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L’inchiesta di BVMN: isolotti, misure provvisorie ed erosione dello Stato di diritto in Grecia

La coalizione: «Chiediamo che la Grecia sia chiamata a risponderne»

Il primo luglio Border Violence Monitoring Network (BVMN), una coalizione di oltre 14 organizzazioni fondata nel 2016 e di cui su Melting Pot trovate tradotti integralmente numerosi rapporti (clicca qui), ha pubblicato una nuova inchiesta sull’uso degli isolotti del fiume Evros, al confine tra Turchia e Grecia, nei respingimenti illegali, sull’inosservanza delle misure provvisorie da parte dello Stato greco e sulla dinamica di criminalizzazione contro i difensori dei diritti umani attraverso campagne diffamatorie.

Questo rapporto – scrive nell’introduzione BVMN – documenta il recente aumento del ricorso alle misure di cui all’articolo 39 sulla penisola greca, al fine di garantire l’accesso alla protezione internazionale. In particolare, illustra e analizza tre casi di studio in cui gruppi di migranti sono rimasti bloccati su isolotti nel fiume Evros nei mesi di maggio e giugno 2022 e hanno inviato chiamate di soccorso ad attori statali e della società civile in tutta la Grecia, manifestando la loro volontà di chiedere asilo. In tutti e tre i casi, le organizzazioni della società civile, tra cui il Consiglio greco per i rifugiati, HumanRights360, Alarm Phone e la Rule 39 Initiative, hanno presentato richieste di misure provvisorie per conto dei migranti e la Corte europea dei diritti dell’uomo ha emesso una decisione ai sensi dell’articolo 39, vincolando legalmente lo Stato greco a fornire un accesso temporaneo alla Grecia e condizioni materiali di accoglienza. Nonostante le sentenze della Corte e l’ampia documentazione dei casi resa pubblica sulle piattaforme social e sui giornali, tutti e tre i gruppi di migranti sono stati respinti in Turchia dopo diversi giorni di permanenza sugli isolotti senza cibo, acqua o cure mediche“.

Per contestualizzare questi eventi, il rapporto introduce brevemente la storia degli isolotti di Evros nel contesto dei respingimenti, della mancanza di accesso all’asilo nella penisola greca e delle misure provvisorie della Corte europea dei diritti dell’uomo. In seguito, vengono discusse le reazioni in corso e le conseguenze delle violazioni delle sentenze della Corte da parte dello Stato greco, incluse quelle del Relatore speciale delle Nazioni Unite sui difensori dei diritti umani, dei membri del Parlamento europeo, della commissione LIBE, del Ministero greco della Migrazione e dell’Asilo e di altri attori in Grecia.

Il rapporto osserva inoltre la preoccupante tendenza alla criminalizzazione delle organizzazioni della società civile e l’uso di campagne diffamatorie per impedire ai difensori dei diritti dei migranti di operare.

Nel contesto dei casi documentati e della recente indagine di Lighthouse Reports, chiediamo che la Grecia sia chiamata a risponderne e che tutti i sostegni operativi e finanziari siano sospesi fino al ripristino dello stato di diritto“, conclude Border Violence Monitoring Network.