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Niger – Manifestazioni a Niamey contro la presenza dell’esercito francese e delle missioni militari straniere

Alarme Phone Sahara, 18 gennaio 2020

Protesta di fronte alla massiccia repressione della polizia

Venerdì 17 gennaio 2020 i manifestanti sono scesi nelle strade di Niamey, capitale del Niger, per protestare contro la presenza dell’esercito francese e delle missioni militari straniere, come l’Operazione Barkhane. Allo stesso tempo, i manifestanti si sono dimostrati solidali con i membri delle forze armate del Niger le quali, di fronte all’aggravamento di una crisi di sicurezza, rischiano sempre più di essere massacrate da gruppi armati.

Secondo quanto riferito da un membro di Alarme Phone Sahara sul posto, la mobilitazione dei cittadini ha subito una massiccia repressione da parte della polizia, la connessione a Internet è stata interrotta per impedire la comunicazione e il luogo di ritrovo è stato bloccato, costringendo i manifestanti a disperdersi.

Il membro di Alarme Phone Sahara sul posto ha descritto la situazione come segue:

“(…) Di fronte a manifestanti pacifici, disarmati, il governo ha schierato un vero contingente di forze antisommossa, bloccando ermeticamente l’accesso al luogo di riunione. Questo a prova di quanto sia allergico a qualsiasi iniziativa dei cittadini a sostegno dell’esercito e di denuncia alla presenza di forze straniere, in particolare Barkhane.

L’incontro previsto in questo posto non ha potuto svolgersi, ma il mondo intero è stato testimone della nostra volontà di far sentire una campana diversa rispetto a quella delle autorità impiegate per gli interessi dell’imperialismo. I miei complimenti e grazie a tutti coloro che si sono radunati intorno alla piazza e sono rimasti stoici e pacifici di fronte allo schieramento di polizia.»

Secondo il membro di Alarme Phone Sahara, il peggioramento della crisi di sicurezza in Niger costituisce un pretesto per il potere al comando teso a rafforzare la repressione e a limitare la libertà della popolazione:

In ogni caso, schierando massicciamente le forze di polizia, il governo ha dimostrato al mondo come la crisi di sicurezza in corso sia strumentalizzata per la limitazione degli spazi civili e la rivalutazione delle conquiste democratiche. Più la situazione di sicurezza si deteriora nel paese, più lo spazio per la libertà si restringe; più i gruppi armati colpiscono il paese, più il governo sente il dovere di indebolire il quadro democratico, contribuendo così al raggiungimento di uno degli obiettivi di questi gruppi, vale a dire la fine di ciò che resta della nostra democrazia.»

L’attivista continua esprimendo la propria determinazione a continuare la lotta:
Non ci arrenderemo e combatteremo con tutti i mezzi legali per impedire la ricolonizzazione del nostro paese, che è la principale questione di quanto c’è in ballo da quasi cinque (5) anni. La lotta continua !!!!