, né studiano né sono in formazione, è del 30%, circa il 50% superiore al tasso tra gli autoctoni, e al di sopra del livello nella maggior parte dei paesi dell’Ocse, tranne la Spagna e la Grecia.

Da sottolineare il fatto che, in gran parte dei paesi presi in esame, un numero crescente di donne immigrate ha iniziato a lavorare per compensare la perdita di lavoro e conseguentemente di reddito degli uomini immigrati.

– Scarica la sintesi in italiano del Rapporto OCSE

Rapporto OCSE 2012 “International Migration Outlook” (sintesi in italiano)