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Photo credit: Antonio Sempere
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La Open Arms sbarca 28 persone salvate nel Mediterraneo nel porto di Augusta

Grazie al fotoreporter Antonio Sempere abbiamo seguito la missione 89 di Open Arms nel Mediterraneo centrale

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Augusta – La Open Arms ha eseguito lo sbarco, nella mattina di sabato, di 28 persone migranti, tutti uomini, soccorsi nelle acque del Mediterraneo una settimana fa. La nave si è messa in moto verso le coste della Sicilia dopo essere rimasta in zona SAR libica per dieci giorni, impegnata in attività di monitoraggio e soccorso.

Dopo alcuni giorni di attesa, la autorità italiane hanno assegnato il porto di Augusta per lo sbarco. Alla fine le persone soccorse hanno toccato suolo europeo dopo un doloroso periplo in Libia, dove le persone che aspettano di migrare verso l’Europa ricevono un trattamento inumano da parte dei trafficanti di esseri umani, che fanno quello che vogliono nel paese nordafricano, assoggettato a un conflitto interminabile. Le mafie approfittano della situazione d’instabilità che vive la regione per accrescere, insieme alle milizie, i benefici derivanti dal traffico illecito di persone.

All’arrivo erano presenti le autorità sanitarie per l’applicazione del protocollo sanitario che il Governo impone alle navi che attraccano ai porti italiani. Sul molo aspettava un’equipe sanitaria per effettuare i test antigenici alle persone appena arrivate ed escludere casi di Covid-19. I 28 giovani erano già stati testati dall’equipe medica a bordo della Open Arms, con esito negativo durante tutta la traversata. Poi sono stati accompagnati dai Carabinieri sulla nave adibita alla quarantena per almeno una settimana, prima del trasferimento ai centri di accoglienza. L’equipaggio della Open Arms li ha salutati con applausi dalla coperta della nave e loro hanno risposto emozionati gridando «Thanks so much and God bless you» (“Grazie e che Dio vi benedica”).
Erano presenti due membri di Save The Children per supervisionare la consegna dei minori alle autorità italiane.

Salvataggio “in extremis”

Photo credit: Antonio Sempere

Il salvataggio è stato realizzato dalla Open Arms la mattina di sabato 5 marzo. Le 28 persone erano salite a bordo di un’imbarcazione dalle coste della Libia il giorno prima e navigavano alla deriva con il carburante agli sgoccioli e con la l’imbarcazione che aveva iniziato ad imbarcare acqua e si trovava in pericolo, quando è stata avvistata dall’equipaggio della Open Arms che stava realizzando attività di monitoraggio e soccorso nel Mediterraneo Centrale, di fronte alle coste della Libia. Le equipe di soccorso sono partite alla ricerca dell’imbarcazione trovando 28 persone che chiedevano aiuto. Secondo il racconto di Mustafá, un ragazzo siriano partito dal suo paese a causa delle conseguenze della guerra, «I trafficanti ci hanno detto che sulla barca avremmo trovato abbastanza acqua e cibo, oltre al combustibile per arrivare in Europa. Quando siamo saliti a bordo, non c’era cibo, c’erano solo poche bottiglie di acqua, quando ci hanno soccorsi erano già finite. Quelle persone sono dei criminali». Uno dei minori, che non ha ancora compiuto i quindici anni, ci ha mostrato le ferite causate dalle bruciature di sigarette spente sul suo corpo.

Il ragazzo racconta con orrore che «i libici ci picchiavano tutte le notti quando si ubriacavano».

Queste sono le storie che questi ragazzi portano con sé e che gli sarà difficile metabolizzare, senza che rimanga traccia delle vessazioni e torture che hanno subito e che purtroppo continuano a patire le persone migranti in Libia.

Nei giorni in cui la nave umanitaria è rimasta nella zona ha assistito a diversi episodi di intercettazione, da parte delle motovedette della guardia costiera libica, di imbarcazioni dirette verso l’Europa, a dimostrazione del fatto che la Libia collabora nelle attività di soccorso di migranti nelle acque prossime alle sue coste. Tutto questo a seguito dei finanziamenti e del materiale che la UE ha inviato al governo libico per modernizzare gli strumenti di controllo nella sua zona costiera.

A seguito dello sbarco, la Open Arms farà ritorno a Barcellona dove potrà dirsi conclusa la missione 89.

La traduzione dell’articolo di Antonio Sempere è stata curata da Alessandra Pelliccia.