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Un minore rohingya denuncia le violenze subite lungo la rotta balcanica

La denuncia supportata da ECCHR e da Blindspots

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Un bambino rifugiato ha denunciato presso il Comitato delle Nazioni Unite per i diritti dell’infanzia le violenze subite lungo i Balcani nella lunga traversata verso il Nord Europa. In particolare, si riportano “ripetute percosse” da parte degli ufficiali di frontiera croati, confisca di scarpe e di affetti personali poi bruciati, e di un respingimento a catena dalla Slovenia alla Croazia e dalla Croazia alla Bosnia-Erzegovina. Lo ha comunicato il 6 luglio scorso1 l’European Center for Constitutional and Human Rights (ECCHR), un’organizzazione legale ed educativa indipendente che attraverso interventi di advocacy si occupa di rivendicare diritti civili e umani in Europa e nel mondo in contesti di tortura, crimini di guerra, violenza sessuale o di genere, sfruttamento aziendale e confini fortificati. Il caso è stato denunciato da ECCHR e da Blindspots, un’organizzazione senza scopo di lucro attiva in Bosnia-Erzegovina con operazioni di supporto concreto e raccolta di donazioni per i migranti in transito lungo la rotta balcanica, e fa parte del progetto Advancing Child Rights Strategic Litigation (ACRiSL).

Il minore al centro di questo nuovo caso di violenza, U.F., è un rifugiato appartenente ai Rohingya, un gruppo di fede musulmana che risiede principalmente in Myanmar, al confine con il Bangladesh, da anni appartenenti agli strati più poveri della popolazione.

A soli 8 anni, U.F. era stato costretto a lasciato il suo villaggio a causa di un attacco militare; ha trascorso più di un anno in Bosnia tra il 2020 e il 2021, nei campi non ufficiali, nelle jungle e senza assistenza medica e legale; la sua storia è del tutto simile a quella di molti altri rifugiati che hanno imboccato la rotta balcanica assentendo così a tutte le forme di violenza perpetuate su questi confini, spettri ormai cristallizzati, ampiamente documentati da ONG, associazioni umanitarie e giornalisti, e di cui si riportano pagine e pagine di testimonianze ogni anno2.

La novità di questa denuncia sta nella giovanissima età del ragazzo, nella puntualità dei suoi racconti (corroborati da numerose prove digitali), nell’analisi che ha offerto degli schemi tipici di respingimento che ha visto attuarsi su questi confini, ma soprattutto nella sua scelta di presentare una denuncia. Occorre infatti considerare quante barriere culturali e valoriali i migranti devono abbattere per comprendere appieno non soltanto le procedure e le prassi europee – a partire dalla delicatissima fase dell’identificazione –, ma anche il senso stesso di “avere dei diritti”, ossia di comprendere che ci sono cose a cui possono o non possono accedere in quanto esseri umani, che possono rivendicare, a cui possono opporsi, a cui possono aspirare; questo profondo gap, non solo di potere, ma anche di conoscenze, tra paesi ospitanti e migranti, dà quotidianamente adito a procedure illegali, ad esempio la richiesta (e il conseguente rilascio) di dati personali senza alcun consenso informato o rispetto della normativa GDPR. Con la sua denuncia presso il Comitato delle Nazioni Unite per i diritti dell’infanzia, U.F. travalica tutte le barriere e le asimmetrie di potere, sfidando in maniera diretta la violenza croata e slovena.

Oltretutto, la giovane età, il fatto di essere un “minore non accompagnato” e un potenziale rifugiato non fa che ampliare la portata e il valore di questa denuncia: secondo il diritto nazionale di Slovenia e Croazia, europeo e internazionale, i minori stranieri non accompagnati costituiscono una categoria vulnerabile, e il principio del superiore interesse del minore, stabilito nella Convenzione sui diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza (CRC), in contesto migratorio si traduce nel divieto assoluto di respingimento e nell’accoglienza incondizionata 3.

  1. https://www.ecchr.eu/en/case/pushbacks-un-child-rights-croatia-slovenia/
  2. Una raccolta di testimonianza è il libro nero dei pushback realizzato da Border Violence Monitoring Network: https://www.borderviolence.eu/launch-event-the-black-book-of-pushbacks/
  3. https://www.cespi.it/sites/default/files/osservatori/allegati/approf._4_-_uams_in_the_eu_0.pdf

Rossella Marvulli

Ho conseguito un master in comunicazione della scienza. Sono stata a lungo attivista e operatrice nelle realtà migratorie triestine. Su Melting Pot scrivo soprattutto di tecnologie biometriche di controllo delle migrazioni sui confini europei.